2019-03-29

2019-03-29 09:13 am

Empress: «May I have a seat?»

QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
Prompt: Arcani maggiori (Imperatrice)

Raccolta: The Arcana is the means by which all is revealed
Arcana: III – Empress
Fandom: Persona 3, Persona 4, Persona 5
Personaggi: Mitsuru Kirijo, Margaret, Haru Okumura





Mitsuru non si era sentita mai così minacciata prima di allora. 
Seduta al suo solito tavolo di uno dei locali più importanti di Tokyo, la ragazza non riusciva a distogliere lo sguardo dall'elegante donna che aveva occupato il posto libero davanti al suo, senza neanche chiederle il permesso.
Anche se non lo ammetteva mai, Mitsuru era da sempre stata ben conscia della sua posizione all’interno della società. 
Faceva finta di niente quando Akihiko o gli altri la elogiavano, dandole l’appello di imperatrice della S.E.E.S., ma, in realtà, lei concordava pienamente con loro. 
Ogni volta che si guardava allo specchio, lo sguardo che vedeva riflesso non era quello di una ragazza qualcuna; ma quello di una vera dominatrice. 
Tutto, dalle sue movenze al suo tono di voce, era modulato per farle ricoprire a pieno quel ruolo. 
Era quello ciò che pensava chiunque la vedesse, senza alcuna eccezione. 
Eppure, con suo grande stupore, Mitsuru aveva adesso davanti quella che doveva essere la sua peggiore nemesi. 
La donna che si era seduta di fronte a lei indossava un abito blu, che, grazie alle due spaccature laterali, le metteva in risalto le lunghe gambe, coperte solo da una sottile calza nera.
Il suo seno era prosperoso e, da qualsiasi lato la si guardasse, la sua vita era fine e snella, così come metteva in mostra la spessa cintura che la cingeva.
E per non parlare del suo volto.
Non era certo stato un caso se chiunque si fosse voltato verso di lei quando la donna aveva messo piede in quel luogo.
Il suo viso pallido mostrava un'espressione calma ma allo stesso terribilmente seducente, accentuata dal sorriso in cui le sue labbra rosse erano piegate.
Ma la cosa che più dava fastidio a Mitsuru, erano i capelli e gli occhi di quella donna.
Entrambi infatti erano di un colore così insolito da riuscire a distogliere l'attenzione dei presenti dalla sua capigliatura cremisi che sempre era stata la sua caratteristica.
La donna aveva infatti i capelli così lucenti da sembrare d'argento, mentre i suoi occhi erano dorati e caratterizzati da uno sguardo così fermo e immobile da mettere in soggezione chiunque lo incontrasse.
Mitsuru strinse con forza i pugni.
Non poteva perdere così.
Era lei la vera Imperatrice lì dentro.
Non poteva permettere ad una sconosciuta di rubarle così tanto l'attenzione.
«Scusa, vuoi qualcosa? Mi stai osservando da un po'.»
La ragazza dai capelli rossi si riscosse, quando la donna le rivolse un sorrisetto enigmatico, dopo averle posto quella domanda con una voce così calma da farla rabbrividire.
«No, niente.– rispose immediatamente la ragazza, mostrandosi tranquilla come al suo solito –Stavo solo osservando i suoi capelli, li trovo veramente affascinanti.»
Quella mossa funzionava sempre.
Mitsuru era fin troppo consapevole di ciò.
Fare complimenti al nemico era il primo passo per vincere la partita.
«Grazie, anche i tuoi sono molto carini.» rispose l'altra, tornando a bere il tè di fronte a lei, senza battere ciglio.
...
Non solo le dava del "tu" e le parlava come se fosse una ragazzina qualunque, adesso aveva anche il coraggio di definire i suoi capelli "carini"?!
Quella era davvero una dichiarazione di guerra.
Mitsuru accavallò le gambe, mostrando lo sguardo più seducente e dominante che avesse.
L'altra sorrise, divertita, continuando a osservarla; ma la ragazza non si mosse.
Non importava chi si credesse di essere quella donna.
Chiunque fosse, niente e nessuno poteva competere con lei, Mitsuru Kirijo.
Nessuno poteva rubarle il suo ruolo.
E ora lo avrebbe dimostrato–
«Scusate, posso sedermi?»
Una voce dolce arrivò dalla sua sinistra e Mitsuru e la donna si voltarono verso la nuova arrivata.
Chi poteva osare interrompere quella faida che si era appena creata?
Chi poteva avere anche solo il coraggio di volersi sedere al loro tavolo?
Ma, quando i calmi occhi color nocciola e il dolce sorriso di Haru Okumura entrarono nel suo campo visivo, la ragazza sentì come una scarica elettrica attraversarla.
Come se fosse in uno stato di tranche, annuì leggermente e, mentre lei si sedeva con eleganza alla sua sinistra, Mitsuru non fu sorpresa di vedere che anche il corpo di quella che, fino a pochi secondi prima, era la sua più terribile rivale fu scosso da un forte brivido.
2019-03-29 11:02 pm

Operazione cioccolato bianco

QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
Prompt: Arcani maggiori (Ruota -> Naoto Shirogane)
Fandom: Persona 4
Personaggi/Coppia: Naoto/Kanji



13 Febbraio 2011,
ore 16:42
 
Non appena aprì la porta di casa, Naoto posò a terra le due pesanti borse della spesa, ripercorrendo nella sua testa la lista degli ingredienti che aveva comprato.
Non che non lo avesse già fatto.
Era almeno la terza volta che si ripeteva il nome di tutto ciò che aveva comprato, per stare attenta a non aver dimenticato niente.
Era agitata. Era terribilmente agitata.
Dopo aver ripetuto il nome dell’ultimo ingrediente necessario e aver appeso il cappotto al suo solito posto, la ragazza si spostò in cucina, portando con sé le due pesanti buste di plastica.
Ora veniva una delle parti più difficili: scegliere cosa cucinare per l'indomani.
Perché sì, nonostante fossero ormai settimane che Naoto pensava a quell'evento, non aveva ancora idea di cosa preparare.
La detective prese il piccolo quadernino nero che teneva nascosto in uno dei cassetti della sua credenza e in cui aveva appuntato tutto ciò che l'avrebbe potuta aiutare nell’impossibile missione che l'attendeva.
Fece scorrere il dito sui vari segnalibri che aveva inserito ai lati, cercando quello giusto.
Quando lo trovò, aprì il quadernino, iniziando immediatamente a leggerlo, anche se, in realtà, conosceva praticamente a memoria tutto ciò che vi era scritto.
 
1. a Kanji piacciono le cose dolci.
 
Quella non era stata assolutamente una sorpresa per Naoto.
Era una delle poche informazioni che aveva ottenuto molto facilmente, osservando il ragazzo in tutto il tempo che avevano passato insieme al resto del team.
Ogni volta che lui prendeva qualcosa da mangiare al Junes o alle macchinette della scuola, era sempre un qualcosa di estremamente dolce, anche troppo per i gusti della detective.
 
2. i gusti preferiti di Kanji sono il cocco e le fragole.
 
Anche quell'informazione l'aveva ottenuta nello stesso modo.
Naoto aveva osservato con particolare attenzione i nomi delle merendine che aveva visto in mano al ragazzo, le aveva comprate per assaggiarle e capirne il sapore e aveva pure svolto varie ricerche online (che si trovavano poco più avanti in quel quaderno).
E, come si poteva dedurre dall'istogramma che ne era venuto fuori, quei due erano i gusti preferiti del ragazzo, su questo non c'erano minimamente dubbi.
 
3. a Kanji piacciono le cose carine.
 
Questa era una cosa risaputa da tutto il team, ma le era stata utile per decidere anche gli stampi da scegliere per il cioccolato o per i biscotti che avrebbe voluto preparare, così come per la forma da dare al pacchetto regalo.
4. il cioccolato preferito di Kanji è quello bianco.
 
Per ottenere questa di informazione, la ragazza si era esposta a diversi rischi, arrivando a chiederglielo di persona.
Per essere sicura che comunque il ragazzo non sospettasse niente gliel'aveva domandato svariate settimane prima, inserendo la domanda in un discorso molto più generale, così che lui non potesse ricollegarlo a San Valentino.
5. il suo colore preferito è il blu (nota: usare questo colore per il pacchetto / per il nastro del sacchetto).
 
Infine, quella era stata l'informazione che Naoto aveva ritenuto la più strana di tutte.
Dalle premesse che gli altri punti le avevano dato, unite alle sue indagini, la ragazza era convinta quasi al cento per cento che il colore preferito del ragazzo fosse il rosa e non il blu.
Ma, da quanto aveva appreso qualche giorno prima, non era assolutamente così.
Anzi, Kanji aveva ammesso che il suo colore preferito da circa un anno era diventato quello.
Ci doveva essere anche dell’altro perché Rise, che era lì con loro, aveva sussurrato qualcosa che aveva fatto avvampare il ragazzo e che, sfortunatamente, la detective non era riuscita a captare.
Ma non importava. Quelle erano informazioni più che sufficienti.
Dopo aver dato un'ultima occhiata a quei diversi punti, la ragazza passò alle ricette, (ognuna allegata da una relativa immagine trovata su internet) osservando i diversi colori con cui le aveva contrassegnate e che stavano a indicare informazioni come: i tempi di preparazione e cottura, la possibilità che quella particolare ricetta potesse soddisfare appieno i gusti del ragazzo, quanto quel dolce fosse carino da vedere e, infine, la difficoltà della preparazione.
Sapeva bene che poco più avanti, esattamente alla pagina contrassegnata dal segnalibro di colore giallo, si trovavano anche diverse classifiche in cui aveva catalogato le ricette proprio in base a quelle informazioni, ma prima preferiva scorrere velocemente tutte quelle diverse varianti di dolci alla base di cioccolato bianco che aveva raccolto in quelle settimane di ricerche.
Naoto lanciò un'occhiata veloce all'orologio sulla parete, rabbrividendo quando notò che erano già passate le cinque e mezza del pomeriggio.
Doveva sbrigarsi a scegliere, o rischiava davvero di non farcela.
Dopo aver ripensato alla quantità di ingredienti comprati e aver dato un occhio alle classifiche, la ragazza optò per preparare sia i biscotti al cocco e cioccolato bianco che si trovavano al primo posto della classifica di gradimento, sia la mousse alle fragole e cioccolato bianco, così da essere sicura di utilizzare entrambi gli ingredienti preferiti del ragazzo.
Avrebbe anche provato a fare del cioccolato bianco fatto in casa così da poter anche confezionare dei cioccolatini.
Infine, così per essere sicuri di avere qualcosa che al ragazzo poteva sicuramente piacere, avrebbe anche sciolto il cioccolato e ci avrebbe intinto le fragole, condendole poi con il cocco; nulla di poi così complicato, ma poteva essere qualcosa di carino da mettere insieme al resto.
Decisasi, Naoto poggiò il quadernino aperto sul tavolo e iniziò a togliere gli ingredienti di cui aveva bisogno dalle buste della spesa.
Ce l'avrebbe fatta.
Sarebbe riuscita a preparare i migliori dolci di San Valentino che fossero mai stati creati e avrebbe finalmente avuto il coraggio di dichiarare i suoi sentimenti a Kanji.
L'operazione poteva avere inizio.
 
 
13 Febbraio 2011,
ore 19:57
 
«Yu-senpai, ho bisogno di aiuto.»
Naoto era seduta sul pavimento della sua cucina, la schiena poggiata contro il muro e il telefono cellulare all'orecchio sinistro.
«Naoto? Cosa è successo?»
La ragazza lanciò uno sguardo alle condizioni in cui la stanza si trovava in quel momento.
Il cioccolato che aveva tentato di preparare era rimasto terribilmente liquido, così tanto che quando aveva tentato di mettere gli stampi dei cioccolatini in frigo era fuoriuscito tutto non appena si era piegata un po’, sporcando completamente la camicia che stava indossando e bagnando il pavimento.
I biscotti che aveva cucinato, che dovevano essere morbidi e di un colore chiarissimo secondo la ricetta e la foto allegata, erano duri come il marmo e di un colore tutt’altro che invitante. Il cioccolato bianco al loro interno si era anche fuso ed era fuoriuscito, impregnando completamente la teglia che aveva utilizzato per cucinarli.
Quando aveva tentato di pulirla, la ragazza non aveva pensato al fatto che potesse essere ancora terribilmente calda e si era anche bruciata una mano, e, mentre stava applicando una pomata sulla bruciatura, la cioccolata si era raffreddata, attaccandosi completamente alla teglia.
Per non parlare poi della povera mousse.
Quella sì che aveva fatto una brutta fine.
Il sapore non era neanche male a dire la verità... almeno questo prima di aver aggiunto la colla di pesce. Doveva averne messa troppa perché era diventata così dura da non riuscire neanche a mandarla giù.
L’unica cosa che si era salvata del piano originale erano le fragole, ma solo perché ancora non le aveva neanche toccate.
«Ho bisogno di aiuto per domani, per favore, vieni.»
Yu non rispose immediatamente, anzi rimase in silenzio per un po’, mentre analizzava le parole della sua amica.
«Yu-senpai?»
«Di che stai parlando?» le chiese, confuso.
Anche se Naoto non aveva niente su cui riflettersi in quel momento, sapeva di avere le guance in fiamme.
«P-Per San Valentino.» sussurrò, portando immediatamente una mano alla sua testa per abbassare la visiera del suo cappello e fermandosi quando si rese conto che non lo stava indossando.
Silenzio.
«Naoto mi cogli alla sprovvista, non pensavo volessi dichiararti a qualcuno.»
«Yu-senpai ora non è il momento! Ho bisogno di aiuto!» esclamò lei, stringendo con più forza il cellulare nella mano sinistra.
«Chi è?»
«Senpai!»
Una risata arrivò dall’altro capo del telefono e Naoto sbuffò.
Certo, non era stata proprio una mossa intelligente quella di chiamare il leader del suo gruppo e pensare che lui non fosse minimamente interessato.
Ma era proprio per quello che aveva chiamato lui tra tutti.
In realtà, la prima persona che le era venuta in mente era stata Rise, ma, quando aveva pensato all’insistenza che la ragazza ci avrebbe messo, aveva deciso che forse era meglio chiamare qualcun altro.
Yukiko e Chie sarebbero state un’ottima alternativa… se solo non fossero ancora più negate di lei in cucina.
Yosuke era sicuramente al lavoro al Junes e Teddie non era proprio il tipo adatto per quelle cose.
L’unico che poteva essere abbastanza riservato e disponibile era Yu e, visto che era anche molto bravo con i fornelli, chiedere aiuto a lui non sarebbe stato poi male.
Le conveniva dirgli la verità.
Almeno così l’avrebbe fatto felice e, allo stesso tempo, sarebbe venuto ad aiutarla.
«È Kanji, vero?»
Prima ancora che Naoto potesse aprire bocca, il suo senpai pronunciò quelle parole, pietrificandola.
«C-come…?» sussurrò, rendendosi conto solo in quel momento quanto la sua voce fosse roca.
Yu ridacchiò nuovamente.
«Ho solo fatto due conti.– le rispose –Tranquilla non lo dirò agli altri. Ora ti do una mano. Aspetta solo quindici minuti, ok?»
Nonostante la ragazza provasse la voglia di sotterrarsi per essere stata scoperta così facilmente, fu grata di sentire che presto avrebbe avuto qualcuno che l’avrebbe aiutata a porre fine a quel disastro.
«Ti ringrazio Senpai.» gli disse, mentre un piccolo sorriso si formava sulle sue labbra.
«Di niente Naoto, sai che non è un problema per me aiutarti.–la salutò –A dopo.»
«A dopo.»
Dopo aver riattaccato, Naoto lasciò cadere il braccio, facendolo sbattere leggermente a terra, e tornò a guardare la cucina.
Era così in disordine da sembrare quasi che fosse passato un uragano.
Niente era più al proprio posto: pentolini, dosatori, piatti e teglie occupavano qualsiasi angolo libero della cucina; per non parlare della quantità di utensili sporchi di cioccolata che giacevano nel lavandino, sul tavolo o a terra, macchiando il pavimento.
Anche lei non era certo in buone condizioni.
La sua camicia era completamente macchiata di quello che sarebbe stato il cioccolato preparato in casa, così come lo erano i suoi pantaloni.
I suoi capelli erano leggermente appiccicaticci in alcuni punti, come se qualcosa fosse schizzato fino a lì, mentre il suo viso presentava macchie di cioccolata bianca in punti in cui la detective non avrebbe mai pensato di poterla fare arrivare.
La ragazza si alzò da terra, lasciando andare un lungo sospiro.
Non si immaginava certo che fosse così difficile preparare il regalo di San Valentino per qualcuno.
Beh, almeno ora, con Yu, sarebbe quasi sicuramente riuscita a fare qualcosa.
Aveva ancora molti ingredienti (per fortuna ne aveva comprati in abbondanza, prevenendo quest’eventualità), poteva far finta che niente fino ad allora fosse realmente successo.
Con quel pensiero in mente, Naoto iniziò a raccogliere i vari utensili sul pavimento, gettandoli poi nel lavandino.
Poteva approfittare del tempo che Yu ci avrebbe impiegato ad arrivare per rimettere a posto la confusione che aveva creato.
Così poi non avrebbero avuto problemi di nessun tipo durante la preparazione di tutti quei dolci.
Naoto sorrise debolmente, mentre il pensiero di quello che sarebbe successo l'indomani iniziava a farsi strada nella sua mente.
Chissà cosa sarebbe successo.
Kanji avrebbe accettato i suoi sentimenti?
Anche se la detective era abbastanza fiduciosa su questo fatto, non poteva comunque nascondere di stare provando una certa ansia.
E se lei avesse frainteso il suo comportamento?
Magari lui non si comportava con lei in quel modo perché gli piaceva ma solo perché lei lo metteva a disagio.
In quel caso come avrebbe dovuto comportarsi?
Cosa sarebbe successo se lui avesse voluto smettere anche di essere sua amica?
E se... avesse anche iniziato a ignorarla?
"Shirogane, calmati."
La ragazza fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi e cercando di tranquillizzare se stessa.
Doveva smettere di pensare in maniera così negativa.
Non era assolutamente da lei farsi prendere così tanto dalle emozioni, rinchiudendo in un angolino della sua mente la sua parte più razionale.
Non poteva sapere come sarebbe andata a finire senza prima averci provato.
Poteva darsi che lei piacesse a Kanji, così come che lui, in realtà, non provasse niente di speciale nei suoi confronti.
Oppure che non avesse mai pensato a lei in quel senso.
Dopotutto, anche lei non ci aveva mai pensato fino a qualche mese prima, quando lui l'aveva salvata dalla sua stessa Shadow.
Sì, perché era stato quello il momento in cui Naoto aveva iniziato a notare quel ragazzo, anche se ovviamente all'inizio non aveva minimamente capito cosa provasse per lui.
Solo dopo aver sentito Rise parlare per ore e ore del modo in cui si sentiva ogni volta che aveva Yu accanto, la detective aveva iniziato a capire cosa volessero dire i suoi sentimenti.
All'inizio non l'aveva presa per niente bene a dire la verità.
Anzi, era andata completamente nel panico.
Ma, con il tempo, aveva pensato che non fosse poi tanto male.
Kanji era un bravo ragazzo e lei era convinta che non avrebbe fatto mai niente per farla soffrire.
Quindi, qualunque fosse la piega che la situazione potesse prendere, Naoto era abbastanza determinata per portare quella missione fino in fondo.
La detective era così concentrata nei suoi pensieri che, per poco, non sentì neanche il campanello.
Quando quel suono acuto arrivò alle sue orecchie, la ragazza alzò lo sguardo, puntandolo contro l'orologio sulla parete della stanza e vedendo solo in quel momento che erano passati solo dieci minuti da quando aveva chiamato Yu.
Possibile che il ragazzo fosse già lì?
Era strano, la casa di Dojima si trovava particolarmente lontana.
Nonostante i suoi dubbi, Naoto si diresse verso la porta di casa.
«Yu, grazie per essere venuto.– iniziò a dire, aprendola –Non saprei come fare senza di t–»
Le parole le morirono in gola quando vide chi si trovava sull'uscio della sua porta.
Kanji era lì e la stava scrutando con uno sguardo confuso.
Naoto sentì le sue guance rischiare di andare a fuoco quando ricordò le condizioni in cui si trovava.
«K-Kanji-kun.» lo salutò, cercando di apparire il più naturale possibile, nonostante la sua voce fosse molto più tremolante e incerta del solito.
Il ragazzo alzò un sopracciglio.
«Il senpai m'ha chiamato e ha detto di veni’ da te, te devo aiuta' no??» le disse, mentre continuava a scrutarla.
...
"Come sarebbe a dire che il senpai ha chiamato lui?!"
La detective cercò di mostrare il suo solito sorriso, mentre sentiva l'intero mondo crollarle addosso e metterla in seria difficoltà.
Perché Yu le aveva fatto una cosa del genere?
«Capisco...– gli rispose, ingoiando a vuoto quando si rese conto di quanto la sua voce fosse diversa dal solito –Sto bene comunque, non c'era bisogno che venissi fin qui...»
«Non scherzare.– la interruppe lui, guardandola in modo confuso –Sul serio, te do ‘na mano volentieri, lo sai.»
"Lo so, ma non puoi aiutarmi a fare questo."
«Grazie davvero Kanji-kun.– tentò nuovamente lei, nascondendo malamente il proprio panico –Ma non c'è bisogno, sul ser-»
Tutte le sue parole diventarono un sibilo quando la mano di Kanji si posò sulla sua fronte, cogliendola alla sprovvista.
«Non è che c’hai la febbre? Sei strana.» le disse, prima che lei potesse ribattere.
«S-sto bene!» esclamò la ragazza, allontanandosi di scatto.
La situazione stava prendendo una piega che non le piaceva per niente.
Il ragazzo la guardò, leggermente interdetto.
«Quindi che dobbiamo fa’?» le domandò poi.
Naoto cercò di calmarsi.
Non aveva scelta.
Doveva dire tutto a Kanji e sperare che lui non capisse che i biscotti erano per lui.
Doveva comportarsi come sempre e approfittare del fatto di avere una persona brava come lui ai fornelli.
E, soprattutto, doveva assolutamente distruggere Yu una volta che il suo senpai fosse stato a portata di mano.
Con quei pensieri in testa, Naoto invitò il ragazzo a entrare.
 
 
13 Febbraio 2011,
ore 20:16
 
«Naoto.»
«S-Sì?»
«Ma, senti un po’, pe’ quanti volevi cucina’?»
Naoto voleva sotterrarsi.
La situazione (che già non andava poi così bene dal momento in cui il ragazzo era entrato nell’appartamento) aveva iniziato a degenerare da quando lui aveva messo piede nella cucina ed era rimasto completamente scioccato di fronte alla confusione che vi era là dentro.
Ma come si poteva dargli torto?
Quella vista avrebbe scioccato chiunque.
Chi avrebbe mai potuto immaginare che una ragazza sempre così precisa e terribilmente ordinata come lei potesse avere una cucina in quelle condizioni?
Per non parlare poi di quando lui aveva dato un occhio nelle buste della spesa, notando quanta roba avesse comprato.
Lì sì che il ragazzo era rimasto senza parole.
«Una sola...» sussurrò in risposta la detective, guardando altrove.
Yu gliel’avrebbe pagata.
Come cavolo gli era venuto in mente di pugnalarla alle spalle in quel modo?
Meno male che doveva aiutarla.
«Mazza quanto mangia questo...» commentò Kanji, sarcastico.
Naoto ridacchiò imbarazzata, cercando di nascondere il suo viso in fiamme.
Quando aveva deciso di cucinare tutta quella roba, lo aveva fatto solo perché le interessava renderlo felice, non certo perché pensasse che lui mangiasse troppo.
«È tardi, ci tocca fare una, massimo du’ cose» le fece notare il ragazzo.
Naoto annuì.
Nonostante le dispiacesse non poter cucinare tutto quello che avrebbe voluto, erano oramai le otto di sera passate.
Anche volendo non avrebbe avuto neanche il tempo di preparare il resto.
Beh, almeno con lui accanto, avrebbe potuto essere sicura di preparare qualcosa che a lui piacesse.
«Va bene.– rispose lei –Allora cosa facciamo?»
«Boh, quale te piace di più?»
Naoto non sapeva bene come rispondere a quella domanda.
Alla fine non erano mica per lei.
Anzi, lei non amava nemmeno le cose così dolci come la cioccolata bianca.
«I biscotti al cocco, direi.» commentò, ricordando quale di quelli fosse in cima alla classifica di possibile gradimento.
Kanji si lasciò sfuggire uno sguardo particolarmente sorpreso e la ragazza arrossì quando notò che la stava guardando in modo fisso.
«Cosa c'è...?» gli domandò, le guance rosse per ormai l’ennesima volta da quando lui era entrato in casa sua.
Il ragazzo si riscosse.
«N-no niente.– rispose –Stavo a pensa’ che è quello che me piace di più»
"Bingo."
Naoto non poteva che sentirsi più che felice di averci dato in pieno.
Non solo, adesso che sapeva che a Kanji quei biscotti sarebbero piaciuti, la ragazza aveva ancora più determinazione nel voler completare il prima possibile quel regalo.
«Allora vada per quelli.» commentò lei, sorridendo leggermente.
Il ragazzo non sorrise.
«Me sa che te conviene fa quello che piace a quello, no?» gli chiese poi, continuando a mostrarle un’espressione neutra in volto.
«Sono convinta che possano piacergli, non preoccuparti.» rispose lei.
Anche se non poteva certo dirgli il perché.
Kanji continuò a non sorriderle.
Anzi, le lanciò uno sguardo che la ragazza non aveva mai notato prima di allora. 
Prima che potesse chiedergli se qualcosa non andasse, però, lui cambiò espressione, tornando a quella di sempre.
Che stesse capendo la verità?
Beh, non c'erano problemi.
Di fondo, a Naoto bastava che lui li accettasse.
Non chiedeva nient'altro.
«Allora, dove sta ’sta ricetta?» gli chiese lui, riscuotendola dai suoi pensieri.
«Qui dent-»
Tutti i movimenti della ragazza si bloccarono quando si rese conto di quello che stava per fare.
Naoto spostò velocemente lo sguardo al quadernino che aveva appena afferrato tra le mani, maledicendosi interiormente per averlo fatto uscire allo scoperto in quel modo.
Non poteva permettere che lui lo leggesse.
Avrebbe preferito morire.
«Naoto?»
«C-cerchiamola su internet!» esclamò la detective, con una voce più acuta del normale.
Dannazione.
E pensare che solitamente era anche brava a fingere.
Perché quando c’era lui in mezzo le cose erano così difficili?
Kanji le riservò una delle sue occhiate interdette.
«Non stava là?» chiese, indicando il quadernino.
La ragazza scosse la testa con foga.
«H-ho sbagliato. Mi ricordavo male.» tentò di rimediare, grata del fatto che la sua voce stesse tornando ad essere normale come al solito.
Kanji non sembrava per niente convinto da quella risposta.
Naoto aveva ormai imparato a riconoscere ogni sua singola espressione, nonostante lui tentasse sempre di rimanere il più neutro possibile e non far capire agli altri cosa pensasse.
Nonostante questo, però, il ragazzo disse qualcosa di completamente diverso da quello che chiunque si sarebbe aspettato.
«Come te pare.»
Adorava quando faceva così.
Naoto  era a conoscenza del fatto che Kanji non fosse minimamente il tipo che si intrometteva nei fatti altrui.
E quella era una delle tante caratteristiche che l’avevano fatta innamorare di lui.
«...Ok, mo sei proprio strana. Perché sorridi così?»
La detective avvampò quando si rese conto di ciò che il ragazzo le aveva appena detto.
Doveva assolutamente ritrovare la sua compostezza.
Altrimenti quella serata sarebbe andata a finire sicuramente in tragedia.
Cosa che lei non voleva affatto.
«Sono solo felice che tu abbia accettato di aiutarmi Kanji-kun.– rispose, non dicendo la verità sul motivo della sua felicità, ma neanche mentendo del tutto –Avevo proprio bisogno di qualcuno che mi desse una mano, e tu sei il ragazzo perfetto per questo.»
Il volto del ragazzo arrossì leggermente e Naoto non poté far altro che trovarlo terribilmente carino.
«D-di niente.– disse, passandosi una mano dietro il collo, come faceva ogni volta che era imbarazzato –I-iniziamo?»
La ragazza annuì.
Si alzò dalla sedia e ripose il quadernino nel suo posto, all’interno del cassetto.
Poi afferrò il proprio computer portatile, posandolo sul tavolo e iniziando a cercare la ricetta che le interessava.
Anche Kanji si era alzato dal suo posto e aveva iniziato a recuperare gli ingredienti necessari dalle due borse della spesa e, anche se non lo stava guardando, era come se Naoto potesse vedere ogni suo singolo movimento.
Oramai era come se lo conoscesse così bene che, per lei, il ragazzo era diventato come un libro aperto.
Se chiudeva gli occhi e si faceva guidare unicamente dal suo udito, riusciva perfettamente a vedere la sua figura mentre esaminava gli oggetti che prendeva tra le mani e li poggiava delicatamente sul tavolo.
Alcune volte si fermava, come se stesse valutando se quel determinato ingrediente potesse servire o meno per ciò che volevano preparare.
Ed era in quei momenti che i dettagli nella mente della ragazza si facevano sempre più fitti e precisi.
Le sue sopracciglia che si corrugavano, mentre con lo sguardo esaminava ogni angolo dell'oggetto che aveva in mano; le labbra piegate in un sorriso neutro, che spesso gli aveva visto fare...
«Naoto hai trovato ‘sta ricetta?»
La detective sussultò, mentre la figura del ragazzo che stava immaginando poco prima veniva sostituita dallo schermo del suo PC.
«Solo un attimo.» rispose, iniziando a digitare velocemente ciò che le interessava.
Fortunatamente, non era una ricetta difficile da trovare.
Anzi, l'aveva cercata così tante volte in quelle ultime settimane che la ragazza sapeva perfettamente in che sito andare a guardare.
«Ok, trovata.– disse poi, aprendo la pagina corrispondente –Se vuoi ti leggo la lista degli ingredient-»
Le parole le morirono in gola quando Naoto si voltò, trovando Kanji esattamente dietro di lei.
Il ragazzo aveva poggiato una mano sul tavolo e si era sporto in avanti, per poter leggere dal piccolo schermo.
La detective si voltò nuovamente verso il suo computer, cercando con tutta se stessa di eliminare il rossore che le aveva completamente colorato le guance.
Era strano.
Non era certo la prima volta che loro due erano stati vicini.
Anzi, era successo più volte che lui l'avesse anche afferrata di peso mentre si trovavano dall'altra parte della TV, soprattutto durante le fughe.
Allora perché quella situazione la imbarazzava tanto?
«Cominciamo, su.»
Quando sentì il ragazzo allontanarsi, Naoto annuì.
Poi, sperando con tutta se stessa che il suo viso fosse tornato del suo solito colore, si alzò anche lei dalla sedia e si diresse verso di lui.
 
 
13 Febbraio 2011,
ore 21:01
 
«Kanji-kun, non c'era bisogno che preparassi anche la cena.»
«Me dovevi di’ che non avevi mangiato.»
Naoto osservò l’enorme piatto di riso che Kanji le aveva messo di fronte.
Non sapeva neanche lei come fossero finiti in quella situazione.
Pochi minuti prima, mentre preparavano i biscotti (o meglio, lui li preparava e lei lo osservava con molta attenzione e invidia), il suo stomaco aveva brontolato.
Era stato a quel punto che il ragazzo aveva iniziato a chiederle se avesse mangiato e, quindi, dopo aver messo momentaneamente da parte la preparazione del regalo per l'indomani, aveva iniziato a cucinarle qualcosa per la cena.
Si era anche lamentato una volta che aveva visto i pochissimi ingredienti di cui lei disponeva e l'aveva rimproverata di stare più attenta per mangiare abbastanza.
Naoto, dal canto suo, aveva provato a protestare, ma lui non era stato a sentirla e così ora la ragazza si ritrovava seduta al tavolo della cucina, con la cena di fronte a lei.
«Non era un problema, davvero. Io salto spesso i pasti.» disse lei, continuando a osservare la schiena di Kanji.
Il ragazzo si voltò verso di lei, trapassandola con lo sguardo.
«Sarebbe meglio di no. Te fa male.» le rispose.
La ragazza tentò di ribattere ma sapeva che lui non aveva minimamente torto.
Non vedendo alcuna via di uscita, Naoto afferrò le bacchette alla sua destra e, dopo aver ringraziato nuovamente il ragazzo, portò il primo boccone alle sue labbra.
E si bloccò.
Per quanto si fosse da sempre fidata delle capacità culinarie di Kanji, la detective non avrebbe mai pensato che il ragazzo sapesse cucinare così bene.
Erano anni che lei non mangiava un piatto così buono, nonostante quello fosse solo semplice riso.
«Com’è?»
La ragazza annuì, alzando lo sguardo e puntandolo nuovamente su di lui.
«È buonissimo; era tanto che non mangiavo qualcosa di così buono.»
Quelle parole le uscirono dalle labbra prima ancora che lei potesse fermarle.
Le guance di Kanji presero letteralmente fuoco e il ragazzo si voltò verso il tavolo da lavoro, dandole per l'ennesima volta le spalle.
«F-figurati, che sarà mai.» balbettò, riprendendo a preparare i biscotti.
Naoto non rispose, ma continuò a portarsi i vari bocconi di riso alle labbra, mentre un sorriso si formava sul suo volto.
Non pensava che potesse essere così facile abituarsi a qualcosa.
Fino ad allora la detective non aveva mai veramente pensato a mettersi con qualcuno.
Anzi, aveva passato la sua intera vita ad evitare quella eventualità, sradicando sul nascere qualsiasi sentimento che potesse distrarla dal suo lavoro.
Ma con Kanji era diverso.
Lei si era innamorata di lui ancora prima di potersene rendere veramente conto.
Era come se lui fosse riuscito a farle abbassare la guardia.
E ora non poteva far altro che sperare che il loro rapporto evolvesse ulteriormente.
Le sarebbe piaciuto che una serata come quella si ripetesse.
Le sarebbe piaciuto che il ragazzo cucinasse per lei più spesso, così come avrebbe adorato passare così tanto tempo con lui da soli, senza nessun altro che li disturbasse.
Non era male. Per niente.
Il ragazzo poggiò la teglia di biscotti sul tavolo, attirando nuovamente la sua attenzione.
«Te piacciono? Li metto in forno?» le domandò.
Naoto guardò i biscotti che le erano stati messi davanti, mentre un’espressione sorpresa le si dipingeva in volto.
«Naoto? Non te piacciono?»
«Come hai fatto a farli così? I miei erano tutti schiacciati e diversi tra di loro, non erano minimamente fatti così bene.» disse la ragazza, incredula.
Kanji alzò un sopracciglio, spaesato.
«Mica so’ fatti così bene.»
«Sono perfetti, Kanji-kun.– insistette lei, alzando lo sguardo e puntandolo dritto su di lui –Insegnami, voglio farli anche io così.»
Il ragazzo arrossì in modo evidente e distolse lo sguardo.
«Per favore, voglio imparare anch’io!»
«Quando te guarisce la mano.» disse lui, voltandosi e dirigendosi verso il forno.
Naoto non si aspettava minimamente quella risposta.
«La mia mano…?» chiese, posando lo sguardo sulla mano con cui stava tenendo le bacchette.
«Quella fasciata.– le fece notare lui, infornando i biscotti –Te sei fatta male, no?»
Fu in quel momento che Naoto capì perché Kanji non le aveva lasciato fare niente mentre preparavano i biscotti.
Si stava preoccupando per lei.
Aveva paura che lei si facesse ulteriormente male.
«Sto bene.– sussurrò la ragazza, le guance leggermente rosse –Mi sono solo bruciata.»
«Non me frega.– rispose lui, tornando al tavolo e sedendosi davanti a lei –Non te faccio fa’ male pe’ fa’ dei biscotti.»
Naoto rimase in silenzio, senza sapere cosa ribattere.
Le faceva piacere che Kanji si preoccupasse per lei; veramente tanto piacere.
«Mo finisci de mangia’.– continuò lui, vedendo che la ragazza si era fermata –Quando so’ fatti decoriamo i biscotti, ok?»
La detective annuì, tornando a mangiare dal piatto che aveva di fronte.
«Quanto devono stare i biscotti in forno?» domandò poi, notando l’ora tarda.
Kanji lanciò uno sguardo al pc, ancora aperto sul tavolo.
«Qua dice 25 minuti ma boh, dipende dal forno.»
“Solo 25 minuti...”
Anche se sapeva che era stupido, l’idea che il ragazzo potesse andarsene così presto la rattristava.
Avrebbe voluto stare più tempo con lui.
Sapeva che avrebbero dovuto anche decorarli e preparare il pacchetto, ma sicuramente non ci avrebbero messo più di dieci-quindici minuti a farlo.
«Naoto.»
La ragazza alzò lo sguardo.
«Sì?»
«Ma se famo qualcosa insieme?» le domandò Kanji, quasi sussurrando.
Quella domanda la colse completamente alla sprovvista.
Naoto sentì il suo cuore iniziare a batterle nel petto, quando si rese conto che il ragazzo le stava dando un’opportunità per stare ancora del tempo con lui, evitando che se ne andasse così presto come lei pensava.
«S-se non te va niente eh.– aggiunse lui, vedendo che lei non stava rispondendo –A-anzi, lascia perde’. È tardi e magari non te v-»
«Guardiamo un film, ti va?» lo interruppe lei, la voce che le fremeva.
Kanji rimase un attimo interdetto, la bocca ancora aperta per finire il discorso di poco prima.
«Allora?»
«Va bene.– rispose, mentre un piccolo sorriso si formava sul suo volto –Che film?»
Naoto alzò le spalle.
«Quello che vuoi.»
 
 
13 Febbraio 2011,
ore 21:34
 
Quando aveva detto “quello che vuoi”, Naoto non aveva certo pensato che si sarebbero ritrovati a vedere un film del genere.
La ragazza si trovava a sedere sul divano, le braccia incrociate al petto e lo sguardo puntato sulla televisione di fronte a lei.
Quella scelta le pareva così assurda.
Cosa poteva esserci di interessante nel vedere dei robot combattere tra di loro?
Eppure…
«Lo sapevo che quello vinceva!» esclamò Kanji, indicando lo schermo.
...qualcuno sembrava fin troppo entusiasta.
La detective ridacchiò, sedendosi più comodamente sul divano.
Non avrebbe mai pensato di vedere una cosa del genere.
Quel film era stato uno dei regali del suo decimo compleanno; regalo non molto apprezzato, visto che, in realtà, quel DVD era rimasto sigillato fino a quel momento, riposto nella libreria insieme agli altri film che mai nella vita avrebbe pensato di vedere.
Ma, stranamente, non le stava dispiacendo così tanto come aveva sempre creduto.
Anzi, si stava quasi divertendo a osservare il viso di Kanji così concentrato su una “storia” tanto prevedibile.
«Non pensavo ti piacesse questo tipo di film» gli fece notare lei, sorridendo leggermente.
Il ragazzo arrossì, sistemandosi meglio sul divano.
«Beh, l-li trovo interessanti...» le rispose, balbettando.
Naoto ridacchiò.
Era così carino quando faceva così.
La ragazza lanciò uno sguardo all’orologio.
Mancavano ancora dieci minuti per i biscotti.
Poteva rilassarsi un po’.
Si lasciò andare contro lo schienale del divano, continuando a guardare il film alla TV.
Era davvero orribile.
La trama era praticamente inesistente e l’unica cosa che c’era erano scene di azione che avvenivano completamente a caso.
Ma, forse, per una volta poteva vedere un film del genere.
Poi, all’improvviso, per la prima volta dall’inizio della giornata, la stanchezza che aveva accumulato fino a quel momento la colpì in pieno.
Naoto poteva sentire i suoi occhi chiudersi quasi da soli, mentre i rumori intorno a lei si facevano più attutiti.
«Hai sonno, Naoto?»
La ragazza non era neanche sicura che Kanji le avesse posto quella domanda.
Annuì leggermente, mentre sentiva il ragazzo avvicinarsi a lei e metterle un braccio intorno alle spalle.
«Ce penso io ai biscotti.– le disse, lasciando che lei si accomodasse contro di lui –Tu dormi.»
Prima ancora che lui potesse aggiungere altro, Naoto aveva già chiuso gli occhi e il suo respiro era diventato regolare.
 
 
13 Febbraio 2011,
ore 23:41
 
Quando Naoto aprì gli occhi, ci mise un attimo a ricordare cosa fosse successo.
La TV di fronte a lei era accesa e mostrava una schermata neutra, come faceva ogni volta che si era concluso un DVD.
Fu solo in quel momento che la ragazza si rese conto di dove si trovasse.
Si voltò leggermente alla sua sinistra e le sue guance avvamparono quando si rese conto di essere completamente sdraiata su Kanji che, poggiato contro lo schienale del divano, stava dormendo.
La ragazza tentò di spostarsi ma il braccio di lui, che si trovava intorno alle sue spalle, era come se la tenesse ancorata contro il suo fianco.
Naoto nascose il viso, imbarazzata.
Quando era successa una cosa del genere?
Come aveva potuto abbassare così tanto la guardia da trovarsi in quella situazione?
Non era da lei; non era assolutamente da lei.
Ma, ovviamente, questo non la faceva stare poi così male.
Dopotutto, era quello che voleva, no?
Forse poteva anche approfittarne.
Lui stava dormendo.
Non avrebbe mai saputo che lei era sveglia da un po’ e non si era spostata.
Sì, quella poteva essere la scelta migliore.
Un insistente bip le arrivò alle orecchie e Naoto alzò la testa, cercando di capire da dove provenisse.
Non aveva mai sentito un rumore simile in vita sua.
Sembrava l’allarme anti-incendi-
Solo in quel momento la ragazza avvertì il fortissimo odore di bruciato che riempiva la stanza.
Si allontanò di scatto da Kanji che, per l’urto, si svegliò.
«Naoto…? Che c’è?»
«I biscotti!» esclamò lei, correndo verso la cucina, mentre il bip si faceva sempre più forte e insistente. 
La ragazza aprì il forno, portandosi la mano sinistra alla bocca quando il fumo nero uscì da esso. 
«Cavolo Naoto, mi so’ appisolato pur’io.» disse Kanji, dispiaciuto.
Naoto afferrò la teglia, facendola uscire dal forno.
I biscotti erano completamente carbonizzati.
«Scusami...» continuò il ragazzo.
«Non ti preoccupare.– rispose lei, gettando quelli che erano praticamente diventati pezzi di carbone nella spazzatura –Non è stata colpa tua. Anche io stavo dormendo, non importa.»
Le dispiaceva.
Era ovvio che le dispiaceva.
Ma potevano sempre ricominciare, no?
«Dovrei avere ancora degli ingredienti. Non saranno abbastanza per farne così tanti ma dovrebbero bastare per riprovare.» disse poi, mettendo la teglia nel lavandino.
Kanji non rispose.
Anzi, rimase in silenzio, mentre lei tornava a guardare nelle buste della spesa.
Avevano tutto più o meno.
Mancava solo una barretta di cioccolata bianca.
«Io vado a prendere la cioccolata. C’è un konbini qui vicino.– la ragazza si diresse verso la porta della cucina, per prendere il suo cappotto –Torno subito, così poi iniziamo. Magari questa volta puoi anche insegnarm-»
«Naoto ma se lasciamo perde’?»
Quando Kanji pronunciò quelle parole, Naoto si fermò.
«Kanji-kun…?»
La detective si voltò verso di lui.
Cosa voleva dire?
Perché dovevano lasciare perdere?
«È tardi.– le fece notare lui, non guardandola –Manco se sa se facciamo in tempo.»
Giusto.
Lui doveva andare a dormire.
Non poteva chiedergli di rimanere ancora per tutto quel tempo.
«Kanji-kun, ti porgo le mie scuse.– gli rispose Naoto, leggermente imbarazzata –Non pensavo al fatto che anche tu domani dovessi svegliarti per andare a scuola. Vai pure a casa, provo a fare da sola. Ti ho osservato prima, quindi penso di riuscire a fare qualcosa di decen-»
«Non è che me fa schifo rimane’, Naoto.» Kanji la interruppe nuovamente.
Ora sì che la ragazza era confusa.
«E allora qual è…?» domandò, non riuscendo a capire.
Perché non voleva più aiutarla?
Il ragazzo sospirò.
«Da quando me l'hai detto te volevo chiede se sei proprio sicura de volello fa? E se te dice di no?»
Il tono con cui pronunciò quelle parole lasciò interdetta Naoto.
Perché adesso le faceva quella domanda?
«Sì, ne sono sicura.» rispose, cercando di non tentennare.
«Io non lo farei, sul serio.»
Non capiva.
Naoto non riusciva a comprendere perché lui continuasse a insistere.
Che avesse capito tutto?
Che le stesse dicendo chiaramente che a lui lei non interessava?
«È troppo rischioso, Naoto.– continuò lui –Sicura de vole' esse' rifiutata domani? Magari in mezzo alla gente?»
Aveva ragione.
Kanji aveva ragione.
Ma il ragazzo non poteva sapere quanto le stessero facendo male quelle parole in quel momento.
«Su, puliamo e poi andiamo a let-»
«Quindi non dovrei neanche provarci?»
Quelle parole le uscirono dalle labbra senza che neanche se ne rendesse conto.
Naoto poteva sentire il suo intero corpo tremare.
«Naoto, è inutile, c'abbiamo già provato, è inutile che sprechi soldi e famo nottata e manco se sa che te dice quello. Non te voglio fa rimane' male.»
La ragazza odiava quello che lui le stava dicendo.
«Quindi stai dando per scontato che lui mi rifiuti?»
Kanji deglutì.
«Non te stavo a di’ questo.»
«Invece a me pare proprio di sì.»
La detective alzò lo sguardo, puntandolo dritto su Kanji.
Anche se solo per un momento, intravide un’espressione dolorante sul suo volto.
Ma cambiò immediatamente quando vide il viso di lei.
«I-Io non capisco.»
Naoto odiava il modo in cui la sua voce stava esitando.
Odiava il modo in cui il suo corpo stava tremando.
Odiava anche il modo in cui i suoi occhi stavano minacciando di riempirsi di lacrime che lei continuava a ricacciare indietro.
Non era da lei perdere il controllo in quel modo, ma quelle emozioni tutte insieme la stavano mettendo davvero a dura prova.
Le sembrava di essere stata su una montagna russa per tutta la giornata.
Quella mattina si era svegliata con una felicità enorme, pronta ad andare contro chiunque le si mettesse sul suo cammino; poi c’era stato il fatto che tutto era andato sempre peggio, costringendola di chiedere una mano; dopo di che si era sentita sollevata, nel momento in cui Yu aveva accettato di aiutarla e Kanji si era presentato alla sua porta, stando con lei tutto il giorno…
E ora si sentiva nuovamente in discesa.
Faceva male.
Terribilmente male.
«Naoto…»
Solo quando Kanji pronunciò il suo nome, la ragazza si rese conto che lui si era avvicinato e la stava osservando con un’espressione dispiaciuta in volto.
La ragazza fece un passo indietro.
Perché la guardava in quel modo?
Perché lui davvero non la ricambiava?
«Scusa, me spiace. Non me stai a capi’.»
«Non importa.– rispose lei, distogliendo nuovamente lo sguardo –Sapevo di non avere alcuna chance fin dall’inizio. Ho agito in maniera stupida. Finiamola qui.»
Non doveva piangere.
Si era ripromessa che, se anche non fosse stata ricambiata, l’avrebbe presa con filosofia.
Eppure faceva così dannatamente male.
«Naoto, stamme a senti’.»
«Kanji-kun, non importa, sul serio.– la sua voce si stava incrinando –Oramai è tardi, i biscotti si sono bruciati e non avremmo neanche il tempo per farli da capo.»
Tutto il lavoro di quelle settimane era stato vano.
Lei lo sapeva fin dall’inizio.
Non era portata per cose del genere.
E il ragazzo non l’avrebbe ricambiata.
«Io vado a dormire.– disse, voltandosi –Tu torna pure a casa, metto a posto io domani.»
«Naoto...» Kanji tentò nuovamente di dirle qualcosa, ma lei lo bloccò.
«Buona notte.»
Poi, con passo svelto, si diresse in camera sua, ignorando il ragazzo che continuava a chiamarla alle sue spalle.
Chiuse la porta a chiave e si buttò sul letto, mentre la prima lacrima che non era riuscita a trattenere usciva dai suoi occhi.
Quanto poteva essere patetica in quel momento.
Lei, Naoto Shirogane, che stava piangendo come una bambina, stringendo con forza il cuscino tra le sue braccia.
Kanji doveva essersene andato, perché la ragazza non riusciva più a sentire alcun rumore provenire dalla sua cucina.
Oppure era ancora lì e il rumore di qualsiasi cosa il ragazzo stesse facendo era coperto dai singhiozzi che avevano iniziato a scuoterle le spalle.
Odiava quando le accadeva.
Erano poche le volte in cui si lasciava completamente andare in quel modo, non riuscendo più a trattenere dentro di sé tutte le lacrime che in realtà voleva versare.
Sapeva che il suo comportamento era sbagliato.
Kanji era venuto lì per lei, per aiutarla in un'impresa che lui sapeva essere vana.
A lui lei non piaceva.
Cosa avrebbe dovuto fare il ragazzo? Rifiutarla il giorno dopo, quando lei gli avrebbe consegnato dei biscotti che lui non voleva?
Ovvio che lui aveva solo tentato di farle capire che non voleva ferirla e non voleva darle false speranze.
Ma questo non impediva il fatto che facesse veramente male.
La detective si rannicchiò maggiormente contro il proprio cuscino e lanciò uno sguardo veloce all'orologio sulla parete.
Era tardi, dannatamente tardi.
Doveva dormire, o non si sarebbe mai svegliata in tempo per andare a scuola.
Già, doveva solo dormire.
Dormire poteva sembrare la risposta a tutto in quella situazione.
Se avesse chiuso gli occhi e si fosse lasciata andare alle braccia di Morfeo, molto probabilmente avrebbe smesso di piangere.
L'indomani era un altro giorno.
Avrebbe chiesto scusa a Kanji per come si era comportata prima di andare in camera sua e tutto sarebbe tornato esattamente come prima.
Niente biscotti.
Niente dichiarazione.
Niente delusione d'amore.
Poteva sembrare un ottimo compromesso.
Lei non sarebbe stata costretta ad allontanarsi completamente da lui, come forse sarebbe successo se lui l'avesse rifiutata.
Sarebbero potuti rimanere amici come prima.
Dopotutto, a cosa stava pensando?
Lei era Naoto Shirogane, la detective che fino a pochi mesi prima si fingeva un ragazzo.
Non era femminile, non aveva alcun atteggiamento sensuale e non aveva alcuna esperienza in campo amoroso.
Era più che logico da quel punto di vista che Kanji la rifiutasse.
Il telefono sul suo cuscino vibrò e Naoto allungò una mano, afferrandolo.
Anche se le sembrava assurdo, lei sperava davvero che a scriverle fosse stato il ragazzo.
Per questo, non poté nascondere la piccola punta di delusione che provò quando vide che ad averle mandato il messaggio era stato Yu.
"Hey Naoto, come è andata?"
Aveva anche il coraggio di chiederlo?
Lui sapeva tutto di tutti i ragazzi del team.
Le aveva promesso di aiutarla.
E allora perché le aveva mandato Kanji a casa, pur sapendo che non era ricambiata?
"NN E’ ANDATA."
Dopo pochi secondi, la risposta di Yu arrivò ma Naoto non aveva né la forza né la voglia di continuare la conversazione al momento.
Spense il telefono, rannicchiandosi nuovamente sul letto.
E, mentre le lacrime, che ancora non era riuscita a far smettere di scorrere, le rigavano il volto, la ragazza chiuse gli occhi, sperando di riuscire, prima o poi, ad addormentarsi.
 
 
14 Febbraio 2011,
ore 07:13
 
Naoto sapeva che era mattina e che avrebbe dovuto alzarsi dal letto oramai da venti minuti.
Ma non ci riusciva.
Quella notte aveva dormito si e no due o tre ore, svegliandosi a intervalli regolari.
Sapeva che era sbagliato per lei restare in quel letto, soprattutto se voleva far finta che tutto andasse bene.
Eppure, allo stesso tempo, non le importava poi più di tanto.
Era inutile andare a scuola e pretendere che niente fosse accaduto se i suoi occhi erano gonfi e rossi a quel modo.
E non c'era certo il bisogno di guardarsi allo specchio per capirlo.
Naoto poteva sentire fin troppo bene il dolore che le sue palpebre le stavano lanciando.
Si sarebbe data per malata e sarebbe stata a casa; per una volta non sarebbe successo niente.
Non voleva farsi vedere da nessuno così.
E, soprattutto, non voleva farsi vedere da Kanji.
Qualcuno bussò alla porta della sua camera e la detective si mise a sedere di scatto, spaventata.
Chi c'era in casa sua?
Che qualcuno fosse entrato la notte prima, quando il ragazzo se ne era andato??
«Naoto, svegliate!»
Tutta la paura che aveva provato fino a quel momento si trasformò in completa sorpresa nel momento in cui riconobbe la voce del ragazzo al di là della porta di legno.
«Naoto! Te sei rimessa a dormi’?»
«Kanji...?» sussurrò lei, interdetta.
Cosa ci faceva lui ancora lì?
Perché non era tornato a casa sua?
«Naoto, te voi alza?» 
Solo quando il ragazzo pronunciò quelle parole, la detective si rese conto che lui aveva aperto la porta e stava entrando nella stanza.
Naoto si rigirò nel letto, il viso completamente in fiamme.
No; no no.
Non poteva permettergli di vederla in quelle condizioni.
«Ma se po' sape’ che stai a fa’?-»
«Va via...» sussurrò lei, rannicchiandosi ulteriormente.
Sapeva che quello non era assolutamente il modo giusto di affrontare la situazione e che, anzi, avrebbe probabilmente solo peggiorato le cose.
Ma cosa poteva farci?
Kanji stava rendendo tutto ancora più difficile di quanto fosse.
Come poteva lei volerlo affrontare in quel momento?!
«Ma che stai a di’? Devi anna a scuola!» esclamò lui e, dalla vicinanza della sua voce, la ragazza capì che si doveva trovare accanto al letto.
«Non voglio andare a scuola, sto a casa oggi.»
Quella conversazione aveva sul serio un che di surreale.
Chi mai avrebbe pensato che i loro ruoli si potessero invertire in quel modo?
«Naoto, vedi de alzatte.»
«Kanji, ti ho detto di andare via! Non voglio parlare con te!»
Quando la detective urlò quelle parole, un fortissimo senso di colpa si fece strada dentro di lei.
Non solo quella era la prima volta che lo chiamava senza usare alcun onorifico, ma lo stava anche trattando male.
Oramai, la situazione poteva solo peggiorare.
Si aspettata che Kanji si voltasse e, dopo averle detto qualcosa di cui lei non voleva neanche avere un'idea, se ne andasse, lasciandola da sola.
Si aspettata che il loro rapporto si incrinasse completamente.
Si aspettata che lui iniziasse a ignorarla e non le rivolgesse più la parola...
Ma sicuramente non si aspettava quello che successe subito dopo.
Naoto sentì la coperta che la copriva da capo a piedi venire completamente sollevata e buttata a terra.
Prima che potesse protestare, la ragazza si ritrovò sollevata dal letto e posizionata a sacco sulla spalla destra di lui.
«Kanji-kun!» esclamò, sentendo le sue guance andare completamente a fuoco.
«Smettila de movete, tanto non te metto giù.– gli disse lui, camminando verso la cucina –Mo mangia qualcosa, preparate e poi vai a scuola.»
Naoto non riusciva davvero a capire perché lui si stesse comportando a quel modo.
L'unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento era a come nascondere il suo viso agli occhi del ragazzo una volta che lui l'avrebbe messa a terra.
E questo avvenne prima del previsto, visto che, senza neanche rendersene conto di come, la detective si ritrovò a sedere su una sedia della sua cucina, davanti ad una tazza.
Guardò il contenuto e notò che al suo interno si trovava della cioccolata bianca calda.
«Mangia, prima che si fredda.» le disse Kanji, mettendole davanti dei biscotti.
Naoto li guardò con attenzione.
Ora si che era davvero troppo confusa per capire cosa stesse succedendo.
Quelli erano gli stessi biscotti che avevano tentato di preparare la sera prima e che erano però andati miseramente a fuoco.
La ragazza ne prese uno tra le mani, osservandolo con attenzione.
Non c'erano dubbi.
Era esattamente come la foto sul sito mostrava, se non fatto ancora meglio.
Il biscotto era morbido, soffice e della forma, dimensione e colore giusti.
Lei non sarebbe mai riuscita a farli così neanche se ci avesse provato per anni.
Curiosa, se lo portò alle labbra, rimanendo completamente stupefatta.
Nonostante lei non amasse minimamente quei due gusti, quel biscotto era così buono da lasciarla completamente senza fiato.
Era come se lo era immaginato. 
Se non ancora più buono.
«C’ho messo troppo cocco? Nella ricetta dice di metterlo a piacere.» solo in quel momento Naoto si rese conto che Kanji si era seduto davanti a lei e la stava osservando.
La ragazza scosse la testa, continuando a mangiare.
«È buonissimo.» sussurrò, senza alzare lo sguardo.
Era confusa.
Tanto confusa.
«Ok.– rispose lui e, anche se non lo stava guardando, la ragazza sapeva che sulle sue labbra si era formato un sorriso –C’hai del trucco?»
Naoto alzò lo sguardo, non capendo di cosa il ragazzo stesse parlando.
«Del trucco?»
«Sì, così te levo ste occhiaie e gli occhi rossi.»
Oh, giusto; se ne era dimenticata.
Anche se la situazione stava diventando sempre più strana.
«Non capisco...»
«Che ce sta da capi’?.– rispose Kanji –Te devi dichiara’, no? Non penso te voi fa’ vede’ così.»
La ragazza alzò un sopracciglio, interdetta.
«Dichiararmi?»
«Pare de sì.– ora anche lui sembrava confuso –Non è per questo che abbiamo fatto i biscotti?»
Sì, certo.
Ma da quel che aveva capito, lei era stata anche rifiutata.
Prima che lei potesse aprire bocca però, il ragazzo le passò un pacchetto blu e un sacchetto trasparente con cinque biscotti all'interno, chiuso da un nastro dello stesso colore del pacchetto.
«Tiè, qua ce stanno i biscotti,– continuò lui, non lasciandola parlare –e siccome m’era avanzata della cioccolata ho fatto dei cioccolatini alle fragole, so’ nel pacco.»
Che cosa stava succedendo?
«Kanji-kun, quando hai preparato queste cose?»
Il ragazzo arrossì leggermente e distolse lo sguardo, puntandolo sul pavimento.
«Kanji-kun...?»
«Allora, dammi un attimo retta, ieri so’ stato proprio stronzo.– disse lui, continuando a non guardarla –Non te volevo fa’ piange’. Non dovevo di’ quelle cose. E quindi ho fatto i biscotti dopo che sei andata a dormi’-»
«Non capisco il perché, Kanji-kun.»
Quelle parole uscirono dalle labbra di Naoto prima che lei potesse fermarle.
Kanji alzò lo sguardo, confuso.
In quel momento la ragazza riuscì a vedere le occhiaie che si trovavano sotto gli occhi di lui.
«Perché? Cosa?»
«Perché tu abbia passato la notte a cucinare questi biscotti quando oramai era appurato che io non mi sarei più dichiarata.– rispose lei –Non capisco. Mi sembrava più che ovvio che io non piacessi alla persona a cui mi voglio dichiarare.»
Il silenzio che seguì quelle parole fu il silenzio più stressante della sua intera vita.
Naoto non poteva far altro che osservare il ragazzo di fronte a lei, speranzosa e terrorizzata allo stesso tempo.
Poi, lui parlò.
«Se non gle piaci è un coglione.»
E quella risposta le confuse ancora di più le idee.
«Kanji-kun?»
«Ma su Naoto, sei intelligente, simpatica, bellissima, brava in tutto quello che fai; non è possibile che non piaci a qualcuno?»
Le guance della ragazza presero letteralmente fuoco e lei distolse lo sguardo, puntandolo altrove.
La situazione si stava facendo sempre più assurda.
Perché le stava dicendo quelle cose, adesso?
Dopotutto, era stato lui a rifiutarla la sera prima-
Un piccolo campanellino le risuonò nella testa, e tutto iniziò ad avere senso.
«Quindi non pensi che mi possa rifiutare?»
«Se te dice de no, lo piglio a pugni.»
...Possibile che lui non avesse capito?
Naoto si sentì una completa idiota.
Kanji non aveva capito che i biscotti erano per lui.
Certo, questo non voleva dire che lui avrebbe accettato i suoi sentimenti.
Ma, allo stesso tempo, la ragazza si sentiva meglio, enormemente meglio.
Non era stata rifiutata.
Poteva ancora fare la sua mossa.
Poteva ancora avere una possibilità.
«Mo mangia, cambiate e fatte trucca.– riprese a parlare Kanji, il volto leggermente rosso per quello che le aveva detto poco prima –Magari fai in tempo.»
Naoto sorrise.
Non doveva fare niente di tutto quello.
Lei era già in tempo.
«Tieni.» disse, spingendo verso di lui il pacchetto e il sacchetto che aveva davanti a lei.
Kanji guardò i due oggetti, alzando un sopracciglio.
Poi li spinse nuovamente verso di lei.
«Naoto non gli posso posso da’ i biscotti io.»
Ok, ora la situazione stava prendendo una piega alquanto patetica.
«Non era quello che intendevo, Kanji-kun.» disse lei, tendendogli nuovamente i due regali.
Il ragazzo la guardò, uno sguardo chiaramente confuso che si era dipinto sul suo volto.
Poi, i suoi occhi si spalancarono.
La detective sorrise.
Doveva aver capit-
«Me piacciono i biscotti, ma poi a quello che gli dai?»
...
Possibile che si fosse davvero innamorata di un tipo del genere?
«Kanji.– Naoto non si rese neanche conto di aver omesso, per la seconda volta quella da quando si era svegliata, l'onorifico –Sono per te. Li volevo fare per te.»
Il volto che Kanji gli riservò in quel momento fu una delle cose più carine che la detective avesse mai visto in tutta la sua vita.
Il ragazzo aveva le guance completamente rosse e il suo corpo aveva iniziato a tremare per l'imbarazzo.
Solo in quel momento la detective si rese conto di come anche lei stesse tremando.
«Allora...?– gli domandò, vedendo che lui continuava a spostare lo sguardo dai due oggetti sul tavolo a lei, senza dire una parola –Hai intenzione di prenderti a pugni?»
Kanji aprì la bocca, per dire qualcosa, ma niente uscì dalle sue labbra.
Era completamente andato in tilt.
Prima che Naoto potesse aggiungere altro, però, lui si sporse in avanti poggiando le sue labbra su quelle di lei.
E, mentre anche lei si alzava e portava le braccia intorno al suo collo, la ragazza pensò che il cioccolato bianco, di cui le labbra di Kanji sapevano fin troppo, non era poi così male come aveva sempre pensato.