Fandom: Bravely Default (Bravely Second)
Ship: Ringabel x Edea
Note: SPOILER (Bravely Second), Missing Moment 
Missione: M6 - Le parole che il cuore sussurra
Parole: 300
 
Ringabel sapeva di doversene andare.
Non solo il ragazzo aveva creato problemi insistendo per poter stare accanto ad Edea (anche se in incognito) ma aveva anche infranto qualsiasi regola nel momento in cui aveva rivelato la sua identità, qualche ora prima.
Se il Comandante lo avesse saputo sarebbero stati guai.
Per questo doveva fare in fretta.
Aveva già aiutato quei quattro nella battaglia contro Yoko e, ora che aveva salutato tutti quanti, poteva finalmente andarsene, facendo finta che niente di tutto quello fosse successo.
«Ringabel, aspetta!»
...Ma quando la voce di Edea gli arrivò alle orecchie, il ragazzo si fermò, ancor prima di potersene rendere conto.
«Edea, devo andare.» disse lui, con la voce più ferma che potesse usare.
«Guardami.» disse lei.
Il ragazzo poteva sentire lo sguardo della guerriera fisso sulla sua schiena ma non aveva il coraggio di voltarsi.
Sapeva che se lo avesse fatto, allora sarebbe stato davvero difficile andarsene.
Soprattutto adesso che non poteva usare più il ruolo di Alternis Dim per stare al suo fianco.
«Ringabel, ti ho detto di guardarmi!» ripetè lei, questa volta a voce più alta.
Il ragazzo strinse i pugni.
«Edea, sul serio, devo andar–»
Prima ancora che potesse finire la frase, Ringabel sentì Edea afferrare il suo braccio con forza e fu costretto a voltarsi verso di lei.
E fu nel momento in cui i loro sguardi si incrociarono che tutti i pensieri razionali di poco prima scomparvero.
L'unica cosa che il ragazzo poteva sentire solo la voglia di stringerla a sé e non lasciarla mai più andare.
Così. prima che Edea potesse urlargli contro – azione che era ovvio che la ragazza stesse per compiere – Ringabel unì le sue labbra con quelle di lei, ascoltando, dopo tanto tempo, solo ciò che il suo cuore gli ordinava di fare.
Titolo: 365+1 Days (#Risveglio)
Fandom: Persona 4
Ship: Naoto x Kanji
Missione: M1 – Love
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Quando Kanji si svegliò non ebbe il coraggio di aprire gli occhi.
Nella sua mente continuavano a susseguirsi gli eventi della sera prima: la voce con cui Naoto aveva sussurrato il suo nome, il modo in cui le sue dita che gli avevano accarezzato la schiena, il contatto con la sua pelle nuda...
Per quanto quei dettagli fossero reali, tutto era stato così fantastico che lui stentava a credere che fosse accaduto sul serio.
Così, quando finalmente vide che Naoto dormiva accucciata contro il suo petto, Kanji non riuscì a fermare il sospiro di sollievo che lasciò le sue labbra.

 
 
Titolo: 365+1 Days (#Vestiti)
Fandom: Persona 4
Ship: Naoto x Kanji
Missione: M1 – Love
Nota: interpretato con “cosa non si farebbe per amore”.
Tipo: pure drabble

 
Naoto non aveva mai amato passare le giornate a provarsi vestiti su vestiti.
Non riusciva davvero a capire cosa ci trovassero tutte le ragazze che conosceva nell'andare a fare shopping e a passare poi ore nei camerini, per scegliere quale outfit poteva essere il migliore.
Per questo, ogni volta che Rise le proponeva un'uscita del genere, lei trovava sempre il modo di rifiutare.
Ma, quando Kanji le chiese se le andasse di provare qualcuno dei vestiti che lui aveva cucito, Naoto decise che, per una volta, non le sarebbe minimamente dispiaciuto passare il suo intero pomeriggio in un'attività del genere.

 
 
Titolo: 365+1 Days (#Mal di testa)
Fandom: Persona 4
Ship: Naoto x Kanji
Missione: M1 – Love
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Naoto credeva di impazzire.
Quel mal di testa era così forte che la ragazza non riusciva neanche a pensare in maniera lucida, in quanto ogni singolo tentativo le lanciava delle terribili fitte.
E non poter pensare era una delle cose che Naoto odiava.
Lei era una detective: pensare non era solo il suo lavoro, ma una necessità.
Ma, quando Kanji si sdraiò sul letto accanto a lei e le dette un dolce bacio sulla fronte, dicendole che l'avrebbe coccolata finché non le sarebbe passato il dolore, Naoto si rese conto che, forse, quella situazione non era poi così tanto male.

 
 
 
Titolo: 365+1 Days (#Domenica)
Fandom: Persona 4
Ship: Naoto x Kanji
Missione: M1 – Love
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Kanji aveva sempre amato la domenica.
Era l'unico giorno della settimana in cui poteva dedicarsi ai suoi hobby.
Certo, aveva anche passato periodi senza andare a scuola, ma quei giorni non erano lo stesso.
Ma, adesso, non era più così.
La domenica era solo diventata una giornata che Kanji non vedeva l'ora che passasse.
E questo perché? Beh, ovviamente perché quella giornata era l'unica durante la settimana in cui non aveva una scusa per vedere Naoto.
Così, quando la detective gli chiese se volesse passare il fine settimana a prepararsi insieme per gli esami, il ragazzo accettò senza neanche pensarci.

 
 
Titolo: 365+1 Days (#Bambini)
Fandom: Persona 4
Ship: Naoto x Kanji
Missione: M1 – Love
Nota: interpretato con “cosa non si farebbe per amore”.
Tipo: pure drabble

 
Naoto non amava i bambini.
Li aveva sempre trovati delle vere e proprie palle al piede, qualcosa di carino e accettabile solo se si trovavano a circa dieci metri da lei.
Per questo, Naoto non riusciva a capire perché fosse in quel luogo.
Seduta in mezzo ad un gruppo di bambini urlanti, la detective stava cercando di reprimere l'impulso di alzarsi e andarsene.
Ma, quando il suo sguardo si posò su Kanji che, a pochi centimetri da lei, stava mandando avanti uno spettacolo di burattini, la ragazza non riuscì a trattenere il piccolo sorriso che si formò sulle sue labbra.

 
 
Titolo: 365+1 Days (#Studio)
Fandom: Persona 4
Ship: Naoto x Kanji
Missione: M1 – Love
Nota: interpretato con “cosa non si farebbe per amore”.
Tipo: pure drabble

 
Kanji odiava studiare.
Mettersi a sedere ad un tavolo e passare le ore a leggere libri di cui non comprendeva neanche il significato era, per lui, una delle peggiori perdite di tempo.
Insomma, che senso aveva?
Tanto era inutile.
Le materie come la matematica o la letteratura giapponese non gli sarebbero mai entrati in testa, neanche dopo anni!
A questo punto era meglio se passava il suo tempo a migliorare la sua tecnica di cucito, no?
Ma, nonostante questo, quando Naoto gli chiese di studiare insieme a lei, nell'anticamera del cervello di Kanji non passò neanche la possibilità di rifiutare.

86.
Titolo: 365+1 Days (#Leggere)
Fandom: Persona 4
Ship: Naoto x Kanji
Missione: M1 – Love
Nota: interpretato con “cosa non si farebbe per amore”.
Tipo: pure drabble

 
Kanji non amava leggere.
Nonostante gli fosse stato detto fin da piccolo che leggere era qualcosa di importante, il ragazzo non riusciva proprio a farsi piacere quell'attività.
Alla fine, perché doveva passare il suo tempo libero a fare un qualcosa che di così inutile?
Lui aveva altro da fare.
Aveva sua madre da aiutare, doveva migliorare nel cucito e, soprattutto, doveva lavorare sul suo carattere.
Leggere l'ultimo dei suoi problemi.
Però, quando vide il modo in cui gli occhi di Naoto si illuminavano mentre leggeva uno dei suoi libri preferiti, Kanji iniziò a rivalutare quel modo di passare il tempo.

 
 
 
 
Titolo: 365+1 Days (#Paura)
Fandom: Persona 4
Ship: Naoto x Kanji
Missione: M1 – Love
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Anche se non voleva ammetterlo, Naoto, in quel momento, era terrorizzata.
Il luogo in cui si trovavano era così buio che, anche assottigliando lo sguardo, non si riusciva a vedere niente, neanche ad un metro.
E questo le metteva ansia.
Sapere che tantissime Shadow potevano essere intorno a loro, pronte ad attaccarli, la stava mandando nel panico.
Non importava quanto stringesse la pistola nella sua mano destra. Il terrore restava lì, senza che lei potesse farci niente.
Ma, quando sentì Kanji che, di nascosto, intrecciava le dita della mano della detective con le sue, Naoto sentì la paura svanire completamente.

 
 
 
Titolo: 365+1 Days (#Animal Crackers)
Fandom: Persona 4
Ship: Naoto x Kanji
Missione: M1 – Love
Nota: interpretato con “cosa non si farebbe per amore”.
Tipo: pure drabble

 
Per quanto sapesse di stare sbagliando, Kanji non condivideva mai con nessuno i suoi Animal Crackers.
Erano suoi, solo suoi.
Ogni volta che Rise tentava di prenderglieli, il ragazzo si arrabbiava con la idol e ribadiva quel concetto.
E, questo, riguardava soprattutto il pinguino.
Il cracker a forma di quell'animale era il più buono dell'intero set e, per questo, anche il più raro.
Era difficilissimo trovarne anche uno solo dentro un sacchetto.
Ma, quando Naoto gli chiese gentilmente di poter provare un Animal Cracker, Kanji le diede, senza neanche pensarci, l'unico pinguino che aveva trovato dopo due settimane di ricerca.

 
 
 
Titolo: 365+1 Days (#Campeggio)
Fandom: Persona 4
Ship: Naoto x Kanji
Missione: M1 – Get Wild
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Naoto odiava il campeggio.
Non sapeva neanche lei perché aveva accettato di partecipare a quell'evento della sua scuola o, meglio, non sapeva perché aveva lasciato che Rise accettasse per lei.
Adesso si trovava lì, dentro ad una tenda troppo piccola per i suoi gusti e poggiata su un terreno troppo duro per poter dormire, sola perché la idol era andata a fare chissà cosa.
Voleva tornare a casa.
Ma, quando Rise entrò nella tenda, tirando Kanji per un braccio dietro di lei, e proponendo di passare la notte tutti e tre insieme, quei pensieri sparirono completamente dalla mente della detective.


 
Titolo: 365+1 Days (#Collana)
Fandom: Persona 4
Ship: Kanji x Naoto
Missione: M1 – Love
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Naoto non era solita mettersi gioielli.
Anelli, collane e braccialetti erano qualcosa che la ragazza non amava indossare.
Non sapeva neanche lei il perché a dire la verità: certo, la sua idea di non voler apparire femminile era sicuramente il punto principale di quella decisione, ma, alla fine, di gioielli maschili ce ne erano a bizzeffe nel mondo.
Semplicemente, quelle cose non facevano per lei.
Dopotutto, tutto quello che non avesse a che fare con il mistero, non faceva per lei.
Ma, da quando Kanji le aveva regalato la sua vecchia collana, la detective non aveva mai smesso di indossarla.

 
 
Titolo: 365+1 Days (#Gruppo sanguigno)
Fandom: Persona 4
Ship: Kanji x Naoto
Missione: M1 – Love
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Kanji non si era mai interessato a quelle cose.
Catalogare i dati su tutti i ragazzi dell'Investigation Team? Perché avrebbe dovuto farlo?
«Ti ringrazio per l'aiuto, Kanji-kun.»
...ecco il motivo.
Quella era stata un'idea di Naoto: non sapendo che effetti poteva avere su di loro la nebbia della TV, aveva deciso di fare vari esami.
E lui si era offerto di aiutarla.
Ma, adesso che l'aveva così vicino, non riusciva a pensare ad altro che a lei.
Così, quando vide il gruppo sanguigno di Naoto, non poté far a meno di notare come i loro due gruppi fossero estremamente compatibili.


Titolo: 365+1 Days (#Compatibilità)
Fandom: Persona 4
Ship: Kanji x Naoto
Missione: M1 – Love
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Naoto non aveva mai creduto in quegli stupidi giochi.
Insomma, come potevano delle strane operazioni senza senso dirti la compatibilità tra due persone?
Il tutto poi, basato sul proprio nome!
Eppure, era già una settimana che Rise continuava a farle vedere come funzionavano quei conti e, a parer suo, erano tutti estremamente affidabili – o, almeno, lo erano quelli per cui lei e il Senpai avevano una compatibilità elevata.
Ma lei sapeva che erano tutte stupidaggini.
Eppure, quando tornò a casa, quella sera, Naoto pensò che, per una volta, avrebbe potuto provare con il suo nome e quello di Kanji.

Titolo: The princess and the dark mage (Aftselakhis)
Fandom: Danganronpa 2
Ship: Gundham x Sonia
Missione: M2 – Aftselakhis (Yiddish)
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Solitamente, Gundham non avrebbe fatto niente del genere: perché mai avrebbe dovuto fare qualcosa che gli era stato vietato con l'unico unico scopo di far arrabbiare qualcuno?
Ma, da quando stava con Sonia, le cose erano diverse.
Gundham non sapeva perché, ma stuzzicare la ragazza dai capelli biondi era diventato oramai il suo nuovo passatempo preferito.
Adorava vedere le guance della ragazza arrossire leggermente, mentre i suoi occhi, di solito dolci e puri, si assottigliavano con fare minaccioso.
E, anche se si era ripromesso più volte di smettere, non poteva farci niente: la trovava troppo bella quando lei si arrabbiava.
 
 
 
Titolo: The princess and the dark mage (Agastopia)
Fandom: Danganronpa 2
Ship: Gundham x Sonia
Missione: M2 – Agastopia (Inglese)
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Sonia amava tutto di Gundham.
Non c'era niente nel ragazzo che a lei non piacesse, a partire dal suo aspetto fisico fino ad arrivare al suo carattere particolare, così strano e inusuale da essere riuscito a stregarla completamente.
Ma, se proprio avesse dovuto scegliere, Sonia sapeva quale era la parte che più l'attirava di lui: i suoi occhi; in particolare, il loro colore.
Così, quando Gundham le confessò di non amare la sua bicromia, Sonia non riuscì a credere alle sue orecchie e non potè non dirgli che i suoi erano gli occhi più belli che lei avesse mai visto.
 
 
 
Titolo: The princess and the dark mage (Alexithymia)
Fandom: Danganronpa 2
Ship: Gundham x Sonia
Missione: M2 – Alexithymia (Inglese)
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Senza parole.
Ecco come si sentiva Gundham quando Sonia si sedeva accanto a lui, lo sfiorava o, anche solo, gli passava davanti, facendo oscillare i suoi lunghi capelli biondi di fronte ai suoi occhi.
E questo lo stava facendo, letteralmente, impazzire.
Aveva tentato di confessare i suoi sentimenti – era ovvio che ci avesse provato – però, ogni volta, era come se nessuna parole fosse in grado di esprimere perfettamente ciò che lui provava.
Ma, quando Sonia prese il viso di lui tra le sue mani e lo baciò, il ragazzo capì che le parole erano, in quel caso, superflue.
 
 
 
Titolo: The princess and the dark mage (Anaxiphilia)
Fandom: Danganronpa 2
Ship: Gundham x Sonia
Missione: M2 – Anaxiphilia (Inglese)
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Sonia sapeva che Gundham era una persona di cui lei non si doveva innamorare.
Fin dalla nascita, tutti intorno a lei le avevano sempre ricordato che lei si sarebbe dovuta innamorare di qualcuno che possedeva sangue nobile.
Per questo, anche solo l'idea di dover presentare ai suoi genitori un ragazzo che aveva come unico titolo quello di "Ultimate Breeder" e che aveva come sudditi solo quattro criceti era diventata un incubo.
Ma, quando Gundham le sorrise, il cuore di Sonia iniziò a batterle con così tanta forza da farle capire che, oramai, era troppo tardi per innamorarsi di qualcun altro.
 
 
 
Titolo: The princess and the dark mage (Apodyopsis)
Fandom: Danganronpa 2
Ship: Gundham x Sonia
Missione: M2 – Apodyopsis (Greco)
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Se Sonia lo avesse saputo, lui sarebbe morto.
Ma, nonostante sapesse il rischio che stava correndo, Gundham non poteva farne a meno.
Ogni volta che la ragazza entrava nel suo campo visivo, era come se la stessa identica scena si presentasse davanti ai suoi occhi.
Immaginava il vestito della ragazza venir sganciato da dietro e la stoffa morbida che scivolava lungo la pelle candida di lei, lentamente. Lei portava le braccia al suo petto, imbarazzata, mentre le sue guance si tingevano di rosso...
«Gundham, mi stai ascoltando?»
Quando Sonia gli pose quella domanda, il ragazzo annuì come se niente fosse.
 
 
 
Titolo: The princess and the dark mage (Augenblick)
Fandom: Danganronpa 2
Ship: Gundham x Sonia
Missione: M2 – Augenblick (Tedesco)
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Se quello era un sogno, Gundham non voleva svegliarsi.
Sonia era lì, tra le sue braccia, le sue labbra poggiate su quelle di lui e il ragazzo non riusciva a percepire nient'altro.
Il calore estivo che fino a pochi istanti prima lo stava uccidendo era sparito completamente.
Il chiasso dei suoi compagni di classe era diventato sempre più ovattato.
Il peso del corpo della ragazza, poggiato contro di lui, era svanito.
In quel momento fugace e breve, ma per lui intenso ed eterno, era come se non esistesse nessun altro, se non le loro labbra, unite nel loro primo bacio.
 
 
 
Titolo: The princess and the dark mage (B'shert)
Fandom: Danganronpa 2
Ship: Gundham x Sonia
Missione: M2 – B'shert (Yiddish)
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Sonia aveva sempre creduto nella favola dell'anima gemella, ma più il tempo passava e più lei iniziava a dubitare di quella leggenda.
Aveva passato la sua vita a cercarla, in lungo e in largo per tutto il mondo.
Grazie al suo status di principessa, era riuscita a viaggiare in diverse nazioni e a conoscere persone da ogni dove, tra cui anche molti pretendenti. Ma non c'era niente da fare.
Per questo, la ragazza aveva deciso di arrendersi.
Ma, quando i suoi occhi incrociarono quelli di Gundham per la prima volta, Sonia capì di aver finalmente trovato colui che stava cercando.
 
 
 
Titolo: The princess and the dark mage (Cafuné)
Fandom: Danganronpa 2
Ship: Gundham x Sonia
Missione: M2 – Cafuné (portoghese brasiliano)
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Sonia stava dormendo accanto a lui, nel suo letto.
Gundham continuava ad osservare la principessa che, poche ore prima, si era intrufolata nella sua stanza, dicendo di aver bisogno di qualcuno con cui parlare... per poi essersi addormentata nel suo letto.
Ma, nonostante non volesse farla andare via, il ragazzo sapeva che avrebbe fatto bene a svegliarla immediatamente.
Quando vide il sorriso felice sulle sue labbra, però, Gundham si stese accanto a lei e fece scivolare gentilmente le dita tra i suoi capelli biondi, sentendo il suo cuore perdere un battito quando Sonia sussurrò dolcemente il suo nome nel sonno.
 
 
 
Titolo: The princess and the dark mage (Komorebi)
Fandom: Danganronpa 2
Ship: Gundham x Sonia
Missione: M2 – Komorebi (Giapponese)
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Sonia si sedeva spesso su quella panchina.
Gundham aveva ottenuto quell'informazione casualmente, mentre passava il suo tempo ad occuparsi dei suoi criceti, all’aperto.
E, anche se non sapeva perché, ogni volta che lei si sedeva lì, il ragazzo non riusciva più a toglierle gli occhi di dosso.
Quella donna doveva essere una strega, un demone maligno!
Ma, quando si voltò nuovamente verso di lei, Gundham non poté far a meno di pensare che, illuminata dai pochi raggi di luce che filtravano tra le foglie, Sonia era così bella da sembrare, più che un essere maligno, una vera e propria dea.
 
 
 
Titolo: The princess and the dark mage (Bedgasm)
Fandom: Danganronpa 2
Ship: Gundham x Sonia
Missione: M2 – Bedgasm (Inglese)
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Sonia lo avrebbe reso pazzo.
Gundham non sapeva cosa gli stesse succedendo ma, ogni volta che Sonia gli rivolgeva la parola o anche solo si trovava vicino a lui, una stranissima euforia si faceva strada dentro di lui.
Aveva provato di tutto: dai riti agli incantesimi più strani, ma niente.
Quella sensazione continuava a presentarsi e, non solo, col tempo si acuiva sempre di più, rendendogli invivibile i momenti passati in classe.
Ma, quando Ibuki gli fece notare che quell'euforia doveva essere causata dal fatto che Sonia fosse il suo primo amore, Gundham non riuscì a trovare una motivazione migliore.


Titolo: The princess and the dark mage (Basorexia)
Fandom: Danganronpa 2
Ship: Gundham x Sonia
Missione: M2 – Basorexia (Inglese)
Nota: -
Tipo: pure drabble

 
Sonia voleva baciarlo.
Neanche lei sapeva da dove fosse venuto quel desiderio, ma, da qualche giorno, la ragazza non riusciva a pensare ad altro.
Ogni volta che Gundham parlava, era come se tutto intorno a lei si facesse ovattato e, nonostante lei cercasse di ascoltare ciò che il ragazzo le stesse dicendo, l'unica cosa su cui riusciva a focalizzarsi erano le sue labbra che si aprivano e si chiudevano.
Non ce la faceva più.
All'inizio aveva deciso di ignorare quel desiderio, ma più andava avanti e più aumentava.
Così, quando il ragazzo le parlò nuovamente, Sonia cedette e lo baciò.


Titolo: The princess and the dark mage (Psithurism) 
Fandom: Danganronpa 2
Ship: Gundham x Sonia
Missione: M2 – Psithurism (Inglese) 
Nota: -
Tipo: pure drabble
 
Sonia adorava il suono del fruscio delle foglie che venivano mosse dal vento e, quindi, non era raro che passasse i suoi pomeriggi a sedere su una delle panchine nel cortile della scuola.
Ed era stato proprio in uno di quei pomeriggi che aveva parlato con Gundham per la prima volta.
Il ragazzo si era presentato a lei con il suo solito fare teatrale per poi sedersi sulla sua stessa panchina e iniziare a parlare.
E fu in quel momento che Sonia notò che, la voce di quel ragazzo era ancora più piacevole del dolce suono che tanto amava ascoltare.
 
 
Titolo: The princess and the dark mage (Stjerneklart) 
Fandom: Danganronpa 2
Ship: Gundham x Sonia
Missione: M2 – Stjerneklart (Norvegese)
Nota: -
Tipo: pure drabble
 
Stelle. Quella era l'unica cosa che Gundham, con Sonia al suo fianco, aveva nel campo visivo in quel momento.
Ma...
«Sono bellissime, vero?»
Nonostante la ragazza fosse così entusiasta di quell'enorme cielo stellato, lui non riusciva davvero a comprendere cosa ci fosse di così bello.
Quando abbassò lo sguardo e lo puntò su di lei per risponderle, però, Gundham si bloccò immediatamente.
Riflessi nei suoi occhi, anche quei piccoli puntini luminosi diventavano una delle cose più belle che lui avesse mai visto in tutta la sua vita.
Per questo, rispose, con la voce più roca del solito:
«Sì, sono stupende.»
Fandom: Bravely Default
Personaggi: Alternis Dim
Avvertimenti: SPOILER, Missing Moment
Missione: M3 - Onora tuo padre e tua madre.
Numero di parole: 240
 
Gli occhi di Alternis Dim erano puntati sul pilastro di luce che, a soli pochi metri da lui, si alzava verso il cielo.
Non c'era più tempo. Doveva agire immediatamente.
Il cavaliere dall'armatura nera si voltò, dando le spalle alla grande finestra dell'aeronave e iniziando a camminare verso la porta della sala comandi, per raggiungere il ponte.
Un brivido gli corse lungo la schiena quando pensò a cosa avrebbe trovato sulla nave nemica, una volta che sarebbe saltato su quella per fermare i piani di quell'essere malvagio.
Edea Lee.
La ragazza che lui aveva da sempre amato era adesso dalla parte dei cattivi e Alternis non riusciva ancora a credere di dover incrociare la sua spada con lei.
Ma non poteva fare altrimenti.
Dopotutto, quello era l'ultimo desiderio di Braev Lee.
Non appena quel pensiero gli attraversò la mente, il cavaliere iniziò a camminare con passo più deciso, l'ansia di poco prima che era completamente scomparsa.
Il Templare era morto.
Questo perché lui non era stato abbastanza bravo da proteggerlo.
E questo Alternis non se lo sarebbe mai perdonato.
Il ragazzo arrivò sul ponte e afferrò la sua spada, pronto a saltare sull'aeronave in cui la battaglia finale avrebbe avuto luogo, mentre il suo obiettivo si faceva sempre più chiaro nella sua mente.
Per esaudire il desiderio di colui che considerava alla stregua di un padre, Alternis avrebbe vinto.
Anche se questo significava uccidere la persona che, da sempre, amava.
Fandom: Persona 3
Coppia: Akihiko x Mitsuru
Tipo di storia: raccolta di pure drabble
Numero di drabble: 3
POV: Akihiko
Missione: M2 - La Stella
Nota: Akihiko rappresenta l'arcano de La Stella in Persona 3 (versione Portable, se si sceglie la protagonista femminile).

1.
 
Akihiko stava iniziando a perdere la speranza.
Non importava quante volte Mitsuru lo avesse allontanato e rifiutato in quegli anni, dentro di lui, il ragazzo aveva sempre continuato a sperare che, un giorno, la sua fidata compagna di squadra potesse aprirsi di più con lui, ignorando il ruolo che era stato loro assegnato.
Ma, adesso, aveva quasi raggiunto il limite: era come se la ragazza non lo guardasse nemmeno.
Però, quando Mitsuru gli chiese di accompagnarla a vedere un film, quella sera, Akihiko pensò che, forse, poteva continuare a sperare in un'evoluzione del loro rapporto ancora per un altro po'.
 
 
2.
 
Da quando aveva inviato a Mitsuru l'invito ad uscire insieme, Akihiko non poteva smettere di guardare il telefono.
Non importava che il volume fosse al massimo.
Non importava che fosse vicino a lui per essere sicuro di sentirlo.
Non importava neanche che avesse impostato la suoneria in modo che suonasse solo se il messaggio veniva da Mitsuru.
Il ragazzo continuava a osservarlo, nonostante sapesse che la risposta che attendeva non sarebbe arrivata prima.
Doveva attendere, senza farsi prendere dall'ans–
Il telefono squillò e il ragazzo accese immediatamente lo schermo, esultando internamente quando vide il "sì" che lei gli aveva inviato.
 
 
3.
 
Akihiko ricordava perfettamente il primo incontro che aveva avuto con Mitsuru, quando andavano ancora alle medie.
Lei si era presentata a lui subito dopo uno dei suoi incontri di boxe e, per un momento, il ragazzino aveva pensato che si trattasse di una delle sue solite, noiose, fan.
Non appena la vide, però, Akihiko era rimasto completamente senza parole.
Mitsuru era lì, davanti a lui, e gli stava rivolgendo quello sguardo così freddo ma, allo stesso tempo, così tanto intrigante.
E, mentre lei si era messa a parlare, un unico pensiero era apparso nella mente confusa del ragazzo: “E' bellissima.”

Fandom: Persona 3
Coppia: Akihiko x Mitsuru
Tipo di storia: raccolta di pure drabble
Numero di drabble: 15
POV: Mitsuru
Missione: M2 - L'Imperatrice
Nota: Mitsuru rappresenta l'arcano de L'Imperatrice in Persona 3.


QUESTA STORIA PARTECIPA SIA AL COW-T10 (INDETTO DA LDF) SIA A "IL WALTZER DI FIORI" (INDETTO DA PIUME D'OTTONE)

 
1. Alloro – Vittoria

 

Mitsuru non si era mai sentita così tanto bene in vita sua.

Avevano vinto.

Non appena il Tartarus era scomparso e loro si erano ritrovati di fronte alla loro scuola, la ragazza aveva sentito tutta la tensione di poco prima dileguarsi, mentre alcune lacrime di commozione iniziavano a farsi strada lungo le sue guance.

Quella storia aveva finalmente raggiunto una fine.

Avevano battuto Nyx. Erano riusciti a salvare il mondo.

E, adesso...

Una sensazione di calore la invase quando Mitsuru si voltò verso Akihiko e si lanciò contro di lui, stringendolo con forza.

...adesso niente poteva impedirle di essere felice.

 


2. Arancio – Matrimonio

 

Quello sarebbe sicuramente diventato il giorno più bello della sua vita.

Mitsuru lanciò uno sguardo al grandissimo portone che aveva davanti agli occhi e che avrebbe segnato, sicuramente, un nuovo inizio.

Mancava poco, davvero così poco.

Presto l'ingresso si sarebbe aperto e lei avrebbe dovuto iniziare a camminare in quella chiesa che aveva scelto con tanta cura.

Quella canzone, che da settimane era in testa, avrebbe iniziato a risuonare intorno a lei.

Tutti si sarebbero voltati a guardarla e avrebbero ammirato il suo meraviglioso abito bianco.

E, finalmente, sarebbe successo: avrebbe abbandonato il suo nome e sarebbe diventata Mitsuru Sanada.

 

 

3. Viola del pensiero – “Ti penso”

 

Ultimamente Mitsuru non sapeva cosa le stesse succedendo.

Nonostante continuasse a cercare di concentrarsi sul suo lavoro, Akihiko continuava ad apparire nella sua mente, distraendola.

Aveva provato di tutto. Aveva tentato di ascoltare musica a tutto volume; aveva provato a fare altro invece che lavorare; aveva anche cercato di sforzarsi di pensare a qualcosa, qualsiasi cosa, che non fosse il ragazzo.

Ma bastava un attimo di distrazione e Akihiko appariva: i suoi capelli dal colore insolito, i suoi occh–

...

Mitsuru sospirò, chiudendo il libro che stava leggendo e rassegnandosi all'idea che non pensare a quel ragazzo fosse praticamente impossibile.

 

 

4. Potentilla – Protezione

 

«Sì può sapere cosa ti è preso?!»

Neanche lei lo sapeva con certezza. La sua calma che aveva da sempre dominato nel suo carattere era completamente scomparsa nel momento in cui Akihiko era entrato nel suo campo visivo, la ferita sul fianco ben visibile. Era stato in quel momento che Mitsuru si era ritrovata tra lui e il nemico.

«Potevi morire, Mitsuru!»

E per questo adesso si trovavano lì, lui con le mani sulle spalle di lei.

«Lo so, Akihiko...»

«E allora perché lo hai fatto?!»

Le labbra della ragazza si mossero prima che lei potesse fermarle.

«Perché volevo difenderti.»

 

 

5. Lobelia – Ostilità

 

Mitsuru era sempre stata ostile nei confronti delle altre persone.

Non poteva farci niente: quel suo atteggiamento faceva parte di lei fin da quando era una bambina.

Suo padre l'aveva sgridata più volte per il modo in cui si rivolgeva alle persone che la approcciavano, ma lei non era mai riuscita a cambiare, neanche di una virgola.

E quello le faceva male. La convinzione che quel lato del suo carattere potesse non venire accettato dagli altri era qualcosa che la terrorizzava.

Così, quando Akihiko le disse che amava il suo sguardo ostile, Mitsuru si sentì, per la prima volta, accettata.

 

 

6. Papavero – Consolazione

 

Mitsuru sapeva di non avere il diritto di essere felice.

Doveva solo portare avanti il suo compito: sconfiggere le Shadow, nient’altro.

Non aveva avuto tempo di divertirsi.

Eppure, se chiudeva gli occhi, anche lei riusciva a ricordare dei momenti in cui, seppur inconsciamente, era stata felice.

E tutti avevano un solo perno centrale: Akihiko.

Ogni volta che Mitsuru stava con lui, non sapeva cosa le prendesse: era come se la sua presenza riuscisse a cancellare il ruolo loro assegnato; come se solo un suo sorriso fosse in grado di farle  sperimentare cosa fosse la felicità.

E questo bastava a consolarla.

 

 

7. Petunia – Difficoltà

 

Da quando aveva iniziato le sue ricerche sul Tartarus, Mitsuru si era ritrovata più volte in difficoltà anche se, ovviamente, il suo orgoglio era troppo grande per farglielo ammettere.

Ogni volta che qualcosa non andava, infatti, la ragazza era sempre riuscita a nasconderlo, rimanendo così il perno centrale del suo gruppo, la guida che tutti i suoi compagni più giovani potevano seguire.

Quella era la verità che aveva raggiunto: lei non poteva permettersi di essere in difficoltà.

Eppure, quando Akihiko le disse che era lì per aiutarla, per la prima volta, Mitsuru non riuscì a fingere che tutto andasse bene.

 

 

8. Sambuco – Guarigione

 

«Come va la ferita?»

Quando Akihiko le rivolse quelle parole, Mitsuru alzò lo sguardo.

«Bene.»

Lei tentò di mettersi a sedere, ma il ragazzo le mise una mano sulla spalla e la spinse nuovamente sul letto.

«Akihiko.» iniziò Mitsuru, la rabbia che già si faceva strada dentro di lei.

Non aveva tempo da perdere. Doveva tornare subito al lavoro, altrimenti ci sarebbero state diverse complicazioni.

«Io resto qui con te.» la interruppe lui, il tono più deciso del solito.

E, nonostante la ragazza avrebbe voluto ribattere nuovamente, l’idea di stare da sola con lui era troppo allettante per poter rifiutare.

 

 

9. Cipresso - Lutto

 

Mitsuru non era mai stato il tipo da cercare consolazioni.

Fin da bambina, la ragazza aveva da sempre affrontato i suoi problemi da sola e, anche nei momenti più difficili, si era chiusa nella sua stanza e aveva nascosto al mondo ciò che provava.

Per questo, la ragazza non riusciva a capire cosa passasse per la testa ad Akihiko in quel momento.

Suo padre era morto. Quella era una verità che lei doveva accettare, da sola, come aveva sempre fatto.

Eppure, quando Akihiko la strinse a sé, sussurrandole in un'orecchio che sarebbe restato con lei, Mitsuru non riuscì a rifiutare.

 

 

10. Salice piangente – Lacrime

 

Mitsuru non aveva mai visto Akihiko piangere.

Il ragazzo si era sempre mostrato forte di fronte a lei e ai loro compagni di squadra, lasciando da parte ogni singolo accenno di debolezza che potesse compromettere il suo ruolo.

Ma, in quel momento, le cose erano diverse.

Nonostante Akihiko stesse cercando di nasconderle le lacrime avevano iniziato a rigargli le guance, mentre i suoi occhi osservavano il vuoto.

Mitsuru sapeva cosa stava provando.

Entrambi stavano soffrendo. Dopotutto, Shinji era il migliore amico di entrambi.

Per questo, senza dire niente, la ragazza abbracciò il ragazzo, lasciando che lui singhiozzasse sulla sua spalla.

 

 

11. Non ti scordar di me – Vero amore

 

Il vero amore non esisteva.

Mitsuru aveva sempre creduto che tutte le storie sul trovare la propria anima gemella e vivere il resto della sua vita con lei non fossero altro che delle fiabe; delle inutili, frivole fiabe.

Nella crudele vita reale, un qualcosa di così bello non poteva esistere.

Per questo, ogni volta che sentiva le ragazze della sua età parlare di cose del genere, Mitsuru non poteva far altro che alzare gli occhi al cielo.

Quando però le sue labbra sfiorarono quelle di Akihiko per la prima volta, la ragazza capì di avere, fino a quel momento, sbagliato.

 

 

12. Ibisco – Bellezza

 

Mitsuru si era da sempre considerata una bella ragazza.

E, nonostante le altre persone odiassero quasi questo suo lato, lei non ci dava peso, anzi, continuava a mostrarsi sicura di sé.

Questo aveva portato però a delle situazioni che la ragazza non riusciva più a sopportare.

Le ragazze avevano iniziato a odiarla, arrivando a evitarla pur di non stare insieme a lei.

I ragazzi, invece, cercavano in tutti i modi di conquistarla, nonostante non fossero realmente innamorati di lei.

Così, quando Akihiko le disse che lui l’amava indipendentemente dalla sua bellezza, Mitsuru si sentì la ragazza più felice del mondo.

 

 

13. Gladiolo – Infatuazione

 

Mitsuru non era mai stata il tipo da prendersi delle cotte.

La ragazza era sempre stata convinta che l'amore era un qualcosa che non aveva senso di esistere nella sua vita, figuriamoci un'infatuazione! Quelle sì che le aveva da sempre considerate inutili.

Anzi, non solo, ma anche terribilmente fastidiose.

Quando vedeva le ragazze della sua età arrossire o ridacchiare in quel modo assurdo, Mitsuru si vergognava per loro.

Per questo, lei era sicura che niente l'avrebbe ridotta in quello stato.

Ma, quando Akihiko le sorrise, la ragazza non fu capace di fermare il rossore che si diffuse sulle sue guance.

 

 

14. Campanula – Perseveranza

 

Nonostante Mitsuru avesse tentato più volte di reprimere i suoi sentimenti per Akihiko, il suo stato d'animo non sembrava volerla lasciare in pace.

La ragazza non sapeva come fosse possibile, ma ogni volta che credeva di aver finalmente messo un freno a quelle emozioni che lei considerava frivole e senza senso, bastava uno sguardo del diretto interessato ed ecco che quei sentimenti riprendevano ad ardere in lei, ancora più forti di prima.

E quello per lei era assolutamente inaccettabile.

Non poteva cedere alla loro perseveranza, per nessun motivo.

Ma, quando Akihiko la baciò, la ragazza non fece niente per allontanarlo.

 

 

15. Asfodelo – Rimpianto

 

Se c'era una cosa che suo padre le aveva insegnato, era che, nella vita, era meglio non avere alcun rimpianto.

Dopotutto, con tutti i rischi che correva ogni notte, nel Tartarus, era meglio fare subito ciò che si voleva, senza rischiare di non poterlo fare in un secondo momento.

Ma, nonostante ciò, c'era qualcosa che la ragazza aveva rimandato per tutto quel tempo.

Qualcosa che lei aveva desiderato da tanto e che, adesso che dovevano combattere Nyx, avrebbe davvero rischiato di non ottenere più.

Per questo, quando Akihiko andò a chiamarla, come faceva ogni volta, Mitsuru non esitò a baciarlo.

Titolo: Are you proud of me?
Fandom: Bravely Default (Second)
Personaggi: Anne
Avvertimenti: SPOILER, Missing Moment
Missione: M2 – Mitologia celtica e irlandese (elemento ripreso: fate maligne della mitologia celtica)
Numero di parole: 538
 
Aveva perso.
Quando quella convinzione si fece chiara nella mente di Anne, era troppo tardi per lei.
L'attacco di Yew la colpì in pieno e la fata cadde a terra, la forza ormai sparita dalle sue bellissime ali dorate che il suo signore le aveva donato.
«C-Che disdetta...»
Anne portò lo sguardo a terra, osservando come il suolo si stesse facendo sempre più vicino.
Stava riacquistando la sua forma originale. Quella di una mera, piccola fatina dalle ali nere.
E ancora non riusciva a crederci.
Perché? Perché le cose stavano andando in quel modo?
Lei aveva fatto di tutto per Lord Providence.
Aveva ingannato quei quattro ragazzi, due anni prima, per far in modo che sua sorella Airy non si intromettesse nei suoi piani.
Aveva passato mesi in compagnia di uno stupido umano, così insopportabile che Anne si era chiesta più volte perché, tra tutti, doveva trovare proprio lui.
Ma questo non l'aveva fermata.
Aveva sopportato tutto, anche l'attesa della fine del piano di sua sorella, anche l'essere considerata il braccio destro di quell'uomo che si faceva chiamare Kaiser.
Tutto per quel momento.
Per il giorno in cui il suo padrone sarebbe giunto su quella terra e l'avrebbe distrutta.
Ogni volta che pensava a ciò che avrebbe atteso Luxendarc, Anne non riusciva a contenere il suo entusiasmo.
Voleva vederlo.
Voleva sentirlo.
Voleva viverlo.
Allora perché stava perdendo?
Perché non riusciva più a muoversi?
Perché non era capace di mantenere la forma che il suo signore le aveva donato?
La fatina digrignò i denti, riuscendo finalmente ad alzarsi in volo, le piccole ali nere che le facevano male.
No. Era impossibile.
Lei non aveva perso.
Lei doveva combattere.
Doveva continuare a lottare, così da poter vedere finalmente ciò che Lord Providence le aveva promesso.
Ma, nonostante ci provasse, non riusciva a lanciare nessun incantesimo.
Adesso era lì, che barcollava nell'aria, non riuscendo a mantenere neanche un volo stabile, mentre una forte malinconia si faceva strada in lei.
Sapeva di non aver fallito.
Dopotutto, anche se era stata sconfitta in battaglia, oramai il portale era stato aperto.
Lord Providence sarebbe arrivato su Luxendarc e l'avrebbe distrutta.
Quello era il piano fin dall'inizio.
Ma, per qualche motivo, Anne non era affatto contenta.
Non riusciva ad accettare quella sconfitta.
Non riusciva ad accettare di aver perso la possibilità di vedere ciò per cui aveva combattuto così a lungo.
Non riusciva ad accettare che il suo signore non la riconoscesse come degna del suo ruolo.
Quando quel pensiero si formò nella sua mente, gli occhi Anne si spalancarono.
Già. Ecco qual era il problema.
Nonostante tutto ciò che la fatina avesse fatto fino a quel momento, Lord Providence non le aveva mai detto niente.
Non l'aveva mai lodata.
Il mondo intorno a lei si faceva sempre più oscuro.
Le sue ali iniziarono a cedere e Anne rischiò più volte di cadere al suolo, mentre le sue labbra si schiudevano e la domanda che da tanto tempo le attanagliava il cuore fuoriusciva da esse.
«Venerabile...»
Le sue ali non riuscivano più a reggere neanche il suo misero peso.
«...siete...»
Le sue palpebre erano troppo pesanti per restare aperte.
«...fiero di...»
La fatina cadde al suolo, la voce che ormai era diventata un sussurro.
«...me?»
Questa storia partecipa al COW-T10 indetto da LDF
Missione: M2 (Pioggia - Neve - Oscurità)
Fandom: Persona 4
Personaggi/Pairing: Naoto Shirogane, Kanji Tatsumi
Parole: 550
 
 
"Se desideri qualcosa per tre volte, allora la vuoi davvero."
Questo era ciò che suo nonno le aveva detto più volte in passato ed era il metro di giudizio con cui Naoto aveva da sempre deciso se qualcosa meritava davvero la sua attenzione.
Voleva comprare un libro? Visitare un luogo particolare? Fare un'esperienza nuova? Qualsiasi cosa le venisse in mente, ecco che, se la desiderava per ben tre volte, faceva di tutto per ottenerla.
«Naoto, tutto ok? Sei ferita?»
Ma, adesso che l'oggetto del suo desiderio non era più un "qualcosa" ma un "qualcuno", la detective non sapeva davvero come comportarsi, se non facendo mente locale su quante volte aveva provato quella sconosciuta sensazione.
 
La prima volta che quello era successo, Naoto non aveva considerato quel sentimento come un vero e proprio desiderio. Quell'evento era accaduto durante la gita in montagna che, pochi mesi prima, l'intero Investigation Team aveva organizzato.
Kanji si era offerto di aiutarla a imparare a sciare e lei aveva accettato più che volentieri, soprattutto considerando che, altrimenti, sarebbe dovuta restare a sedere da qualche parte, senza niente da fare se non osservare il paesaggio innevato.
Ed era stato proprio quando lui aveva portato le sue forti braccia intorno alla sua vita per sorreggerla che i loro sguardi si erano incrociati e un singolo pensiero si era insinuato nella testa della ragazza, stordendola:
La neve, riflessa nel grigio dei suoi occhi, era dieci volte più bella.
 
La seconda volta che quello strano sentimento si era fatto strada dentro di lei, Naoto aveva iniziato ad avere i primi dubbi.
«Non hai l'ombrello, Naoto?»
La detective si trovava proprio all'uscita della scuola e osservava la pioggia che, con forza, si frantumava sul terreno, quando Kanji era comparso dietro di lei e le aveva fatto quella domanda.
A dire la verità, lei aveva un ombrello.
Era solo un caso se si era messa lì fuori, a prendere un po' d'aria.
E quella era la risposta che aveva pensato di dargli...
«Se non lo hai posso riaccompagnarti a casa.»
Ma, quando il ragazzo le aveva detto in quel modo, Naoto aveva accettato il suo invito prima ancora che il suo cervello potesse connettersi del tutto.
 
La terza volta, il momento in cui quel sentimento era davvero esploso, era stato solo pochissimi istanti prima.
Naoto e il resto del gruppo si trovavano immersi nell'oscurità di Magatsu Inaba, quando una Shadow molto più forte di loro li aveva colti di sorpresa, attaccandoli nel buio più totale.
Prima ancora che la detective potesse iniziare a correre, Kanji aveva cinto con le sue braccia la sua esile vita e l'aveva sollevata da terra, scappando.
Ed era a quel punto che era successo.
Il fortissimo desiderio aveva preso il pieno sopravvento sulla sua mente, causando un vero e proprio blackout nel suo cervello.
 
E per questo adesso si trovava lì, a sedere a terra, a contare le volte in cui si era sentita in quel modo.
«Naoto? Perché non rispondi?»
Naoto alzò lo sguardo, puntandolo sugli occhi di Kanji che, brillando nell'oscurità, la scrutavano con preoccupazione.
Senza dire una parola, la detective si alzò.
«Nao–»
E, prima che Kanji potesse chiederle nuovamente cosa non andava, tirò il ragazzo a sé, unendo le loro labbra in quel bacio che aveva ormai desiderato il numero giusto di volte.
 
QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
Prompt: Dimenticarsi di qualcosa/qualcuno
Parole: 521
Fandom: Persona 4
Personaggi/Coppie: Kanji/Naoto
Note: raccolta di tre flashfic



Naoto non aveva mai dimenticato il pranzo.
Solitamente si svegliava molto presto, per poter preparare con tutta la calma di cui aveva bisogno il suo cestino che poi si sarebbe portata a scuola, così come faceva la maggior parte dei suoi compagni.
Quella mattina però, le cose non erano andate come previsto e, dopo che si era svegliata in ritardo, era dovuta correre alla stazione del bus, dimenticandosi completamente del fatto che, ad una certa ora, avrebbe pur dovuto mangiare qualcosa.
Si era resa conto di questo solo quando era oramai a scuola, seduta al suo banco, senza che potesse oramai fare più niente per rimediare.
Non che quello fosse un problema. Dopotutto, quel giorno sarebbero usciti prima del solito e quindi avrebbe potuto mettere qualcosa sotto i denti appena tornata a casa. Doveva solo resistere fino ad allora e sperare che il bus per tornare al suo appartamento non arrivasse troppo in ritardo.
Ma, quando Kanji la invitò a dividere il suo pranzo con lei, dandole così l’opportunità di rimanere da soli, Naoto pensò che forse non era poi una così brutta idea approfittare di quell’occasione e che, forse, poteva dimenticare più spesso di farsi il pranzo, se questo voleva dire poter passare la pausa pranzo in compagnia del ragazzo.
 
Kanji non pensava fosse possibile dimenticarsi una cosa del genere.
Seduto al suo banco, non poteva far altro che osservare la data che era stata scritta sulla lavagna, sentendosi un completo idiota.
Era il 14 marzo, il White Day, giorno in cui, a regola, sarebbe toccato a lui regalare qualcosa a Naoto dopo che lei gli aveva portato quella scatola di cioccolatini per San Valentino.
Ma lui se ne era dimenticato.
Non di fare il regalo, ovviamente.
A quello aveva pensato oramai da settimane.
Anzi, aveva anche rischiato che la sua ragazza lo trovasse in anticipo, visto quante volte avevano passato del tempo in camera sua in quell’ultimo mese.
E ora che era arrivato il giorno, era stato così cretino da lasciarlo a casa.
Ora sì che la detective non gliel’avrebbe fatta passare liscia...
Quando però Naoto gli chiese se potesse passare il pomeriggio da lui, il ragazzo capì di essere salvo.

Naoto non era poi così tanto disperata per aver dimenticato "accidentalmente" la propria tuta da ginnastica a casa, quella mattina.
Infatti, non aveva mai avuto particolarmente voglia di sostenere quell’attività e, quel giorno in particolare, si era svegliata con un umore per niente adatto per affrontare quelle tre ore di tortura che la aspettavano e che l’avrebbero mandata sicuramente al tappeto.
In realtà, non riusciva neanche a capire la vera utilità di quella materia.
L’unica cosa che facevano durante quelle ore era correre intorno al campo, competendo l’uno contro l’altro.
E come poteva lei, che aveva le gambe che erano nemmeno la metà di quelle della maggior parte dei suoi compagni, trovare quest’attività minimamente utile e divertente?
Ma, quando Kanji le propose di prestargli la sua maglia da usare come "tuta alternativa", sostenendo che lui sarebbe rimasto per tutta la lezione a torso nudo, Naoto pensò che forse quelle ore potevano essere meno pesanti di quel che sembravano.
QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
Prompt: Piangere senza riuscire a fermarsi
Parole: 663
Fandom: Persona 5
Personaggi: Ann


Ann non avrebbe mai pensato di potersi trovare in una situazione del genere.
Seduta su una delle sedie della sala d'attesa di uno dei più grandi ospedali di Tokyo, la ragazza non poteva far altro che stringere con forza il suo portachiavi rosa a forma di pinguino, aspettando con ansia che uno dei dottori uscisse da quella maledetta stanza di fronte a lei.
Erano ormai passate ore da quando era in quell’ospedale.
Fuori era diventato buio, le persone in quel corridoio avevano iniziato a diminuire, mano mano.
Ma lei era rimasta lì, gli occhi puntati sulle sue mani.
Si era anche addormentata un paio di volte e, ad ogni risveglio, pensava che quello che aveva vissuto quella stessa mattina era stato solo un incubo.
Ma poi, con suo enorme dolore, ricordava che non lo era stato.
Quella mattina, a scuola, Shiho si era buttata dal tetto, proprio davanti ai suoi occhi.
La scena di molte ore prima continuava a ripetersi nella sua testa, come se non potesse pensare ad altro.
Non sapeva perché, ma, ogni volta che chiudeva gli occhi, se la ricordava diversa da come era realmente accaduta.
Nei suoi ricordi (e nei suoi sogni nel momento in cui si era addormentata) Ann era lì, su quello stesso tetto, e le sarebbe bastato in realtà allungare solo una mano per potere fermare la sua amica e salvarla.
Beh, dopotutto, quella era la verità, anche se solo in parte.
Anche se lei non era stata su quello stesso tetto, infatti, non si poteva dire che lei non avesse mai avuto il modo di prevenire quello che era accaduto.
Sapeva che tipo era Kamoshida.
Sapeva che se lei non avesse fatto quello che lui voleva, Shiho sarebbe stata in pericolo.
Sapeva che lei non poteva essere l'unica ad essere abusata da quell'uomo.
Sapeva che Shiho stava passando un brutto periodo...
Ma non aveva fatto niente per salvarla.
Anzi, l'aveva lasciata completamente in balia di quell'uomo.
E adesso...
La vista di Ann si offuscò e una delle tante lacrime che stava trattenendo fino a quel momento cadde di fronte a lei, colpendo il piccolo pinguino che la ragazza continuava ad osservare da un tempo che le sembrava infinito.
Ricordava perfettamente quando lo aveva comprato.
Era stato ben sei anni prima, quando era uscita per la prima volta con quella che sarebbe diventata la sua migliore amica.
Non avrebbe mai potuto dimenticare la gioia che l’aveva pervasa mentre compravano i due pinguini che facevano una coppia perfetta, quello di Ann rosa e quello dell’altra ragazza di un celeste pastello.
Avevano giurato che il avrebbero tenuti per sempre con loro, in segno della loro amicizia.
Ed era proprio quello che avevano fatto.
O, almeno, quello che Ann aveva fatto.
Non sapeva se anche Shiho avesse davvero mantenuto quella stupida promessa per tutti quegli anni.
In realtà, non aveva neanche avuto modo di chiederglielo.
Forse perché fino a quel momento non le era neanche passato per la testa di farlo.
Aveva sempre pensato che avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per farle quella domanda, o per vedere lei stessa con i suoi occhi se Shiho continuava ad avere quel piccolo portachiavi.
E invece ora non poteva più farlo.
Come avrebbe potuto?
Non sapeva neanche se la ragazza sarebbe riuscita a sopravvivere, dopo la caduta che aveva subito.
Ann si rannicchiò maggiormente sulla sedia e singhiozzò con più forza, piegandosi in avanti e portando il suo pinguino al petto.
Dopotutto in quel momento, non poteva far altro che quello.
Non poteva far altro che lasciare che le lacrime, che fino a poco prima non avevano neanche la forza di uscire dai suoi occhi, rigassero adesso le sue guance, senza che lei riuscisse più a fermarle.
E resto così, tutta la notte, su quella scomoda sedia della sala di attesa di quell’ospedale, aspettando che qualcuno finalmente venisse a darle buone notizie, mentre stringeva con forza quel piccolo e rovinato dal tempo pinguino; l’unica cosa che Shiho le aveva lasciato.

Rainy day

Mar. 9th, 2019 06:48 pm
QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
Prompt: Dimenticarsi di qualcosa/qualcuno
Numero parole: 1124
Fandom: Persona 4
Personaggi/Coppie: Kanji/Naoto

Naoto non aveva mai dimenticato qualcosa prima di allora.
Aveva sempre avuto tutto sotto controllo, fin da quando era piccola.
Era una delle sue qualità dopotutto, così come le aveva sempre ricordato suo nonno.
Eppure adesso era veramente in una situazione critica.
La ragazza sospirò, seguendo con lo sguardo la pioggia che continuava a scendere con grande velocità oltre l'ingresso aperto della scuola.
Possibile che tra tutto quello che si potesse dimenticare quel giorno, doveva aver lasciato a casa proprio il suo ombrello?
Naoto aveva passato l’ultima a mezzora a valutare cosa avrebbe potuto fare.
Opzione numero uno: correre sotto la pioggia, incurante del fatto che ci fosse in atto un vero e proprio acquazzone, potente anche per essere la città di Inaba.
Dopo aver visto il modo in cui un'altra ragazza era stata immediatamente bagnata da capo a piedi non appena aveva messo piede fuori dalla scuola e avendo notato che l'acqua avrebbe reso fin troppo trasparente la camicia bianca che stava indossando, quella prima opzione fu depennata dalla lista.
Opzione numero due: rubare uno degli ombrelli che si trovavano all'ingresso o chiedere a qualcuno di prestargliene uno.
Anche quest'idea fu immediatamente cancellata dalla sua testa non appena le era venuta in mente; in primis, Naoto non era una ladra e, in secondo luogo, non era rimasto più nessuno nel luogo in cui si trovava al momento quindi, anche volendo, non avrebbe potuto chiedere a qualcuno di dividere il suo ombrello con lei.
Opzione numero tre: aspettare che l'acquazzone finisse.
Nonostante quella fosse l'opzione più noiosa delle tre, Naoto aveva pensato che era anche la migliore.
Per questo la detective si trovava adesso all'entrata della scuola, la schiena poggiata contro il lato degli armadietti che vi erano all'ingresso e gli occhi puntati verso l'esterno, nella minima speranza che la pioggia smettesse da un momento all'altro.
Non che ci fossero poi tante probabilità che quello avvenisse.
La ragazza aveva passato abbastanza tempo a Inaba per rendersi conto che quando in quel luogo iniziava a piovere, era raro che smettesse prima di qualche ora.
Naoto sospirò, pentendosi amaramente di non aver accettato l'invito di Rise, quando questa le aveva proposto di uscire con lei quel pomeriggio, e invece aveva deciso di rimanere a scuola, per poter parlare con il suo coordinatore di classe.
Probabilmente in quel momento si sarebbe trovata in una delle caffetterie che da sempre aveva cercato di evitare, insieme a una delle ragazze più insistenti che conosceva e che le avrebbe posto le domande più strane e imbarazzanti che potesse ricevere in tutta la sua vita, così come faceva sempre ogni volta che rimanevano da sole...
No, forse, non si pentiva così tanto di aver declinato quell'invito.
La ragazza lanciò uno sguardo all'orologio.
Le 6.
Erano ormai due ore che aspettava che la pioggia cessasse.
Forse avrebbe dovuto rivalutare la prima opzione...
«Naoto?»
La ragazza sussultò quando una voce a lei familiare le arrivò dalle spalle.
Si voltò di scatto, incontrando lo sguardo di un ragazzo che conosceva fin troppo bene.
«Kanji-kun?»
Kanji le mostrò un'espressione interdetta.
«Cosa ci fai ancora qui?» le domandò, poggiando il braccio sull'armadietto.
Naoto aprì la bocca per rispondere, ma rimase in silenzio.
Non le andava molto a genio dover ammettere che lei, Naoto Shirogane, avesse dimenticato qualcosa di così importante come il suo ombrello, soprattutto dopo che Rise li aveva più volte messi in guardia per il tempo di quei giorni.
«Potrei farti la stessa domanda.» rispose, cercando di cambiare argomento.
Stranamente, le guance del ragazzo si tinsero di rosso.
Oh, perfetto.
Doveva anche lui essersi dimenticato l'om-
«Ecco... ho aiutato il club di cucito con un progetto a cui stanno lavorando da un po'...» bisbigliò il ragazzo, passandosi una mano dietro al collo.
Naoto elaborò quell'informazione, restando in silenzio per un secondo.
Non era una cosa poi così strana in realtà.
La ragazza sapeva che Kanji era davvero bravo a cucire, fin da quando era entrata nel team.
Non le pareva neanche poi così assurdo che il ragazzo si fosse offerto di aiutare qualcuno.
Anche se non lo conosceva da così tanto tempo, Naoto sapeva che in realtà era molto gentile.
No, la cosa che l'aveva completamente mandata in tilt era l'oggetto che Kanji stringeva nella mano sinistra.
Un ombrello.
Kanji Tatsumi, colui che più spesso si dimenticava anche i piani che elaboravano per attaccare le Shadow, si era ricordato di portare un ombrello.
E lei, che ricordava a memoria qualsiasi cosa avesse letto, visto o anche solo sentito dire, no.
Questo si che era imbarazzante.
Ma allo stesso tempo poteva essere la sua ancora di salvezza.
«Allora… allora io vado.» si affrettò ad aggiungere il ragazzo, notando che la detective non accennava a rispondergli.
Naoto non sapeva bene cosa fare.
Avrebbe davvero voluto chiedergli di dividere con lei il suo ombrello, ma allo stesso tempo trovava quella richiesta fin troppo imbarazzante.
Dopotutto sarebbero stati loro due, da soli, vicini a quel modo…
La ragazza abbassò lo sguardo, sentendo le guance che iniziavano lentamente ad andarle a fuoco.
No, la terza opzione restava la migliore.
Sarebbe rimasta lì, ad aspettare che quell’acquazzone finisse.
Sì, era sicuramente la scelta perfetta–
Quando un tuono cadde al suolo, Naoto afferrò di istinto il braccio di Kanji, fermandolo prima che lui potesse uscire dalla scuola.
«Naoto?»
«Per favore, possiamo dividere l’ombrello?»
Quelle parole uscirono dalle sue labbra prima ancora che lei riuscisse a fermarle.
Ora sì che provava imbarazzo.
Non solo aveva appena ammesso di aver dimenticato il proprio ombrello a casa, ma aveva anche fatto intendere che i fulmini la spaventassero.
No, forse non era tutto perduto.
Forse Kanji non aveva capito quella seconda part-
Un altro tuono cadde al suolo e Naoto sussultò visivamente, stringendo con più forza il braccio del ragazzo.
Dannazione.
Ora sì che l’avrebbe presa in giro...
«Certo, Naoto.»
La ragazza alzò immediatamente lo sguardo.
Kanji aveva pronunciato quella frase con una voce leggermente più imbarazzata e tremante del solito ma, nonostante questo, sul suo viso si era formato un piccolo sorriso.
«Vieni, ti accompagno a casa.» aggiunse poi, dirigendosi all’esterno e aprendo l’ombrello.
Di fronte a quel gesto, Naoto non poté far altro che sorridere.
Era stata una stupida.
Sapeva che Kanji non l’avrebbe mai giudicata, né per la sua dimenticanza, né per la sua paura.
Cosa è che l’aveva fatta pensare tanto fino ad allora?
«Ti ringrazio Kanji-kun.– rispose, raggiungendolo e inserendosi sotto l’ombrello –La prossima volta ricambierò il favore.»
«Sempre se non dimenticherai di nuovo l’ombrello.»
Nonostante le guance le si fossero tinte di rosso, Naoto decise di ignorare quel commento sarcastico e si avvicinò maggiormente al ragazzo che, così come aveva promesso, l’accompagnò fino al suo appartamento, nonostante questo si trovasse dall’altra parte della città rispetto alla sua abitazione.
 QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
Prompt: Tutti i bambini crescono, meno uno. (J.M. Barrie, Peter Pan)
Numero parole: 643 (non contando la citazione)
Fandom: Persona 4
Personaggi: Nanako Dojima

~

"Tutti i bambini crescono, meno uno."
Nanako lesse quella frase per almeno la decima volta di seguito, osservando con attenzione il libro che teneva aperto sulle gambe.
Si trovava in camera sua, a sedere accanto alla finestra, il suo luogo preferito per leggere.
Ed era quello che aveva deciso di fare qualche minuto prima, quando aveva preso tra le mani quel libro che, oramai da anni, prendeva polvere sulla sua libreria.
Ricordava perfettamente dove lo aveva comprato.
Era il giorno del suo quarto compleanno quando lei e sua madre erano uscite di casa, per comprare il suo regalo.
Ricordava che sua madre le voleva comprare qualcosa di più adatto alla sua età: le aveva infatti chiesto più volte se volesse una delle bambole che avevano visto in televisione o uno dei tanti giocattoli che erano diventati famosi in quel periodo, ma non appena aveva visto il libro su quello scaffale a Nanako si erano illuminati gli occhi.
«Tu non sai ancora leggere, Nanako.» le aveva fatto notare sua madre, quando la bambina le aveva indicato il libro.
«Ma possiamo leggerlo insieme, no?» le aveva risposto lei, interdetta.
Nanako ricordava perfettamente il sorriso che si era dipinto sul volto di sua madre quando lei aveva pronunciato quelle parole.
All'inizio non aveva capito molto del perché di quel sorriso. Non riusciva a vedere cosa la rendesse così felice.
Ma non le importava.
A lei bastava passare del tempo con sua mamma, non voleva altro.
Il libro fu comprato ma, sfortunatamente, sua madre doveva lavorare pesantemente in quel periodo.
«Non importa, lo leggeremo domani.»
Quelle erano le parole che Nanako continuava a ripetere alla donna che, dispiaciuta, continuava a lavorare e a preparare documenti su documenti.
Non c'era fretta dopotutto.
Non è che quel libro sarebbe scomparso dalla faccia della terra se avessero aspettato un po'.
Né che lei avrebbe cambiato idea e non lo avrebbe più voluto leggere.
Ma si sbagliava.
Fu poche settimane dopo infatti che quell'incidente avvenne.
Nanako ricordava fin troppo bene le giornate passate a sedere nelle sale d'attesa dell'ospedale di Inaba, completamente inerme in compagnia di suo padre.
Non poteva fare altro che continuare a tenere lo sguardo basso e osservare quel fatidico libro che teneva sulle ginocchia, sperando che il dottore uscisse presto da quella stanza e le dicesse che finalmente sua madre si era svegliata e che avrebbe potuto vederla.
Ma quando il medico li avvertì che oramai era troppo tardi, la bambina perse anche quell'ultima speranza a cui si era attaccata con tutte le sue forze.
Tornò a casa e mise il libro sullo scaffale, nel posto in cui aveva aspettato per mesi.
Nonostante, in seguito, suo padre avesse proposto di leggerglielo più volte, la bambina non aveva mai accettato quella sua offerta.
Per quanto gli volesse bene, dopotutto, non era con lui che voleva leggerlo.
Ed è per questo che il libro era rimasto lì, su quella mensola, per anni.
Fino ad allora.
Nanako non sapeva nemmeno perché quella mattina lo aveva preso dal suo posto, e aveva iniziato a sfogliarlo.
Non sapeva neanche cosa l'avesse spinta ad aprirlo e ad iniziare a leggerlo.
Sapeva solo che ora si trovava su quella sedia, ad osservare quella prima pagina da un tempo oramai indefinito.
Prima ancora che se ne rendesse conto, una lacrima scivolò dai suoi occhi e cadde sul foglio di fronte a lei, dritta sulla frase che i suoi occhi non riuscivano ad abbandonare.
Lei era lì, che era cresciuta fin troppo in fretta, da quel suo quarto compleanno.
Lei era lì che aveva lasciato completamente andare quel suo essere infantile ormai da anni.
Lei era lì che aveva perso il suo essere bambina quando sua madre le era stata strappata via.
Lei era lì che, adesso rannicchiata su se stessa, il libro stretto al petto e i singhiozzi che le scuotevano le spalle, invidiava quell’unico bambino che non sarebbe mai cresciuto.
QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
Promtp: Sabbia a perdita d’occhio, tra le ultime colline e il mare. (Alessandro Baricco, Oceano mare)
Numero parole: 500
Fandom: Persona 4
Personaggi/Coppie: Kanji/Naoto
Note: raccolta di 5 drabble
 
~

Kanji non aveva mai amato la spiaggia.

Non riusciva davvero a capire perché le persone adorassero quel luogo tanto caldo e affollato che lui aveva invece da sempre evitato, fin da quando era bambino.

Non riusciva neanche a comprendere tutta quella storia delle “ragazze in bikini” che invece interessava tanto a Yosuke e di cui il suo senpai gli aveva fin troppo parlato nei giorni precedenti a quella gita.

Ma, quando vide che anche Naoto ne stava indossando uno, Kanji pensò che, in fondo, la spiaggia non fosse poi un posto così terribile dove passare i propri giorni di vacanza.

 

Naoto non aveva mai cercato conchiglie prima di allora.

Non riusciva bene a comprendere cosa ci fosse di così entusiasmante nel cercare qualcosa nella sabbia fangosa in riva al mare, arrivando addirittura a bagnarsi e a sporcarsi per un gioco tanto stupido.

Alla fine che senso aveva? La spiaggia era solo una distesa di sabbia e, proprio per questo, cercare qualcosa al suo interno non poteva certo essere così interessante come molti insinuavano.

Però, quando Kanji le offrì di cercarle insieme a lui, sottolineando che sarebbero andati da soli, alla ragazza non passò neanche per l’anticamera del cervello di rifiutare.

 

Dopo tre ore passate sotto l’ombrellone in compagnia di Naoto, Kanji stava trovando i granelli di sabbia intorno a loro particolarmente interessanti.

Aveva già cercato di distogliere la sua attenzione dalla ragazza che era seduta al suo fianco e le cose su cui concentrarsi iniziavano a scarseggiare: per questo aveva spostato il suo sguardo sulla sabbia, eliminando dalla sua testa qualsiasi pensiero che la riguardasse.

Ma, quando Naoto posò la testa sulla sua spalla, Kanji non poter far altro che notare che i granelli di sabbia che tanto lo stavano interessando si trovavano anche sopra alla pelle nuda di lei.

 

I castelli di sabbia non erano il suo forte.

Naoto era arrivata a quella conclusione quando notò come quello che lei aveva avuto il coraggio di chiamare “castello” non era altro che una piccola torre di sabbia bagnata, storta per di più.

Non sapeva neanche cosa l’avesse spinta a provarci.

Non era decisamente da lei fare un gioco del genere e, forse, avrebbe dovuto smetterla subito e tornare a leggere sotto l’ombra dell’ombrellone. Sì, quella era sicuramente la scelta migliore.

Però, quando Kanji si sedette accanto a lei, iniziando ad aiutarla, la ragazza pensò che poteva restare un altro po'.

 

Kanji non era mai stato un tipo romantico e, per questo, quella situazione lo stava mandando completamente nel panico.

Lui e Naoto si trovavano seduti sulla spiaggia, in riva al mare, completamente da soli. 

All'inizio tutto era andato bene, si erano messi lì ad osservare il tramonto.

Era stato quando la ragazza aveva lasciato scivolare la testa sulla sua spalla, avvicinandosi a lui, che le cose erano degenerate e il ragazzo era andato nel pallone.

Cosa avrebbe dovuto fare? Abbracciarla? Provare a baciarla…?

Perciò, quando Kanji notò che lei si era semplicemente addormentata, non potè far altro che sentirsi sollevato.


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Promtp: Sabbia a perdita d’occhio, tra le ultime colline e il mare. (Alessandro Baricco, Oceano mare)
Numero parole: 649
Fandom: Persona 3
Personaggi: Aigis
 
~
 
Aigis faceva spesso quel sogno.
Ogni volta che chiudeva gli occhi si ritrovava esattamente nello stesso punto di sempre, con indosso il solito vestito azzurro.
Ricordava quel vestito.
Era l’abito che le avevano messo al laboratorio, una volta che lei si era completamente spenta undici anni prima, e quello con cui era uscita da quello stesso posto quando lui si era trovato lì vicino, su quella spiaggia.
La stessa spiaggia che adesso le si mostrava davanti agli occhi.
La robot si guardò intorno, osservando la lunga distesa di sabbia che si trovava in quel luogo e che si espandeva a vista d’occhio tra il mare e le colline.
Sapeva che era strano il modo in cui la stava ricordando.
Nella realtà, la spiaggia dell’isola di Yakushima non era così enorme come lei la stava visualizzando in quel momento.
Anzi, non era neanche minimamente paragonabile a quell’immenso luogo che aveva davanti.
Ma questo ad Aigis non importava poi così tanto.
Aveva fatto quel sogno così tante volte in quell’ultimo anno che, oramai, si era smessa di domandarsi il perché di quel cambiamento.
L’unica cosa che poteva fare in quel momento era solo osservarsi intorno, aspettando.
Sapeva che presto sarebbe accaduto qualcosa.
Succedeva sempre-
«Aigis.»
Ed ecco ciò che stava attendendo.
La voce del ragazzo che la robot voleva vedere più in assoluto arrivò dalle sue spalle.
Ogni volta era così. Aigis conosceva quel sogno a memoria.
Nonostante questo, lei si voltò e puntò i suoi occhi sul ragazzo di fronte a lei.
Minato la stava guardando, così come era successo troppe volte per poterle contare in quell'ultimo anno in cui lei si era lasciata andare a quel sogno.
La robot non riuscì a reprimere il piccolo sorriso che si formò sul suo volto, iniziando a camminare e ad attraversare quell'immensa quantità di sabbia che li stava separando.
Sapeva che non era una buona idea.
Aigis poteva sentire ogni minimo centimetro del suo corpo cercare di avvertirla che quello che stava facendo era lo stesso identico errore che oramai stava ripetendo ogni volta.
Non aveva senso essere così felici ogni volta che lo vedeva.
Non aveva neanche senso il suo iniziare a correre verso di lui, come adesso stava facendo, alzando alle sue spalle una grossa nuvola di sabbia.
Non aveva assolutamente e categoricamente senso che lei continuasse a darla vinta in quel modo alle sue emozioni e si lasciasse trascinare da un sogno che, al suo risveglio, le avrebbe nuovamente distrutto tutto davanti agli occhi.
Perché era quello che era successo, ogni singola volta.
Nonostante sapesse che tutto quello era in realtà solo un’illusione, una visione distorta della sua mente, la robot non poteva fare a meno di sperare che, per una volta, fosse tutto vero.
Nonostante fosse un pensiero completamente irrazionale che male si addiceva ai suoi neuroni artificiali, Aigis non poteva far altro che credere che per quella volta sarebbe davvero riuscita a raggiungere il ragazzo di fronte a lei, che sarebbe riuscita ad attraversare quella landa di sabbia che mano mano che correva diventava sempre più simile ad un deserto invece che ad una semplice spiaggia.
Nonostante la robot fosse a conoscenza del fatto che, al suo risveglio, non avrebbe avuto nulla tra le sue fredde braccia di ferro, lei non poteva fare altro che tentare di abbracciare il corpo del ragazzo e di stringerlo a lei, sperando con tutta se stessa di riuscire a riportarlo con sé, nel mondo reale, fuori da quello onirico.
E ogni volta che si svegliava da sola, in quella stanza buia e triste che utilizzava come camera, Aigis non riusciva a non desiderare di chiudere nuovamente gli occhi e di tornare in quel luogo in cui loro si erano incontrati per la prima volta.
E, magari, rimanere per sempre insieme a lui, nascosti al resto del mondo, su quella spiaggia così immensa che si trovava tra il mare e le colline.

I see you

Feb. 16th, 2019 09:47 pm
QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
Prompt: Tensione (sessuale) (M1)



Naoto non era solita perdere così facilmente la concentrazione. 
Seduta al suo banco vicino alla finestra, mentre il professore spiegava chissà quale formula matematica, la detective aveva lasciato che la sua attenzione fosse attirata non dai numeri alla lavagna, ma dalla lezione di educazione fisica che si stava svolgendo all’esterno. 
No, dire così era sbagliato; terribilmente sbagliato. 
Non era attratta dalla lezione, ma dalla classe che la stava svolgendo; in particolare dal ragazzo biondo che correva in testa a quello che era l’intero gruppo. 
Kanji aveva ormai lasciato indietro i suoi compagni, mentre continuava a correre lungo il campo ad una velocità quasi inumana senza accennare a rallentare un minimo. 
Non che questo fosse minimamente estraneo a Naoto. 
Lo aveva visto fin troppe volte mettere alla prova la sua resistenza fisica mentre combattevano contro le Shadow o scappavano da una situazione di pericolo. 
Non era neanche raro il fatto che durante queste fughe avesse afferrato lei, Rise o entrambe contemporaneamente per aiutarle nella corsa, dimostrando che aveva abbastanza forza per correre nonostante il peso delle due ragazze che trasportava. 
Ma, nonostante questo, la ragazza non poteva che ritenersi sorpresa ogni volta che lo osservava fare educazione fisica. O quando lo osservava in generale. 
Sì perché, anche se la detective non voleva ammetterlo, non era raro che il suo sguardo scivolasse sul ragazzo, qualsiasi cosa egli facesse, e poi non riuscisse più a distoglierlo. 
Non sapeva come fosse possibile; non riusciva nemmeno a cogliere il momento nel quale la sua attenzione veniva catturata e attratta da Kanji.
L’unica cosa che sapeva era che, appena riacquistava un minimo di controllo sulle sue azioni involontarie, nel suo campo visivo trovava sempre il ragazzo.
Provava davvero a guardare altrove ma, anche quando ci riusciva, erano i suoi pensieri a tradirla.
Tutto quello a cui pensava spariva lentamente e veniva completamente sostituito dal corpo del ragazzo che fino ad un secondo prima stava osservando, a come si flettessero i suoi muscoli nel momento in cui colpiva un nemico, a come potesse intravedere le sue gambe robuste dai jeans fin troppo aderenti che portava, a come avrebbe voluto posare una mano sul suo petto per poter sentire in prima persona quanto fosse realmente forte, a come sarebbe stato se lui l’avesse stretta tra quelle braccia così robuste…
Quando si accorgeva che i suoi pensieri erano ormai un groviglio di idee e propositi che Naoto non avrebbe mai avuto il coraggio di ammettere, allora si che le cose si facevano difficili.
Era in quel momento che tornava a osservare il ragazzo, come attratta da un fortissimo magnete, e lei impiegava tutta la sua forza di volontà per guardare nuovamente altrove… sforzo inutile visto che, come stava accadendo in quel momento, qualsiasi cosa facesse, il suo sguardo non aveva intenzione di distogliersi. 
E come dargli torto? 
Poter vedere quei perfetti addominali che si intravedevano da sotto la maglia leggera; poter osservare i muscoli sulle sue spalle così larghe e mascoline che si flettevano nella corsa; poter guardare i suoi capelli coperti da gel rimanere perfettamente al loro posto nonostante la corsa; poter ammirare quelle braccia scoperte e così muscolose che avrebbero potuto sollevarla come se fosse una piuma… 
«Shirogane! Perché non dici anche a noi cosa c’è di così interessante là fuori?»
Naoto sobbalzò, rendendosi conto solo in quel momento che si trovava ancora in classe, circondata da una ventina di persone che la stavano osservando e ridacchiavano tra di loro.
La ragazza si afferrò la visiera del cappello, abbassandolo lentamente e coprendosi il viso rosso per la vergogna.
«Mi scusi, mi sono distratta.» sussurrò, abbassando lo sguardo e osservando il foglio completamente bianco di fronte a lei. 
«Vedi di prestare più attenzione.»
Detto questo, il professore si voltò nuovamente verso la lavagna e riprese a spiegare formule di cui Naoto non sapeva neanche l’esistenza. 
La detective sbuffò leggermente. 
Doveva assolutamente togliersi questo vizio.
Doveva tornare la Naoto Shirogane calma, fredda e impassibile di sempre.
Doveva in tutti i modi riprendere il controllo delle sue azioni o sarebbe finita davvero male. 
Quando però lasciò nuovamente scivolare lo sguardo oltre il vetro della finestra e i suoi occhi incontrarono i movimenti di Kanji che, nel frattempo, si era anche tolto la maglia bagnata di sudore, Naoto pensò che forse poteva correre il rischio di essere scoperta ancora una volta.

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