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Mar. 24th, 2019 07:04 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
QUESTE DRABBLE PARTECIPANO AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
Missione Shannen Week6
Fandom: Persona 4
Coppia: Kanji/Naoto
Parole: 100 parole l'una
#41
Naoto non ne sarebbe stata contenta.
Kanji sospirò, mentre quella verità si faceva strada nella sua mente.
Le aveva promesso che non avrebbe più fatto risse in vita sua, qualsiasi fosse stato il motivo.
Eppure adesso era lì, seduto contro il muro della scuola, con un occhio nero, un labbro spaccato e le nocche insanguinate.
Sapeva di aver sbagliato e adesso ne avrebbe subito le conseguenze.
Però, quando Naoto lo trovò, nessuna ramanzina uscì dalle labbra della ragazza.
L'unica cosa che fece fu sedersi davanti a lui e posargli il ghiaccio che aveva preso in infermeria sull'occhio, in completo silenzio.
#42
«Lasciatelo stare.»
Quando riconobbe la voce che pronunciò quelle parole, Kanji sentì il sangue gelarglisi nelle vene.
«È arrivato il tuo principe, Tatsumi?»
Uno dei cinque teppisti con cui il ragazzo stava avendo una rissa non perse tempo, commentando immediatamente il suo arrivo.
Kanji lo ignorò.
Doveva trovare un modo per portare via la detective da lì.
Lo stesso ragazzo che aveva parlato afferrò il polso di Naoto e Kanji fece uno scatto in avanti, pronto a intervenire.
Ma quando la ragazza gli tirò un pugno in pieno volto, facendogli perdere l'equilibrio, Kanji non poté che rimanere a bocca aperta.
#43
Naoto non aveva mai festeggiato il suo compleanno.
Fin da piccola aveva passato quella giornata come le altre, se non giusto per la torta che veniva servita in tavola la sera.
Dalla morte dei suoi genitori poi, anche i pochi festeggiamenti a cui era costretta a partecipare scomparvero e la ragazza smise di pensarci, lasciando che l'unica persona che le facesse gli auguri fosse suo nonno.
Ma, quando il suo telefono squillò a mezzanotte e lei vide il messaggio di auguri che Kanji le aveva mandato, Naoto non riuscì a trattenere le lacrime di felicità che uscirono dai suoi occhi.
Erano anni che Kanji non prendeva la febbre a quel modo.
Non che stesse così male a dire la verità ma, quando sua madre lo aveva visto in quelle condizioni, gli aveva impedito di andare a scuola.
Annoiato, il ragazzo aveva provato a continuare a cucire qualcuno dei suoi lavori, ma la testa gli faceva così tanto male che per lui era praticamente impossibile.
Per questo, adesso era sotto le coperte, senza niente da fare.
Però, quando Naoto entrò nella sua stanza, dicendo che era venuta per tenergli compagnia, Kanji pensò che sarebbe potuto stare a letto per un'altra settimana.
Se adesso si trovava all'inferno, era esattamente come Naoto se lo era immaginato.
La testa le faceva così male che era come se qualcuno gliela stesse martellando dall'interno.
«Naoto? Stai meglio?»
Una voce ovattata arrivò dal suo fianco e lei cercò di mettere a fuoco la figura che si trovava lì.
Non che ne avesse bisogno.
Sapeva benissimo chi fosse.
Tentò di parlare ma era come se avesse un groppo in gola.
«Non sforzarti, torna a dormire. Io resto qui con te.»
Quando Kanji le sussurrò quelle parole, poggiandole una mano fresca sulla testa, la ragazza chiuse nuovamente gli occhi.
#46
Kanji ricordava fin troppo bene il suo primo incontro con Naoto.
E come poteva dimenticarselo?
Era come se quella scena si ripetesse ogni volta che loro incrociavano i loro sguardi.
Il ragazzo non sapeva come spiegarlo, ma tutte le volte che osservava gli occhi scuri e profondi di lei, provava una fortissima sensazione al petto ed era come se qualcuno iniziasse a far martellare il suo cuore all'impazzata, senza possibilità che questo si fermasse.
E questo avveniva sempre, dal loro primo incontro.
Era come se quello fosse un promemoria: qualcosa che gli ricordasse che lui era perdutamente innamorato di lei.
#47
Se qualcuno le avesse chiesto quando fosse stata la prima volta che aveva provato qualcosa per Kanji, Naoto si sarebbe trovata in difficoltà.
Non sapeva assolutamente neanche lei quando quel sentimento era diventato parte della sua quotidianità, prendendo completamente il sopravvento su tutto il resto.
Anzi, le sembrava impossibile che ci fosse stato un "prima", un tempo in cui loro non si conoscevano e in cui lei non pensava a lui almeno il 90% del suo tempo.
Ma, dopotutto, non era importante sapere quando tutto era iniziato: l'importante per lei era continuare a stare al suo fianco, fino alla fine.
«Cosa ti è venuto in mente?!»
Naoto sussultò.
«Sai benissimo che ho più resistenza di te! Perché ti sei messa nel mezzo?»
«Eri ferito, poteva essere pericoloso...» sussurrò la ragazza.
«Lo era anche per te, Naoto!»
Kanji aveva ragione, mettersi nel mezzo e prendere quell'attacco in pieno non era assolutamente stata una delle sue migliori idee.
Improvvisamente il ragazzo la tirò a sé, stringendola tra le sue braccia.
«Per favore.– la sua voce era adesso tremolante e le sue urla erano diventati quasi sussurri –N-non farlo mai più.»
Naoto annuì, portando anche lei le braccia intorno al corpo di lui.
#49
Quando Naoto aveva fatti da esca per catturare l'assassino, non avrebbe mai immaginato che Kanji avrebbe reagito in quel modo.
Nonostante fosse oramai passato tanto tempo da allora, la ragazza non avrebbe mai potuto dimenticare il modo in cui lui l'aveva sgridata per quel gesto sconsiderato, mentre l'abbracciava con forza, come se avesse paura che lei potesse scomparire.
In realtà non sapeva neanche lei perché continuava a pensarci.
L'unica cosa di cui era a conoscenza era che, nonostante lui le stesse urlando contro, aveva provato una sensazione di felicità e di affetto che poche volte aveva sentito prima di allora.
#50
«Non hai freddo?»
Naoto si voltò verso il ragazzo al suo fianco.
«No, non preoccuparti.»
Kanji le lanciò uno sguardo interdetto.
«Sta nevicando, Naoto.»
«Lo so.»
«E tu sei senza sciarpa.»
«Lo so...»
«E anche senza guanti.»
«Lo s- ehi!»
La ragazza si lasciò sfuggire un piccolo lamento di protesta quando lui le avvolse la sua calda sciarpa intorno al collo.
«Stai al caldo o ti verrà la febbre.»
Naoto avrebbe voluto ribattere ma, quando sentì il profumo del ragazzo che proveniva dalla sciarpa invaderle le narici, decise che, per una volta, poteva evitare di dire ciò che stesse pensando.