Fandom: Bravely Default
Personaggi: Tiz
Note: SPOILER
Missione: M6 - Ritornare dove tutto è finito
Parole: 270
 
Quello era il posto in cui la sua vita era finita.
Tiz osservò l'enorme voragine che si trovava di fronte a lui, nel punto esatto in cui pochi mesi prima sorgeva Norende.
La città che da sempre aveva conosciuto e in cui aveva vissuto fin da bambino era scomparsa, non lasciando nessuna traccia dietro di sé, come se fosse stata viva solo in un sogno, come se non fosse stata reale, come se non fosse mai esistita.
E, adesso, Tiz era l'unica prova della vita di quella cittadina.
Senza che neanche avesse avuto possibilità di scelta, il ragazzo si era ritrovato a essere l'unico sopravvissuto di quella tragedia che, nonostante fosse ormai passato tempo, continuava a tormentarlo.
Perché lui era ancora vivo?
Se lo era chiesto più volte durante il suo viaggio.
Aveva continuato a viaggiare, sperando di ottenere giorno una risposta a quella domanda che lo stava perseguitando.
Poi, si era finalmente ricordato cosa era accaduto quel giorno.
Lui era morto lì, insieme a tutti gli altri.
La vita che stava vivendo non era altro che quella di qualcun altro, di quell'anima che non sapeva né come né perché si era impossessata del suo corpo.
Il ragazzo sapeva che poteva far finta di niente, che poteva continuare a vivere...
...ma non poteva lasciare le cose andassero così.
Ed era per questo che, adesso, si trovava lì.
Perché aveva giurato che, qualsiasi quella fosse, avrebbe accettato la verità.
Tiz chiuse gli occhi, lasciando che quell'anima a lui estranea lo abbandonasse definitivamente.
Nel momento in cui il suo corpo tocco terra, non era rimasto altro di lui che un guscio vuoto.
Titolo: Flying Fairy
Fandom: Bravely Default
Personaggi: Tiz Arrior, Edea Lee, Agnès Oblige, Airy
Avvertimenti: SPOILER, Missing Moment
Note: Il trio di personaggi (Tiz, Agnès e Edea) appartiene all’universo precedente a quello in cui iniziano gli eventi del gioco.
Missione: M2 – Mitologia celtica e irlandese (elemento ripreso: fate maligne della mitologia celtica)
Numero di parole: 575
 
Airy li aveva presi in giro.
Quando quella convinzione si fece strada nella sua mente, Tiz Arrior si trovava disteso sul ponte della nave che li aveva accompagnati durante il loro viaggio, senza che il suo corpo riuscisse a muoversi di un singolo millimetro, la ferita allo stomaco così profonda da impedirgli addirittura di respirare.
Accanto a lui, il ragazzo sapeva che si trovavano le altre sue due compagne.
Avrebbe voluto voltarsi verso di loro, accertarsi che stessero bene, correre ad aiutarle...
...Ma non aveva il coraggio di voltarsi verso di loro. Perché? Perché oramai sapeva che era troppo tardi.
Aveva visto il momento in cui la fatina si era trasformata in quella belva e le aveva colpite con i suoi stessi occhi.
Era successo proprio lì, davanti a lui.
Gli bastava chiudere le palpebre, anche sol sbatterle, per far sì che la scena di poco prima si dipingesse nella sua mente, così vivida da spaventarlo ogni volta.
Quando Airy aveva rivelato il suo doppio gioco, Edea Lee si era frapposta tra Agnès Oblige e la fata dei cristalli e aveva sguainato la sua spada, pronta a difendere la sua amica.
Il loro nemico aveva riso di quel gesto, con la sua solita dolce voce che, adesso, aveva al suo interno una punta di malignità che Tiz non aveva mai captato prima.
Ed era stato in quel momento che il ragazzo aveva capito cosa stava per succedere.
Di fronte a ciò, Tiz aveva afferrato l'ascia che si trovava sulla sua schiena, pronto a lanciarsi contro il mostro che si trovava a pochi centimetri da lui.
Ma, quando si era lanciato in avanti, con l'arma alzata sopra la sua testa, era già troppo tardi per agire.
Un urlo di dolore uscì dalle labbra di Edea e il ragazzo non potè far altro che guardare la sua compagna venire scaraventata per aria, per poi sbattere con forza contro il parapetto della nave e cadere al suolo, sul pavimento di legno.
Il sangue di Tiz era gelato nelle sue vene quando aveva visto l'enorme ferita che si trovava sul ventre della ragazza.
Non c'erano dubbi. La figlia del Templare era morta sul colpo.
Nonostante ciò, Agnès aveva gridato il suo nome e si era diretta verso di lei, ma, esattamente come era successo solo un secondo prima, Airy aveva attaccato nuovamente, e anche la vestale era caduta al suolo, inerme.
I ricordi di Tiz, da quel punto in poi, erano troppo confusi.
La paura e il dolore avevano ormai preso il sopravvento.
Ricordava di aver attaccato la fata, di aver fatto roteare l'ascia sopra la sua testa e di essersi lanciato contro il corpo del suo nemico...
Poi, il buio.
Quando si era risvegliato, si era ritrovato lì, disteso a terra sul ponte della nave che li aveva accompagnati nella loro avventura.
E da lì non si era mosso.
L'unica cosa che aveva fatto in quei suoi ultimi momenti di vita – che sembravano durare un'eternità – era stata osservare il cielo azzurro sopra di lui, senza osare chiudere gli occhi.
Non voleva rivivere quei momenti.
Non voleva rivedere le sue compagne venire uccise.
Non voleva accettare di essere stato tradito da qualcuno che, fino a poche ore prima, aveva considerato parte del suo gruppo.
E per questo rimase lì, attendendo che la morte arrivasse e lo portasse via, mentre la dolce risata della fatina risuonava, ancora, nelle sue orecchie, quasi come se volesse tormentarlo fino alla fine.
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Missione Shannen Week6
Fandom: Bravely Default
Coppia: Tiz/Agnès
Parole: 100 parole l'una



#Kidnapped

Agnès era stata rapita.
Questa era l'unica cosa che occupava la mente di Tiz da quando il ragazzo aveva riaperto gli occhi, dopo due anni di sonno profondo.
Nonostante sapesse che la lei stesse bene (ci aveva anche parlato dopotutto) il ragazzo non riusciva minimamente a prendere la situazione con la sua solita calma, così come Edea gli aveva fatto notare più volte.
Ma cosa poteva farci?
Il pensiero che le succedesse qualcosa lo tormentava giorno e notte.
Per questo, Tiz avrebbe fatto di tutto per velocizzare il loro cammino, anche se questo avrebbe significato essere odiato dai suoi compagni.



#Map

Agnès guardava la mappa nelle sue mani, cercando di capire di fossero finiti.
Tutto era così confuso in quella cartina che per lei era praticamente impossibile capire quale fosse il sentiero da seguire.
Secondo quello che lei stava vedendo, alla sua destra dovevano esserci delle alte montagne, mentre davanti a lei doveva esserci un lago.
Ma loro si trovavano in una pianura in cui non c'era un filo d'acqua.
Esasperata, la ragazza stava per accartocciare quel pezzo di carta e gettarlo.
Ma, quando Tiz le girò la mappa di 90 gradi, ridacchiando, Agnès sentì le sue guance andare a fuoco.



#Ok

«Tutto ok?»
La voce con cui Tiz le aveva posto quella domanda era un sussurro, un qualcosa che solo lei poteva sentire.
Si trovavano sul pavimento dell’aeronave, l’una sopra l’altro.
Agnès annuì leggermente, tentando di nascondere il proprio viso che stava andando a fuoco da qualche secondo oramai, esattamente dal momento in cui lei era inciampata, cadendo su di lui.
«Scusami...»
«Non scusarti, sto bene.»
Agnès si rese conto solo in quel momento di quanto fossero vicini. Se avesse voluto avrebbe anche potuto baciarlo.
«Che state facendo?»
Ma, quando Edea parlò, la vestale si tirò immediatamente su, distogliendo lo sguardo.



#Protection

Tiz era da sempre stato un tipo pacifico.
Fino a quel momento non aveva mai preso una singola arma in mano, neanche se la sua stessa vita era quella in pericolo minacciata.
Da quando aveva incontrato Agnès però, un fortissimo sentimento di protezione aveva iniziato a farsi strada dentro di lui, trasmettendogli una sensazione che non aveva mai sentito prima.
Tiz voleva proteggerla, tenerla al sicuro da tutti coloro che avevano intenzione di ferirla, farle anche da scudo se necessario.
Per questo il ragazzo continuava a stare al suo fianco, pronto a sguainare il suo pugnale in caso di necessità.



#Quiet

Agnès sapeva che Tiz era un tipo silenzioso.
Da quando lo aveva incontrato, il ragazzo aveva parlato solo quando era necessario, lasciando che fossero gli altri a fare i discorsi più lunghi.
Ma, anche se a tanti non piaceva quella sua caratteristica, la ragazza l’adorava.
Stando insieme a Tiz, Agnès aveva capito che il suo essere silenzioso non andava minimamente a nascondere la sua gentilezza che, anzi, veniva accentuata e mostrata agli altri proprio grazie a quell’aspetto del suo carattere.
Per questo adorava stare con lui, così come le piaceva il silenzio con cui lui le mostrava il suo amore.



#Unknown

Quando Agnès aveva lasciato il tempio, si era ritrovata in un mondo completamente sconosciuto.
Fino a quel momento aveva passato quasi tutto il suo tempo all’interno del suo santuario, uscendo solo quando era strettamente necessario e allontanandosi comunque molto poco dal luogo in cui risiedeva.
Per questo non aveva potuto nascondere il terrore che l’aveva invasa non appena era salita su quella nave mercantile, abbandonando il suo continente.
Nessuno l’avrebbe aiutata.
Dopotutto chi si sarebbe messo contro il Ducato?
Così, quando Tiz le tese la mano, dicendo che sarebbe stato al suo fianco la ragazza non potè che sentirsi sollevata.



#Xtal
(Note:
An abbreviation of “crystal,” according to the OED.
Fonte: http://mentalfloss.com/article/70959/words-that-start-with-x)

Prima di partire per il loro viaggio, Tiz aveva già sentito parlare dei cristalli che risplendevano nei tempi di Luxendarc, permettendo così ai quattro elementi di mantenere un equilibrio perfetto.
Da quello che aveva appreso dalle chiacchiere che vi erano nel suo villaggio, i cristalli erano come creature divine capaci di risplendere di luce propria.
Molti studiosi li consideravano addirittura lo spettacolo più bello della natura.
Ma, dopo aver visto il modo in cui Agnès risplendeva durante la cerimonia, Tiz capì che avessero torto: in quel momento quella ragazza era più molto bella di qualsiasi cristallo che avesse di fronte.



#Zero

Se c’era una cosa che Agnès desiderava, era di poter finalmente riuscire ad avvicinarsi maggiormente a Tiz.
Ogni volta che ci provava infatti, la ragazza si ritrovava Airy tra i piedi, che le ricordava di doversi sbrigare per completare la missione.
Come se lei non lo sapesse.
Era a conoscenza del fatto che dovesse salvare il mondo e che non avesse tempo per quelle cose.
Ma, quando lui le si mise accanto, durante la battaglia finale, la ragazza afferrò la sua mano, facendo così in modo che la distanza tra di loro, anche se per poco, fosse uguale a zero.
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Missione Shannen Week6
Fandom: Bravely Default
Coppia: Tiz/Agnès
Parole: 100 parole l'una



#Heart

Tiz era da sempre riuscito abbastanza facilmente a rubare il cuore delle persone che gli stavano intorno.
Non sapeva come, ma, come gli aveva fatto notare Ringabel, tutte le ragazze che lo incontravano finivano per trattarlo con interesse, facendo spesso anche ingelosire il suo amico.
Eppure, il ragazzo non riusciva a vedere il vantaggio di ciò.
Dopotutto, che senso aveva avere un potere del genere se non si poteva scegliere su chi usarlo?
Non gli interessavano gli interessavano le altre.
Era il cuore di Agnès che voleva.
E, per averlo, sarebbe anche arrivato a barattare tutti i cuori presenti nell'universo.



#Impossibile

Agnès sapeva quale fosse il significato della parole "impossibile", eppure, ogni volta che gliela ripetevano, la ragazza la ignorava.
Non era la prima volta che le succedeva di andare contro quella forte impossibilità di cui gli altri parlavano dopotutto.
Nonostante tutti le avessero detto che non ce l'avrebbe fatta, era riuscita a riportare la luce nei cristalli.
Anche se tutti glielo ripetevano, lei era riuscita a salvare il mondo e a cambiare la mentalità del ducato.
Per questo, mentre gli scienziati di Eternia continuavano a dirle che era impossibile salvare Tiz, la ragazza non aveva intenzione di perdere la speranza.



#Journey

Tiz non si era mai pentito di aver accettato di aiutare Agnès quel giorno.
A ripensarci adesso, forse quella decisione poteva essere stata avventata.
Dopotutto, lei era piombata nella sua vita all'improvviso e lo aveva portato via dalle sue terre, in giro per il mondo.
Eppure, lui non aveva mai pensato di aver fatto la scelta sbagliata.
Anzi, più continuavano a viaggiare insieme e più il ragazzo voleva stare al suo fianco.
Per questo, nonostante sapesse che in gioco c'era la salvezza dell'intero universo, Tiz non poteva far altro che pregare che il loro viaggio durasse più al lungo possibile.



#Night

«Non riesci a dormire?»
Quando Tiz sentì la voce di Agnès, si voltò.
«No, e tu?»
Lei scosse la testa, avvicinandosi alla ringhiera dell'aeronave e poggiando le sue braccia sulla ringhiera.
«Pensi che ce la faremo, Tiz?»
L'indomani avrebbero raggiunto il pilastro di luce e, con questo, anche la loro ultima battaglia.
«Sì, se saremo insieme.» le disse, tornando a guardare la distesa di nuvole.
Agnés non rispose.
L'unica cosa che fece fu poggiare la testa sulla sua spalla.
E fu così che rimasero: uno accanto all'altra, a darsi forza in quella che poteva essere la loro ultima notte insieme.
 



#Yo-yo

 
Nonostante Agnès sapesse di essere sempre più vicina a Tiz, era come se in realtà i suoi progressi fossero nulli.
Se avesse dovuto descrivere con una sola parola il suo rapporto con il ragazzo, lei sapeva che niente sarebbe stato più azzeccato di "yo-yo".
Non sapeva come spiegarlo ma, ogni volta che le sembrava di essere ad un soffio per poterlo afferrare, era come se lui le sfuggisse tra le dita.
Ma la ragazza non demordeva.
Per questo, ogni volta che il filo di quello yo-yo era abbastanza teso, lei allungava la mano, sperando che, un giorno, lui l'avrebbe afferrata.
QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
Prompt: Parità (M1)
Fandom: Bravely Default
Personaggi/Coppie: Ringabel/Edea, Agnès, Tiz, Airy
Parole: 2307

Alternis non riusciva a muoversi.
Era completamente inerme, il corpo disteso sul pavimento di legno della nave, la testa che gli faceva così male che il ragazzo aveva paura potesse scoppiargli da un momento all’altro.
Un fischio continuo e acuto gli aveva così tanto intasato le orecchie che il ragazzo non riusciva a captare le parole che il gruppo che era venuto a catturare stava gridando, a poca distanza da lui.
Poteva sentire solo la voce della Vestale del vento sopra le altre che, tremante, cercava di bloccare gli incantesimi che quell’orribile mostro stava mandando contro di loro, erigendo quanti più scudi possibile di fronte a lei e ai suoi due compagni.
Alternis tentò di alzarsi da quel pavimento e di mettere a fuoco la scena che aveva davanti.
Tiz Arrior, un pastore che si era offerto di combattere al fianco della sacerdotessa, aveva una profonda ferita sul braccio ma, nonostante questo, continuava ad attaccare il mostro di fronte a lui, cercando con tutte le sue forze di proteggere la ragazza alle sue spalle.
Alternis cercò di avvertirli di andarsene, ma nessun suono uscì dalle sue labbra quando queste si schiusero.
Sapeva che non avevano nessuna chance di vittoria.
Pensavano di essere al sicuro, di aver finalmente combattuto e sconfitto tutti i loro nemici.
Non erano pronti per un'altra battaglia.
Soprattutto non una del genere.
La vestale urlò qualcosa che Alternis non riuscì a capire, poiché quel suono indistinto provocò un aumento del fischio che lo stava torturando da quando quel mostro lo aveva messo K.O., poco prima.
Si voltò per quanto le sue ferite gli permettevano, assottigliando lo sguardo per poter intravedere qualcosa attraverso la visiera crepata della sua maschera.
E fu in quel momento che sentì il sangue gelarsi nelle sue vene.
Tiz Arrior era adesso infilzato all’albero maestro della nave da una delle stalagmiti di giacchio che il mostro era in grado di lanciare, il sangue che fuoriusciva a fiotti dalla ferita che si era aperta sul suo ventre.
Alternis non aveva mai assistito ad una cosa simile.
Aveva visto tante di quelle guerre in vita sua che mai avrebbe pensato che esistesse qualcosa di così cruento da riuscire ancora a scioccarlo.
E invece si stava sbagliando.
Fu in quel momento che un lampo di luce lo accecò, un altro degli incantesimi che quell’essere era in grado di lanciare.
Alternis chiuse gli occhi, ma niente gli impedì di sentire l'urlo terrificante e altissimo della Vestale seguito poi da un tonfo sordo.
Doveva averla uccisa.
E quello sarebbe stato anche il suo destino.
Il cavaliere nero sapeva di doversi alzare, di dover iniziare a correre e cercare di salvarsi da quella morte che era oramai diventata certa.
Ma non poteva.
Non quando lei era ancora lì.
«Agnès!»
Una voce disperata che conosceva fin troppo bene lo raggiunse. Quella era la prima parola di senso compiuto che era riuscito a sentire da quando si trovava su quel pavimento.
Alternis aprì nuovamente gli occhi, facendo del suo meglio per mettere a fuoco la scena di fronte a lui.
E fu in quel momento che la vide.
Edea Lee era in piedi, i piedi ben saldi a terra e la sua fedele katana stretta nella mano destra.
Nonostante fosse completamente surreale, visto le condizioni pietose in cui si trovavano la sua vista e la sua visiera, era come se il ragazzo riuscisse a vedere qualsiasi particolare del suo volto.
Gli occhi celesti, fermi, impassibili della ragazza, che lui non aveva mai visto vacillare, erano adesso carichi di lacrime che male si addicevano a quello sguardo così severo che Edea stava puntando dritto di fronte a sé, verso il suo nemico.
Le sue labbra rosse e sempre piegate in uno stupendo sorriso, capace di illuminare anche i suoi giorni più bui, erano adesso macchiate di sangue ed erano serrate, come se la ragazza stesse cercando con tutte le sue forze di non iniziare ad urlare e piangere.
Le guance, che lui aveva spesso sognato di poter raggiungere con la propria mano e di poter accarezzare dolcemente, erano adesso piene di tagli da cui uscivano grosse gocce di sangue che si mischiavano alle poche lacrime che la ragazza non era riuscita a trattenere.
Alternis tentò di dire il suo nome.
Cercò con tutte le sue forze di far uscire qualcosa dalle sue labbra.
Ma era come se la gola gli stesse andando completamente in fiamme, impedendogli di parlare e di emettere qualunque suono che non fosse un rantolio, appena udibile.
Edea doveva assolutamente scappare di lì.
Edea doveva salvarsi.
Edea era il vero motivo per cui lui era salito su quella benedetta nave, nonostante tutti gli avessero detto che oramai era troppo tardi per fermare il piano di quel mostro.
Vide la ragazza mettersi in posizione d'attacco, nonostante le gambe non la sorreggessero quasi più.
No, doveva fuggire!
«E-E...–»
Alternis tentò di fare forza sui polsi, cercando di alzarsi.
«...de...»
Edea scattò in avanti, mentre un urlo di battaglia usciva dalle sue labbra.
Un urlo così diverso dal solito.
Un urlo carico di dolore per la perdita dei suoi compagni.
Un urlo che il ragazzo desiderò di non aver mai udito.
Alternis allungò un braccio, mentre sentiva il suo stesso respiro farsi più pesante.
«...a.»
Successe in un attimo.
Un altro letale lampo fulminò la sua visione e il ragazzo dovette assottigliare lo sguardo.
Quando la luce scomparve dal suo campo visivo, Alternis aprì nuovamente gli occhi, mettendo a fuoco ciò che aveva di fronte a sé.
E fu come se il tempo si fosse congelato.
Edea aveva lasciato andare la sua katana e stava adesso cadendo all'indietro, gli occhi ancora aperti, spalancati.
Le lacrime che avevano iniziato a rigarle quelle bellissime e candide guance si erano ormai fermate.
Il celeste luminoso e puro delle sue iridi era adesso tetro, spento, come se la vita le avesse completamente abbandonate.
Alternis si ricordò di tornare a respirare solo quando il corpo della ragazza toccò terra, con un rumore sordo, attutito, come se tutto fosse solo un sogno;un qualcosa di irreale;un incubo da cui lui sarebbe presto potuto scappare.
Ma, nonostante lui continuasse a negarlo con tutto se stesso, ciò che aveva di fronte era la realtà.
Edea era morta.
Edea, l'unica ragazza a cui lui avesse mai pensato in tutta la sua vita, era morta.
Edea, l'unica persona che lui avesse mai amato, era morta.
Con una forza che neanche sapeva di possedere, Alternis riuscì a trascinarsi fino al corpo inerme della ragazza.
Era incredibile modo in cui riuscisse a essere sempre bella, perfetta, nonostante il calore che a lui piaceva tanto sentire non veniva più emanato dal suo corpo o nonostante l’enorme ferita che adesso stava facendo sanguinare il suo ventre.
Era bellissima.
E lui non era riuscito a preservare quella bellezza.
Non era riuscito a proteggerla.
Lui era stato un codardo.
E solo in quel momento, Alternis si rese conto di quanto tutto quello fosse terribilmente ingiusto.
Perché?
Perché lui si era salvato e lei no?
Perché lui era scappato da quel destino e lei aveva combattuto fino alla morte?
Perché lui si era arreso e lei aveva continuato ad avanzare?
Perché questo aveva portato alla morte di lei e non alla sua?!
La risata del mostro gli arrivò alle orecchie e lui si voltò, puntando il suo sguardo su quell'orribile mostro.
E, prima di perdere i sensi, Alternis capì quale sarebbe stata la sua prossima missione.
Avrebbe seguito quell’essere e l’avrebbe ucciso.
Non importava ciò che il Ducato di Eternia poteva ordinargli.
Lui avrebbe fatto di tutto pur di vendicare Edea.
Anche sacrificare se stesso se necessario.
Poi, la sua armatura colpì il pavimento, e lui cadde in un sonno profondo.
 
Ringabel non poteva far altro che osservare quel piccolo angolo di cielo celeste sopra di lui, l’unico ancora visibile oltre la spessa coltre di fumo che lo circondava.
Era bloccato contro il pavimento di legno di quella nave, l’esatta copia della stessa su cui era stato inerme molto tempo prima nel suo mondo di provenienza.
Fin da quando aveva messo piede sulla nuova Luxendarc, il ragazzo aveva avuto la sensazione di avere una missione da portare avanti, nonostante la memoria gli fosse stata completamente cancellata.
Doveva salvarli. 
Quella era stata la promessa che aveva fatto al se stesso di non sapeva quanto tempo prima. 
Dopotutto, come poteva sapere quanti giorni, mesi o anni fossero passati? 
Aveva viaggiato in così tante dimensioni che ora gli era praticamente impossibile misurare effettivamente il tempo trascorso.
Ma questo non importava.
Lui era lì, era riuscito a sopravvivere fino a quel momento solo per raggiungere quell'obbiettivo.
Quando Ringabel aveva ricordato chi fosse e qual era il suo scopo, aveva fatto di tutto per stare al fianco di colei che lui aveva da sempre desiderato proteggere più di qualsiasi altra cosa.
E quindi non poteva fallire.
Avrebbe fermato Airy.
Avrebbe strappato le ali a quella fata che era riuscita a prenderlo in giro anche una seconda volta, facendogli perdere la memoria e accogliendolo nel suo gruppo, come se non si fossero mai incontrati prima.
Avrebbe distrutto qualsiasi piano quel mostro gli avrebbe posto davanti.
E lo avrebbe fatto da solo se le cose si fossero messe male.
Per questo, poco prima, il ragazzo aveva portato gli altri ad una delle tante scialuppe di salvataggio, dando ordine a Tiz di portare le ragazze il più lontano possibile da lì. 
Se chiudeva gli occhi, poteva ancora vedere l’espressione che si era dipinta sul volto del suo amico quando aveva capito che lui non sarebbe andato con loro.
Aveva provato a insistere, a dirgli che sarebbe rimasto lì con lui e l’avrebbe aiutato.
Ma non era quella la cosa giusta da fare.
Agnès era stata ferita e anche Edea non se la stava passando affatto bene.
Aveva quasi perso tutte le sue forze nel combattimento di poco prima, mentre cercava di proteggere la sua amica.
«Ringabel, ma cosa stai dicendo?!»
Nonostante questo comunque, niente gli aveva impedito di urlargli quelle parole, mentre, con le lacrime agli occhi, cercava di mettersi nuovamente in piedi e scendere dalla scialuppa su cui il ragazzo l’aveva trasportata.
«Edea, tu, Tiz e Agnès dovete scappare. Ci ucciderà tutti se rimaniamo qui.»
Ricordava perfettamente di aver mantenuto la calma mentre pronunciava quelle parole.
Non sapeva neanche lui come ci era riuscito.
«Non possiamo restare a combattere anche noi?– aveva provato a farlo ragionare Agnès, i singhiozzi che già le stavano scuotendo le spalle –Sono stata io ad essermi fidata di Airy; è colpa mia se...»
«No Agnès, non è colpa tua.»
Quando quelle parole che aveva pronunciato poco prima gli tornarono in mente, anche Ringabel si meravigliò.
Lo aveva detto sul serio?
E pensare che in realtà,
quando Ringabel era arrivato in quel mondo, il suo unico obiettivo era quello di salvare la ragazza che tanto amava, senza minimamente curarsi delle altre due persone che la seguivano.
Tiz Arrior e Agnès Oblige erano solo dei semplici traditori; dei sovversivi che erano andati contro al volere del Ducato di Eternia.
Non aveva alcuna motivazione per salvarli.
Anzi, erano stati loro a mettere la sua Edea in pericolo.
Ringabel ricordava bene l'odio che aveva provato per quei due ragazzini che gli avevano portato via l'unica persona che lui aveva mai amato.
Ricordava bene cosa pensava su di loro.
Ricordava bene perché fosse salito su quella nave, quel giorno.
Non gli sarebbe importato di ucciderli se necessario.
Ma l'importante era riportare indietro quella ragazza.
Quindi lasciarli combattere contro Airy era una cosa perfetta, no?
Il piano era sempre stato quello dopotutto.
Il piano era che loro combattessero contro quel mostro, distraendolo mentre lui portava Edea in salvo.
Non importava se le loro vite fossero finite.
Loro non erano nessuno per lui, solo due pedine da utilizzare per il suo scopo ultimo.
Però...
Oramai non era più così.
Non dopo tutto quel tempo che aveva passato con loro.
Solo in quel momento si rese conto che la sua missione era cambiata.
Tiz, Agnès, Edea.
 Li avrebbe salvati tutti.
Anche a costo di perdere la sua ultima possibilità di vita.
E per questo adesso si trovava lì, il suo cuore che, piano piano, si avvicinava ai suoi ultimi battiti di vita.
Era riuscito a sconfiggere Airy.
Era riuscito a impedirle di scendere su quella nave e, anche se non era riuscito a ucciderla, l’aveva ferita in modo abbastanza grave da poterla bloccare al suolo, a pochi centimetri da lui.
Tanto non importava che fosse lui a mettere fine alla sua vita.
La nave aveva preso fuoco, le fiamme li stavano circondando e dovevano anche avergli bruciato parte dei vestiti, nonostante oramai lui non sentisse alcun tipo di dolore.
Presto sarebbero affondati, entrambi.
Airy sarebbe morta lì, con lui.
Era riuscito a compiere la sua missione.
Presto entrambi sarebbero scomparsi da quel mondo che non era il loro, mettendo fine a quell'assurda e terribile guerra.
Quando il fumo coprì anche il poco cielo che riusciva a vedere fino a quel momento, Ringabel chiuse gli occhi, cercando di pensare a come doveva stare la ragazza che tanto amava in quel momento.
Gli pareva quasi di vederla, esattamente come se la ricordava.
Gli occhi celesti, fermi e impassibili.
Il suo sguardo così severo con cui lei scrutava ogni nemico.
Le sue labbra rosse e sempre piegate in uno stupendo sorriso.
Le guance che lui aveva spesso sognato poter raggiungere con la propria mano e accarezzare dolcemente.
E, mentre una singola lacrima gli scivolava lungo la guancia, Ringabel pensò che finalmente erano alla pari.
Nell'altro mondo, lui si era salvato e lei no.
Nell'altro mondo, lui era scappato e lei aveva combattuto fino alla morte.
Nell'altro mondo, lui si era arreso e lei aveva continuato ad avanzare.
Adesso, in questo mondo, le cose si erano capovolte.
E questa era l'unica cosa che gli importava.
La sua missione si poteva considerare completa.

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