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Fandom: Persona 4
Personaggi: Naoto Shirogane, Kanji Tatsumi
Prompt: M1 – colpo di scena
Note: One shot
Parole: 1440
Tic-tac. Tic-tac.
Naoto guardava le lancette dell'orologio muoversi lentamente, da ormai dieci minuti, senza niente da fare.
Erano le 21:50 e lei non aveva neanche cenato.
La ragazza sbuffò, spostando finalmente lo sguardo dall'oggetto che l'aveva ipnotizzata fino a quel momento e posandolo in ogni angolo della stanza.
La libreria era perfetta, ogni libro era stato inserito al suo posto in ordine per autore.
Le mensole erano state spolverate e i vasi sistemati.
Le lampadine erano state cambiate e i lampadari accuratamente puliti.
Il tappeto era stato lavato, così come i numerosi arazzi appesi alla parete.
Ogni angolo della Magione era in perfette condizioni, senza neanche un grammo di polvere che lo ricoprisse.
E questo voleva dire che Naoto non aveva davvero più niente a cui pensare.
La ragazza si lasciò andare sulla poltrona del salotto, la noia che aveva ormai preso il sopravvento da più di qualche ora.
Non era assolutamente abituata ad avere "un giorno libero".
Certo, spesso si era ripromessa di prendersi una vacanza dai suoi casi.
Ma mai si sarebbe aspettata di non venir contattata da nessuno per più di una settimana.
E adesso, con i suoi senpai che si stavano preparando per gli esami di ammissione all'università, Rise impegnata con il suo tour e Kanji occupato con le numerose commissioni del suo lavoro, la detective aveva deciso di tornare alla Magione degli Shirogane, convinta di poter dare una mano a suo nonno... che invece era partito per un caso a Sapporo. Con il loro assistente. Senza dirle assolutamente niente.
Così Naoto si era ritrovata completamente sola, in una casa grande quasi quanto il Junes di Inaba, dove l'unico passatempo che aveva trovato era stato quello di pulire ogni angolo, senza che niente di così tanto eccitante accadesse.
"Non pregherò mai più per una vacanza in vita mia."
... e con questo pensiero fisso in testa da circa tre giorni.
I rintocchi dell'orologio a pendolo attirarono la sua attenzione e, non appena si rese conto di che ora era, il suo stomaco emise un leggero brontolio.
Dopo aver trovato una forza che non credeva d’avere, la ragazza si alzò finalmente dalla poltrona, andando verso la cucina.
Doveva mangiare qualcosa.
Quello l’avrebbe fatta sicuramente stare meglio e, forse, le avrebbe anche finalmente dato la possibilità di distrarsi e allontanare la noia, anche se solo per pochi minuti.
Una volta arrivata in cucina, Naoto aprì il frigorifero e non potè fare a meno di lasciare andare un piccolo singhiozzo frustrato quando vide che a salutarla c'erano sempre i cibi precotti che aveva comprato qualche giorno prima, quando, dopo aver scoperto che nessuno si trovava in quella casa, si era diretta al Junes per fare provviste.
Dopotutto cucinare non era mai stato il suo forte né, in realtà, aveva mai avuto tempo di imparare fino a quel momento.
L'unica cosa che era in grado di fare erano le uova sode. Peccato che a lei non piacessero neanche un po'.
La detective stava per chiudere il frigorifero e andare direttamente a letto, senza neanche mangiare, quando il suo stomaco emise un altro, flebile gorgoglio.
...
“Domani ordino qualcosa da asporto.”
Mentre quel pensiero (che già aveva avuto nei due giorni precedenti) si dipingeva nella sua mente, Naoto afferrò la prima confezione di curry precotto che le capitò sotto mano e si mise a leggere le istruzioni su come prepararlo.
E fu in quel momento che qualcosa di strano accadde.
Il suo istinto da detective si fece strada dentro di lei, mandandole un chiaro segnale, e i movimenti della ragazza si bloccarono.
Poteva percepirlo.
C'era qualcuno.
Un fruscio attirò la sua attenzione e Naoto alzò di scatto lo sguardo, puntandolo immediatamente sulla porta a vetri che si trovava in cucina.
Possibile che suo nonno fosse tornato?
La ragazza si mosse verso il vetro, quando il suo corpo si bloccò.
No, era impossibile.
Suo nonno le aveva detto che non sarebbe tornato prima di due giorni dopo.
In più, non aveva sentito la sua macchina.
Doveva solo esserselo immaginat–
Naoto drizzò le orecchie, quando anche un rumore sospetto di passi provenne dall'esterno della Magione.
No.
Qualcuno era lì.
Ne era certa.
Non era la prima volta che dei ladri provavano a entrare in quella casa.
Dopotutto, chiunque sarebbe stato interessato ai tanti pezzi da collezione di suo nonno, così come ai numerosi quadri costosi che tappezzavano tutti i corridoi della villa.
E adesso che lei si trovava sola in quella casa...
...era davvero un bersaglio facile.
Naoto portò una mano al suo fianco, sentendo il sangue gelarsi nelle sue vene quando non percepì il volume della sua pistola.
Si maledì interiormente quando si rese conto di averla lasciata al piano di sopra, nella sua stanza, quella mattina.
Cosa doveva fare?
Correre a recuperarla il prima possibile per poterla usare contro il presunto nemico?
Non c'era tempo per quello.
La ragazza si guardò intorno, cercando qualcosa che potesse essere usato come arma.
Poi i suoi occhi si posarono sull'utensile alla sua destra.
Ok, poteva funzionare.
"No, non può funzionare."
Quel pensiero si mostrò immediatamente nella sua testa, quando Naoto aveva messo piede nel giardino della Magione, con il manico della grossa padella stretto tra le sue mani.
La sicurezza di poco prima era completamente sparita e la ragazza si trovava adesso in una situazione di simil-panico, con il vento freddo che continuava a farla rabbrividire ad ogni passo.
Ma, nonostante questo, non tornò indietro.
La detective che era in lei non le avrebbe mai perdonato un simile atto di codardia e, quindi, Naoto continuò ad avanzare nel buio del giardino, stando ben attenta a non emettere alcun rumore.
Non poteva sapere dove fosse il ladro in quel momento.
Non poteva neanche sapere se quell'uomo non avesse un'arma con sé.
Doveva mantenere la massima attenzione e cautela, solo così sarebbe potuta uscire vittoriosa da quell'inevitabile scontro.
Quando i battiti del suo cuore si fecero così tanto forti da poter essere uditi dall'esterno, la ragazza bloccò un attimo i suoi passi e si nascose dietro uno dei tanti alberi che si trovavano nel giardino, cercando di calmarsi.
Non aveva niente da temere.
Aveva un vantaggio non da poco.
Fin dalla sua nascita, infatti, Naoto aveva fin troppo spesso corso da una parte all'altra della Magione.
Non c'era un singolo metro quadrato che lei non avesse analizzato da cima a fondo, con lo spirito critico di una vera e propria detective.
Conosceva quel luogo come se fossero state le sue tasche e, quindi, era anche a conoscenza di tutti i possibili pertugi in cui nascondersi o da cui attaccare.
Nessun altro aveva una conoscenza così accurata sulla villa e sul suo giardino, neanche il suo stesso nonno.
Di conseguenza, lei poteva battere chiunque, lì dentro.
Doveva solo darsi una calmat–
Un altro, inconfondibile fruscio arrivò alle sue orecchie e Naoto si bloccò immediatamente dietro l'albero a cui si trovava.
Era lì vicino, poteva sentirlo.
Quella era la sua occasione per metterlo k.o.
Stringendo il manico della padella con forza nella sua mano destra, la ragazza si sporse leggermente da dietro l'albero, per avere una visione migliore del giardino.
Nonostante il luogo fosse completamente avvolto dalle tenebre, Naoto riusciva chiaramente a distinguere tutte le figure che si trovavano lì: l'altalena che suo nonno aveva fatto installare, quando era piccola; il tavolo in pietra; la piccola fontana per uccellini, poco lontano...
...ma non c'era altro.
Non vi era alcuna traccia di una persona.
La ragazza stava quasi per rilasciare la tensione sui suoi muscoli quando sentì qualcosa toccarle la spalla.
Naoto si voltò di scatto, lasciando andare un urletto sorpreso quando si trovò davanti a lei la massiccia figura di un uomo.
Tutta la parte razionale del suo cervello si oscurò completamente, lasciando che la parte emotiva prendesse il sopravvento.
Dang.
Senza pensarci due volte la detective lo colpì alla testa con la padella che teneva nelle mani.
L'uomo cadde all'indietro, sull'erba del giardino, con un tonfo sordo.
La ragazza si portò una mano al petto, cercando di calmare il cuore che continuava a batterle con forza.
Ce l'aveva fatta.
Aveva vinto.
Ora doveva solo chiamare la polizia e spiegare quanto era accaduto.
Fu in quel momento che un dettaglio saltò ai suoi occhi.
L'uomo che aveva appena messo k.o. indossava un giubbotto a lei familiare.
Lo aveva già visto prima, così come aveva già visto le sue scarpe, la sciarpa che portava intorno al collo e...
...e il suo viso.
Il sangue di Naoto si gelò nuovamente nelle vene, nel momento in cui si rese conto che il ragazzo disteso a terra non era un ladro.
Non era neanche qualcuno che lei non conosceva.
Era Kanji Tatsumi.