Mar. 16th, 2019

Duel

Mar. 16th, 2019 10:48 pm
QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
PROMPT: Scontro
Fandom: Bravely Default
Personaggi: Yew&Janne
Numero parole: 500
Note: raccolta di 5 drabble dipendenti


La prima volta che lui e Janne avevano incrociato le loro spade, in un vero e proprio duello, era stata molti anni prima, quando andavano ancora alle elementari.
Yew ricordava benissimo la sensazione di ammirazione e di stupore che aveva provato quando l'altro ragazzo l'aveva messo facilmente al tappeto, puntandogli il suo fioretto, fin troppo grande per lui al collo.
Come poteva dimenticarselo?
Era stato quello il momento in cui aveva giurato che avrebbe continuato a scontrarsi con quel ragazzo, a cercare ogni giorno di migliorarsi pur di superarlo.
Fu quello il giorno in cui, lui e Janne, divennero compagni.
 
«Sei troppo lento, Yew.»
Quando la spada gli volò via dalla mano destra, il ragazzo portò le mani alle ginocchia, ansimando pesantemente.
«Sei sleale, Janne. Non mi fai mai vincere.» si lamentò, asciugandosi poi il sudore che gli imperlava la fronte.
Erano anni che si allenavano insieme e, tutte le volte, ogni scontro finiva allo stesso modo: quando Yew pensava di aver vinto, Janne riusciva sempre a contrattaccare, mettendolo con le spalle al muro.
Il più grande ridacchiò, tendendogli la mano.
«Continuiamo ad allenarci?»
Yew non rispose. L'unica cosa che fece, fu afferrare la mano che Janne gli aveva teso.
 
Più il tempo passava, più le mosse di Janne si facevano sempre più facili da leggere per Yew.
Non sapeva perché, ma il ragazzo aveva notato che ogni volta che dimostrava al suo amico di essere in grado di aver compreso a pieno uno dei suoi attacchi, lui cambiava immediatamente strategia, mostrandogli così, mano a mano, tutti i suoi assi nella manica.
Non che questo fosse un male.
Erano compagni di squadra.
E niente avrebbe mai cambiato quel fatto.
Quindi sapere tutto l'uno dell'altro poteva solo aiutarli ad andare avanti e a combattere insieme, fianco a fianco, contro ogni nemico...
 
...O forse no.
Yew non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe giunto a quello, a dover scontrarsi realmente contro quello che lui aveva da sempre considerato il suo più fedele amico.
«Prepara la spada, Yew.»
«Non posso, Janne.»
Non sapeva neanche lui quante volte aveva dato quella risposta oramai.
Sapeva che era tutto inutile, che niente avrebbe potuto far desistere quel ragazzo così tanto testardo.
Ma lui non voleva combattere.
Non voleva duellare con il suo migliore amico.
Non voleva rischiare di ucciderlo.
Però, quando Janne lo attaccò per primo, Yew non potè far altro che sguainare la spada.
 
Quello scontro durò molto meno di quelli che fino a quel momento lui era stato abituato a intraprendere con Janne.
In poco tempo, il suo amico era a terra, la spada di Yew piantata nello stomaco.
Era stato facile. Troppo facile.
E tutto questo perché Janne lo aveva solo aiutato, da sempre.
Durante quello scontro, Yew era riuscito a vincere, solo e unicamente perché Janne gli aveva permesso di farlo.
«S-Sei sleale, Janne.» sussurrò, mentre le lacrime iniziavano a scivolargli lungo le guance.
Un piccolo sorriso si formò sulle labbra del suo amico, prima che i suoi occhi si chiudessero.
QUESTA COSA PARTECIPA AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
PROMPT: In fuga
Fandom: Mystic Messenger
Personaggi: Saeran
Numero parole: 580



Saeran sapeva che quella non era assolutamente una buona idea.
 
Correndo tra i cespugli del bosco della montagna in cui si trovava, il bambino non poteva far altro che cercare di arrivare il più lontano possibile, mentre ordinava alle sue gambe di non fermarsi, qualsiasi cosa potesse succedere.
 
Non era la prima volta che ci provava.
 
Oramai conosceva quella parte del bosco a memoria, tante erano state le fughe che aveva tentato.
 
Sapeva perfettamente cosa lo aspettasse in dopo ogni albero, oltre ogni rovo di spine e dietro a qualsiasi masso.
 
Sapeva esattamente quali erano i posti per nascondersi e quali strade prendere per guadagnare terreno sui suoi inseguitori.
 
Ma quello non era un vantaggio.
 
Lo sarebbe stato, certo.
 
Il problema era che anche gli uomini che lo stavano seguendo erano a conosceva della morfologia di quel terreno e, addirittura, sapevano più segreti di lui.
 
Saeran era a conoscenza del fatto che, se solo avessero voluto, avrebbero già potuto raggiungerlo e circondarlo, riportandolo immediatamente in quell'edificio nascosto tra le montagne da cui stava tentando di scappare.
 
Eppure non lo stavano facendo.
 
Non lo facevano mai.
 
Anche se il bambino cercava di ascoltare con più attenzione quello che stava accadendo intorno a lui, nessun rumore sospetto raggiungeva mai le sue orecchie.
 
Nessun frusciò di foglie, niente passi che lo stavano seguendo, niente di niente.
 
Certo, poteva sembrare strano.
 
Non era normale che degli uomini grandi e grossi si lasciassero sfuggire con così facilità un semplice bambino come lui.
 
Chiunque avrebbe pensato che ci fosse un errore, che in realtà la loro difesa non fosse poi così sviluppata come poteva sembrare e che in realtà era davvero possibile fuggire da quell'oscuro e soffocante bosco.
 
Ma Saeran non era così stupido.
 
Aveva imparato sulla sua pelle cosa facevano a chi disubbidiva agli ordini.
 
E lui sapeva che loro sapevano che lui era a conoscenza di ciò.
 
E per questo adesso si trovava lì, al limitare del bosco, la strada che conduceva alla città più vicina a pochi metri da lui.
 
Ma, nonostante la salvezza fosse così vicina da poterne quasi sentire il sapore, Saeran non si mosse.
 
Ricordava bene gli ordini.
 
Gli era stato vietato di uscire dal bosco, qualsiasi cosa accadesse.
 
Mettere un solo piede su quella strada di asfalto avrebbe decretato davvero la partenza degli uomini della sua Salvatrice che non ci avrebbero messo nulla a raggiungerlo e a riportarlo all'edificio che era stato la sua casa e la sua prigione fino a quel momento.
 
E questo fatto lo spaventava, lo terrorizzava così tanto da gelargli completamente il sangue.
 
Non era pronto.
 
Non era pronto a subire nuovamente quel trattamento così doloroso che la sua Salvatrice continuava ad attuare su tutti coloro che perdevano la "retta via".
 
Non era assolutamente pronto a soffrire.
 
...e quindi non era neanche pronto a scappare, così come non lo era mai stato tutte le volte precedenti in cui ci aveva provato.
 
Saeran lanciò un ultimo sguardo all'asfalto davanti a sé, mentre il sorriso che si era formato poco prima sul suo volto scompariva completamente.
 
Gli sembrava quasi di vederla quella libertà che tanto desiderava e che comunque non riusciva a raggiungere.
 
Gli sembrava quasi di poterla toccare, se solo avesse allungato una mano.
 
E desiderava farlo, certo che desiderava farlo.
 
Ma non lo fece.
 
E, dopo aver lanciato un ultimo sguardo malinconico a quella strada, Saeran si voltò, tornando a fronteggiare il bosco da cui poco prima stava fuggendo e cominciando, lentamente, a tornare indietro.

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