Questa storia partecipa al COW-T10 indetto da LDF
Missione: M2 (Pioggia - Neve - Oscurità)
Fandom: Danganronpa 2
Personaggi: Gundham Tanaka, Sonia Nevermind
Avvertimenti: SPOILER, angst, Major Character Death, What if? (E se solo Sonia entrasse a far parte dell'Ultimate Despair e Gundham no?)
Parole: 1429

------
 

«Che c'è Gundham, perché non lotti più?»

Dolore.

Questa era l'unica cosa che Gundham riusciva a sentire in quel momento, mentre il suo corpo si trovava bloccato contro il terreno.

Non aveva più forze.

Non importava quanto potesse combattere.

Non avrebbe mai potuto vincere.

Non contro di lei.

 

Gundham ricordava perfettamente la prima volta che lui e Sonia erano stati da soli, due anni prima.

Il ragazzo era seduto sul davanzale della finestra dell'aula 1B della Hope Peak Academy e stava osservando l'esterno dell'accademia.

Fuori stava piovendo.

Le gocce d'acqua scivolavano lungo il vetro della finestra, lentamente, senza alcuna fretta. E lui, come suo solito, era lì ad osservarle.

Lui odiava la pioggia.

La trovava pura, fin troppo pura.

Lui era il Signore delle Tenebre, il Demone che era riuscito ad arrivare sulla Terra direttamente dagli Inferi.

La pioggia era un qualcosa che non doveva toccarlo.

Se solo lo avesse sfiorato, avrebbe reso il suo potere più debole, impedendogli di poter usare la sua Magia Oscura–

«Tu non torni ai dormitori, Gundham?»

Fu in quel momento che una voce, la sua voce, arrivò dalle sue spalle, interrompendo ogni suo pensiero.

Il ragazzo si voltò e lì, a poco più di due metri da lui, si trovava lei.

«Dark Lady,– rispose lui, con la sua solita voce teatrale –cosa ci fai ancora qui? Non dovresti essere già essere nel tuo alloggio?»

Sonia ridacchiò e Gundham dovette appellarsi a tutte le sue forze per non arrossire, mentre il cuore gli perdeva un battito nel petto.

La sua risata era bellissima, forse il suono più bello che il ragazzo avesse mai sentito.

«Stavo giusto per andarmene quando ti ho visto, quindi ho deciso di stare un po' qui con te.» gli disse poi.

Il ragazzo stava per rispondere, ma, quando Sonia si avvicinò al davanzale della finestra, fu costretto a spostare lo sguardo nuovamente verso l'esterno, per cercare di non pensare alla ragazza che, adesso, si trovava al suo fianco.

«Da qui è quasi poetico guardare la pioggia.– continuò la principessa –Credo sia il punto più bello da cui osservarla.»

«Ti piace la pioggia? E' per questo che vuoi restare qui?» le domandò lui, la voce leggermente più roca del solito.

Sonia non rispose immediatamente, come se non fosse sicura su cosa dire.

Poi la sua voce, ancora più dolce e pura del suono che arrivava all’esterno risuonò nella stanza.

«No, voglio stare qui perché ci sei tu.»

 

Anche in quel momento si trovavano in quella stessa stanza o, meglio, in ciò che era rimasto dell’aula 1B.

E, come allora, stava piovendo.

Ma questa volta le gocce d’acqua, che entravano dalla finestra rotta, si frantumavano contro di lui con una forza tale che Gundham si chiese come aveva anche solo potuto vederle come un qualcosa di puro.

«Gundham, perché non mi rispondi?»

Ogni parole pronunciata da quella voce così sadica e maliziosa era come una pugnalata per lui.

Il ragazzo alzò lo sguardo, puntandolo sulla ragazza che si trovava a cavalcioni sopra il suo stomaco, nello stesso punto in cui, poco prima, aveva affondato la spada che adesso teneva tra le mani.

«D-Dark Lady...»

Quando la chiamò in quel modo, gli occhi della ragazza brillarono di luce propria.

 

Il paesaggio innevato che avevano visto quel giorno era rimasto impresso nella sua mente.

Si trovavano sempre lì, in quell’identica aula, seduti davanzale della stessa finestra.

Era diventata una loro abitudine rimanere lì dopo le lezioni.

A volte parlavano per ore, altre restavano in completo silenzio, a contemplare i cambiamenti di quel solito paesaggio.

Gundham era quasi arrivato a pensare che loro due fossero legati dal destino, tanto erano in sintonia.

«Sai Gundham, secondo me sei carino.»

Quando Sonia aveva pronunciato quelle parole, il ragazzo aveva sentito le guance andargli completamente in fiamme.

Che discorsi si era messa a fare all’improvviso? Che fosse stata posseduta da qualche Demone maligno?

«Oh, sei arrossito!– la voce di Sonia era diventata ancora più squillante del solito –Che carino!»

Il ragazzo non distolse lo sguardo dai fiocchi di neve che continuavano a danzare fuori dalla finestra, mentre il calore del suo viso aumentava.

No, così non andava bene.

Poteva sentire tutte le sue forze magiche venire meno.

Certo! Quello doveva essere un incantesimo! Perché non ci aveva pensato prima?

Doveva smettere di farla parlare, così da poter recuperare le sue forze magiche e eliminare quel Demone.

Ma, quando Gundham si voltò verso di lei e il suo sguardo si posò sui suoi bellissimi occhi, più chiari e brillanti di quei fiocchi di neve, il ragazzo non poté far altro che ammettere la sconfitta, mentre un altro “Che carino!” usciva dalle labbra di Sonia.

 

Ma quella luce, che faceva brillare quei bellissimi occhi nel buio, era adesso completamente diversa da quella di allora.

Non vi era più alcuna traccia della purezza e della dolcezza che avevano ricordato a Gundham i piccoli fiocchi di neve.

No, ora l’unica cosa che si riusciva a vedere era puro gelo. Un freddo così pungente e glaciale che si addiceva più ad un’impetuosa tempesta di neve.

«Dovresti chiamarmi con il mio nome, Gundham. Proprio come quella volta» sussurro la ragazza, mentre un piccolo sorrisetto, appena percettibile nel buio della stanza, si formava sul suo volto.

 

«Sonia...»

Quando Gundham aveva sussurrato quel nome per la prima volta, la ragazza a pochi centimetri da lui era arrossita visibilmente, così tanto da risultare fin troppo visibile nell’oscurità che li stava circondando.

Si trovavano sempre lì, in quella solita aula.

Il ragazzo si trovava seduto a terra, le spalle contro il muro, la testa che quasi sfiorava il davanzale della loro solita finestra.

Accovacciata tra le sue gambe, a pochi centimetri dal suo volto, si trovava lei.

Sonia.

Neanche Gundham sapeva come erano finiti in quella posizione.

Un attimo prima erano seduti sul davanzale della finestra, come sempre, e un secondo dopo si erano ritrovati a terra.

Ma la dinamica degli eventi era l’ultima cosa che gli importava.

Sonia era così vicina a lui che il ragazzo stava per avere un infarto.

Ed era stato proprio in quel momento che aveva quel nome era uscito fuori dalle sue labbra, prima che potesse acquistare abbastanza lucidità da potersi fermare.

E ora la situazione si era fatta ancora più imbarazzante.

Sonia teneva i suoi occhi –i suoi bellissimi e brillanti occhi– a puntati a terra, le guance completamente in fiamme.

Se Gundham ascoltava attentamente, poteva benissimo riuscire a sentire il cuore della ragazza che, con forza, le batteva nel petto.

O forse era il suo a battere così forte?

Non lo sapeva e neanche voleva scoprirlo.

Era come se si trovasse sotto il controllo di un potentissimo incantesimo.

Mosso da un coraggio che mai prima di allora aveva avuto, il ragazzo aveva portato una mano al viso di lei, lasciando che il calore emanato dalla sua guancia si espandesse sul suo palmo.

«Sai, Gundham...»

Sonia aveva puntato i suoi occhi su di lui.

«...io continuo a trovarti carino.»

Quelle parole furono il colpo di grazia.

Prima che potesse fermarsi, il ragazzo si era sporto in avanti e aveva unito le sue labbra a quelle di lei.

Gundham chiuse gli occhi, lasciandosi andare a quella sensazione di libertà che non aveva mai sentito fino ad allora.

Una parte della sua testa, forse l’unica che era rimasta lucida, continuava ad urlargli di liberarsi da quel temibile incantesimo, prima che fosse troppo tardi.

E lui stava per ascoltarla, sul serio.

Ma, poi, Sonia ricambiò il bacio.

 

Il ragazzo aguzzò lo sguardo, cercando di mettere a fuoco la figura che si stagliava sopra di lui, nonostante la sua vista stesse ormai iniziando a venire meno.

Per un attimo, anche se solo per un attimo, gli parve quasi di vedere la Sonia Nevermind che aveva conosciuto e che aveva continuato a vivere nei suoi ricordi.

La Sonia che era rimasta con lui in quel giorno di pioggia.

«S-So...»

La Sonia che gli aveva detto che lo trovava carino, di fronte a quel passaggio innevato.

«...ni...»

La Sonia che aveva baciato nel buio di quella stessa aula.

«...a.»

La Sonia che aveva amato.

Ma, quando la spada si conficco nel suo petto e la risata della ragazza gli arrivò alle orecchie  anche quell’ultimo barlume di speranza si dissolse.

Gundham aprì la bocca, ma niente uscì da questa.

Non aveva neanche più le forze di urlare.

«Oh Gundham...»

Sonia sussurrò il suo nome e il suo volto si contorse in un’espressione di malsano piacere, mentre la forza sul manico della sua spada aumentava così da far affondare la lama sempre più a fondo.

«...sei sempre così carino.»

QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
Prompt: Arcani maggiori (Imperatrice)

Raccolta: The Arcana is the means by which all is revealed
Arcana: III – Empress
Fandom: Persona 3, Persona 4, Persona 5
Personaggi: Mitsuru Kirijo, Margaret, Haru Okumura





Mitsuru non si era sentita mai così minacciata prima di allora. 
Seduta al suo solito tavolo di uno dei locali più importanti di Tokyo, la ragazza non riusciva a distogliere lo sguardo dall'elegante donna che aveva occupato il posto libero davanti al suo, senza neanche chiederle il permesso.
Anche se non lo ammetteva mai, Mitsuru era da sempre stata ben conscia della sua posizione all’interno della società. 
Faceva finta di niente quando Akihiko o gli altri la elogiavano, dandole l’appello di imperatrice della S.E.E.S., ma, in realtà, lei concordava pienamente con loro. 
Ogni volta che si guardava allo specchio, lo sguardo che vedeva riflesso non era quello di una ragazza qualcuna; ma quello di una vera dominatrice. 
Tutto, dalle sue movenze al suo tono di voce, era modulato per farle ricoprire a pieno quel ruolo. 
Era quello ciò che pensava chiunque la vedesse, senza alcuna eccezione. 
Eppure, con suo grande stupore, Mitsuru aveva adesso davanti quella che doveva essere la sua peggiore nemesi. 
La donna che si era seduta di fronte a lei indossava un abito blu, che, grazie alle due spaccature laterali, le metteva in risalto le lunghe gambe, coperte solo da una sottile calza nera.
Il suo seno era prosperoso e, da qualsiasi lato la si guardasse, la sua vita era fine e snella, così come metteva in mostra la spessa cintura che la cingeva.
E per non parlare del suo volto.
Non era certo stato un caso se chiunque si fosse voltato verso di lei quando la donna aveva messo piede in quel luogo.
Il suo viso pallido mostrava un'espressione calma ma allo stesso terribilmente seducente, accentuata dal sorriso in cui le sue labbra rosse erano piegate.
Ma la cosa che più dava fastidio a Mitsuru, erano i capelli e gli occhi di quella donna.
Entrambi infatti erano di un colore così insolito da riuscire a distogliere l'attenzione dei presenti dalla sua capigliatura cremisi che sempre era stata la sua caratteristica.
La donna aveva infatti i capelli così lucenti da sembrare d'argento, mentre i suoi occhi erano dorati e caratterizzati da uno sguardo così fermo e immobile da mettere in soggezione chiunque lo incontrasse.
Mitsuru strinse con forza i pugni.
Non poteva perdere così.
Era lei la vera Imperatrice lì dentro.
Non poteva permettere ad una sconosciuta di rubarle così tanto l'attenzione.
«Scusa, vuoi qualcosa? Mi stai osservando da un po'.»
La ragazza dai capelli rossi si riscosse, quando la donna le rivolse un sorrisetto enigmatico, dopo averle posto quella domanda con una voce così calma da farla rabbrividire.
«No, niente.– rispose immediatamente la ragazza, mostrandosi tranquilla come al suo solito –Stavo solo osservando i suoi capelli, li trovo veramente affascinanti.»
Quella mossa funzionava sempre.
Mitsuru era fin troppo consapevole di ciò.
Fare complimenti al nemico era il primo passo per vincere la partita.
«Grazie, anche i tuoi sono molto carini.» rispose l'altra, tornando a bere il tè di fronte a lei, senza battere ciglio.
...
Non solo le dava del "tu" e le parlava come se fosse una ragazzina qualunque, adesso aveva anche il coraggio di definire i suoi capelli "carini"?!
Quella era davvero una dichiarazione di guerra.
Mitsuru accavallò le gambe, mostrando lo sguardo più seducente e dominante che avesse.
L'altra sorrise, divertita, continuando a osservarla; ma la ragazza non si mosse.
Non importava chi si credesse di essere quella donna.
Chiunque fosse, niente e nessuno poteva competere con lei, Mitsuru Kirijo.
Nessuno poteva rubarle il suo ruolo.
E ora lo avrebbe dimostrato–
«Scusate, posso sedermi?»
Una voce dolce arrivò dalla sua sinistra e Mitsuru e la donna si voltarono verso la nuova arrivata.
Chi poteva osare interrompere quella faida che si era appena creata?
Chi poteva avere anche solo il coraggio di volersi sedere al loro tavolo?
Ma, quando i calmi occhi color nocciola e il dolce sorriso di Haru Okumura entrarono nel suo campo visivo, la ragazza sentì come una scarica elettrica attraversarla.
Come se fosse in uno stato di tranche, annuì leggermente e, mentre lei si sedeva con eleganza alla sua sinistra, Mitsuru non fu sorpresa di vedere che anche il corpo di quella che, fino a pochi secondi prima, era la sua più terribile rivale fu scosso da un forte brivido.

Profile

sofytrancy

February 2021

S M T W T F S
 123456
789101112 13
14151617181920
21222324252627
28      

Syndicate

RSS Atom

Most Popular Tags

Style Credit

Expand Cut Tags

No cut tags
Page generated Jun. 27th, 2025 12:08 pm
Powered by Dreamwidth Studios