Mar. 15th, 2019

QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
Prompt: In fuga (M1)
Fandom: Persona 4 (ambientato in Persona Q)
Personaggi/Coppie: Naoto/Kanji
Numero parole: 1248


Naoto non si era mai sentita così tanto stupida come in quel momento.
Completamente da sola, la detective stava correndo a tutta velocità lungo quei corridoi bui e inquietanti del nuovo labirinto che avevano iniziato ad esplorare poche ore prima, inseguita da quello che era uno degli F. O. E. di quel luogo.
Un F. O. E. molto spaventoso, oltre che forte.
Quel mostro aveva colto lei e gli altri di sorpresa poco tempo prima, quando si trovavano in una stanza che avevano erroneamente reputato sicura.
Nel momento in cui la porta si era spalancata e quella spaventosa bambola era entrata all'interno, erano tutti andati nel panico e qualsiasi strategia d'attacco e di difesa era stata completamente dimenticata.
Ed ecco che ora era lì, a correre in una parte del labirinto che ancora non avevano esplorato, senza sapere minimamente quali pericoli si nascondessero lungo il suo cammino né se la strada che stava seguendo la stesse portando in un vicolo cieco.
Naoto non sapeva neanche da quanto stesse fuggendo a dire la verità.
Non sapeva neanche cosa le fosse passato per la testa quando aveva iniziato a correre, allontanandosi dal resto del gruppo, nonostante Yu e Minato avessero urlato a tutto il gruppo di rimanere compatto e di non disperdersi.
Non era assolutamente da lei commettere un errore simile.
Forse avrebbe dovuto trovare un modo per tornare indietro e ricongiungersi con gli altri...
Proprio quando stava per rallentare il suo passo, la risata infantile della bambola che la stava inseguendo arrivò nuovamente dalle sue spalle e la ragazza non potè far altro che riprendere a correre, con una velocità addirittura maggiore di prima.
Le cose si stavano mettendo male.
Troppo male.
Se sconfiggere quello F. O. E. in gruppo sarebbe stato difficile, farlo da soli era praticamente impossibile.
Sapeva che la situazione non aveva preso una bella piega.
Sapeva che non importava quanto continuasse a correre.
Sapeva che quel mostro l'avrebbe sicuramente raggiunta e lei sarebbe stata costretta a combatterlo.
E sapeva anche che se quello fosse successo, lei non avrebbe avuto scampo.
Oramai non aveva speranze...
E poi la vide. L'uscita. Era vicino all'uscita!
Naoto lasciò andare un piccolo gemito di dolore quando le sue gambe cedettero e lei cadde sul pavimento, colpendo con forza le ginocchia contro il marmo.
Dal calore che si stava adesso sprigionando dal punto che aveva subito l'impatto, la detective sapeva che doveva essersi sicuramente sbucciata, ma, nonostante questo, si alzò in piedi, cominciando nuovamente a correre.
Non poteva arrendersi proprio in quel momento.
Non ora che aveva finalmente quasi raggiunto quella porta tanto agognata.
Ma le sue gambe non erano poi così d'accordo, evidentemente.
La ragazza cadde nuovamente al suolo, il fiato che iniziava a mancarle e la gola che le bruciava per l'aria fredda che fino a quel momento l'aveva attraversata.
Tentò di rialzarsi nuovamente, di tendere una mano verso l'uscita che lei aveva tanto desiderato e che ora si trovava lì, a pochi metri.
Poteva sentire la risata della bambola farsi sempre più vicina.
Presto l'avrebbe raggiunta e lei avrebbe perso qualsiasi possibilità di fuga.
Doveva riuscire a scappare, doveva mettersi in salvo...
Ma non ci riusciva.
Voleva piangere in quel momento, mentre, rannicchiata a terra, non riusciva ad alzarsi.
Niente avrebbe potuto salvarla.
Nessuno sarebbe giunto in suo aiuto.
Era la fine...
Qualcosa l'afferrò per il braccio e la ragazza aprì la bocca, pronta a lanciare un urlo con una voce molto più femminile di quella che era abituata ad usare, ma qualcosa le coprì la bocca, impedendoglielo.
Quando il suo assalitore la tirò a sé, allontanandola dal corridoio principale di quell'ospedale abbandonato, Naoto iniziò a colpirlo, utilizzando tutte le forze che le erano rimaste in un tentativo disperato di liberarsi.
Certo però, non si aspettava che quella bambola potesse avere in realtà un corpo così grosso e muscoloso.
Così come non si immaginava neanche che potesse avere così tanta forza da sollevarla in quel modo.
Ma dopotutto era un F. O. E.
Sarebbe quasi stato strano il contrar-
«Ahia, Naoto! Smettila di dimenarti in questo modo!»
Quelle parole le furono sussurrate vicino all'orecchio e, non appena le sentì, la ragazza smise immediatamente di lottare, lasciandosi andare completamente.
Tentò di dire il nome del ragazzo che le aveva appena parlato e si rese conto solo in quel momento che l'oggetto non identificato che le stava coprendo la bocca era semplicemente la sua mano.
Vedendo che lei si era calmata, Kanji iniziò a lasciare la presa sul suo corpo, tornando però immediatamente a stringerla a sé quando la risata della bambola si fece più vicina.
Naoto sentì nuovamente l'impulso di scappare, di ricominciare a correre.
Dovevano togliersi di lì.
Dovevano assolutamente mettersi in salvo.
Fu in quel momento che vide la bambola attraversare il corridoio, a pochi metri da lei.
Tutta l'ansia che la detective aveva provato fino a quel momento scomparve completamente, quando si rese conto che il F. O. E. aveva continuato a camminare nella stessa direzione, senza voltarsi nel piccolo cunicolo dove si erano nascosti.
Era salva.
Kanji la lasciò andare e solo in quel momento la ragazza lo vide in volto.
Era preoccupato.
Era chiaramente preoccupato.
«Stai bene?– sussurrò e Naoto non poté che arrossire quando notò l'attenzione con cui lui la stava osservando –Ti ha fatto male? È riuscita a colpirti?»
«S-Sto bene.– rispose la detective, la voce molto più roca di quel che si aspettasse –Mi sono solo spaventata. Fortunatamente non è riuscita a raggiungermi, ma lo avrebbe fatto. Ti ringrazio per essere venuto in mio aiuto Kanji-kun.»
Naoto non poté che sorridere leggermente quando le guance del ragazzo si tinsero di un rosso così acceso da essere ben visibile, nonostante il buio di quel luogo.
«F-Figurati, è stato Yu-senpai a dirmi di raggiungerti. Senza di lui non avrei neanche potuto capire dove eri e-ecco...»
La ragazza annuì, continuando a sorridere.
Sapeva che quella era una bugia.
Non che Yu-senpai non tenesse a lei, ovvio; ma faticava a credere che Kanji non sarebbe andata a cercarla anche se non gli fosse stato ordinato.
Lo aveva già fatto così tante volte in passato che la ragazza si meravigliò di non aver pensato al fatto che lui sarebbe venuto a salvarla, ancora una volta.
«M-meglio se torniamo dagli altri adesso!» borbottò lui, voltandole le spalle.
Naoto annuì.
Fu quando tentò di fare un passo in avanti che le sue gambe cedettero nuovamente e lei lasciò andare un piccolo urletto, cadendo in avanti, pronta a cadere per l'ennesima volta al suolo.
Cosa che non accadde, visto che Kanji la afferrò al volo, prima che lei potesse toccare il pavimento.
«Tutto bene...?» le chiese.
La ragazza annuì leggermente.
«S-sono solo stanca.» rispose, cercando di apparire tranquilla come al solito.
Tentò di staccarsi da lui, ma Kanji la strinse con più forza.
«Non sforzarti.»
«Hm?»
«Ho detto che non devi sforzarti.– ripetè lui, una voce ferma che Naoto non gli aveva mai sentito prima –Ti porto io.»
"Cosa?!"
La ragazza aprì la bocca per protestare, ma lui la sollevò da terra prima che lei potesse dire qualunque cosa.
«K-Kanji-kun!»
Kanji non rispose.
Poi, continuando a non proferire parola, iniziò a camminare.
Naoto pensò che avrebbe voluto ma, allo stesso tempo, non provò nemmeno a lamentarsi.
Anzi, anche se molto lentamente, si lasciò andare e portò le sue braccia intorno al suo petto.
E restò così, appoggiata contro il petto del ragazzo, sentendosi per la prima volta al sicuro da quando era entrata in quel buio e spaventoso labirinto.
 

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