QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T9 INDETTO DA LANDE DI FANDOM
Prompt: Dimenticarsi di qualcosa/qualcuno
Numero parole: 1124
Fandom: Persona 4
Prompt: Dimenticarsi di qualcosa/qualcuno
Numero parole: 1124
Fandom: Persona 4
Personaggi/Coppie: Kanji/Naoto
Naoto non aveva mai dimenticato qualcosa prima di allora.
Naoto non aveva mai dimenticato qualcosa prima di allora.
Aveva sempre avuto tutto sotto controllo, fin da quando era piccola.
Era una delle sue qualità dopotutto, così come le aveva sempre ricordato suo nonno.
Eppure adesso era veramente in una situazione critica.
La ragazza sospirò, seguendo con lo sguardo la pioggia che continuava a scendere con grande velocità oltre l'ingresso aperto della scuola.
Possibile che tra tutto quello che si potesse dimenticare quel giorno, doveva aver lasciato a casa proprio il suo ombrello?
Naoto aveva passato l’ultima a mezzora a valutare cosa avrebbe potuto fare.
Opzione numero uno: correre sotto la pioggia, incurante del fatto che ci fosse in atto un vero e proprio acquazzone, potente anche per essere la città di Inaba.
Dopo aver visto il modo in cui un'altra ragazza era stata immediatamente bagnata da capo a piedi non appena aveva messo piede fuori dalla scuola e avendo notato che l'acqua avrebbe reso fin troppo trasparente la camicia bianca che stava indossando, quella prima opzione fu depennata dalla lista.
Opzione numero due: rubare uno degli ombrelli che si trovavano all'ingresso o chiedere a qualcuno di prestargliene uno.
Anche quest'idea fu immediatamente cancellata dalla sua testa non appena le era venuta in mente; in primis, Naoto non era una ladra e, in secondo luogo, non era rimasto più nessuno nel luogo in cui si trovava al momento quindi, anche volendo, non avrebbe potuto chiedere a qualcuno di dividere il suo ombrello con lei.
Opzione numero tre: aspettare che l'acquazzone finisse.
Nonostante quella fosse l'opzione più noiosa delle tre, Naoto aveva pensato che era anche la migliore.
Per questo la detective si trovava adesso all'entrata della scuola, la schiena poggiata contro il lato degli armadietti che vi erano all'ingresso e gli occhi puntati verso l'esterno, nella minima speranza che la pioggia smettesse da un momento all'altro.
Non che ci fossero poi tante probabilità che quello avvenisse.
La ragazza aveva passato abbastanza tempo a Inaba per rendersi conto che quando in quel luogo iniziava a piovere, era raro che smettesse prima di qualche ora.
Naoto sospirò, pentendosi amaramente di non aver accettato l'invito di Rise, quando questa le aveva proposto di uscire con lei quel pomeriggio, e invece aveva deciso di rimanere a scuola, per poter parlare con il suo coordinatore di classe.
Probabilmente in quel momento si sarebbe trovata in una delle caffetterie che da sempre aveva cercato di evitare, insieme a una delle ragazze più insistenti che conosceva e che le avrebbe posto le domande più strane e imbarazzanti che potesse ricevere in tutta la sua vita, così come faceva sempre ogni volta che rimanevano da sole...
No, forse, non si pentiva così tanto di aver declinato quell'invito.
La ragazza lanciò uno sguardo all'orologio.
Le 6.
Erano ormai due ore che aspettava che la pioggia cessasse.
Forse avrebbe dovuto rivalutare la prima opzione...
«Naoto?»
La ragazza sussultò quando una voce a lei familiare le arrivò dalle spalle.
Si voltò di scatto, incontrando lo sguardo di un ragazzo che conosceva fin troppo bene.
«Kanji-kun?»
Kanji le mostrò un'espressione interdetta.
«Cosa ci fai ancora qui?» le domandò, poggiando il braccio sull'armadietto.
Naoto aprì la bocca per rispondere, ma rimase in silenzio.
Non le andava molto a genio dover ammettere che lei, Naoto Shirogane, avesse dimenticato qualcosa di così importante come il suo ombrello, soprattutto dopo che Rise li aveva più volte messi in guardia per il tempo di quei giorni.
«Potrei farti la stessa domanda.» rispose, cercando di cambiare argomento.
Stranamente, le guance del ragazzo si tinsero di rosso.
Oh, perfetto.
Doveva anche lui essersi dimenticato l'om-
«Ecco... ho aiutato il club di cucito con un progetto a cui stanno lavorando da un po'...» bisbigliò il ragazzo, passandosi una mano dietro al collo.
Naoto elaborò quell'informazione, restando in silenzio per un secondo.
Non era una cosa poi così strana in realtà.
La ragazza sapeva che Kanji era davvero bravo a cucire, fin da quando era entrata nel team.
Non le pareva neanche poi così assurdo che il ragazzo si fosse offerto di aiutare qualcuno.
Anche se non lo conosceva da così tanto tempo, Naoto sapeva che in realtà era molto gentile.
No, la cosa che l'aveva completamente mandata in tilt era l'oggetto che Kanji stringeva nella mano sinistra.
Un ombrello.
Kanji Tatsumi, colui che più spesso si dimenticava anche i piani che elaboravano per attaccare le Shadow, si era ricordato di portare un ombrello.
E lei, che ricordava a memoria qualsiasi cosa avesse letto, visto o anche solo sentito dire, no.
Questo si che era imbarazzante.
Ma allo stesso tempo poteva essere la sua ancora di salvezza.
«Allora… allora io vado.» si affrettò ad aggiungere il ragazzo, notando che la detective non accennava a rispondergli.
Naoto non sapeva bene cosa fare.
Avrebbe davvero voluto chiedergli di dividere con lei il suo ombrello, ma allo stesso tempo trovava quella richiesta fin troppo imbarazzante.
Dopotutto sarebbero stati loro due, da soli, vicini a quel modo…
La ragazza abbassò lo sguardo, sentendo le guance che iniziavano lentamente ad andarle a fuoco.
No, la terza opzione restava la migliore.
Sarebbe rimasta lì, ad aspettare che quell’acquazzone finisse.
Sì, era sicuramente la scelta perfetta–
Quando un tuono cadde al suolo, Naoto afferrò di istinto il braccio di Kanji, fermandolo prima che lui potesse uscire dalla scuola.
«Naoto?»
«Per favore, possiamo dividere l’ombrello?»
Quelle parole uscirono dalle sue labbra prima ancora che lei riuscisse a fermarle.
Ora sì che provava imbarazzo.
Non solo aveva appena ammesso di aver dimenticato il proprio ombrello a casa, ma aveva anche fatto intendere che i fulmini la spaventassero.
No, forse non era tutto perduto.
Forse Kanji non aveva capito quella seconda part-
Un altro tuono cadde al suolo e Naoto sussultò visivamente, stringendo con più forza il braccio del ragazzo.
Dannazione.
Ora sì che l’avrebbe presa in giro...
«Certo, Naoto.»
La ragazza alzò immediatamente lo sguardo.
Kanji aveva pronunciato quella frase con una voce leggermente più imbarazzata e tremante del solito ma, nonostante questo, sul suo viso si era formato un piccolo sorriso.
«Vieni, ti accompagno a casa.» aggiunse poi, dirigendosi all’esterno e aprendo l’ombrello.
Di fronte a quel gesto, Naoto non poté far altro che sorridere.
Era stata una stupida.
Sapeva che Kanji non l’avrebbe mai giudicata, né per la sua dimenticanza, né per la sua paura.
Cosa è che l’aveva fatta pensare tanto fino ad allora?
«Ti ringrazio Kanji-kun.– rispose, raggiungendolo e inserendosi sotto l’ombrello –La prossima volta ricambierò il favore.»
«Sempre se non dimenticherai di nuovo l’ombrello.»
…
Nonostante le guance le si fossero tinte di rosso, Naoto decise di ignorare quel commento sarcastico e si avvicinò maggiormente al ragazzo che, così come aveva promesso, l’accompagnò fino al suo appartamento, nonostante questo si trovasse dall’altra parte della città rispetto alla sua abitazione.